La Sicilia Provincia dell’Impero

A differenza del confine amministrativo interno, quello sul Siculum Fretum (lo Stretto di Messina) era un vero e proprio confine politico, ancorché interno allo Stato romano.

La Sicilia fu per la prima volta nella sua storia laboratorio politico. La formula della “Provincia”, infatti,

una volta brevettata per la Sicilia, sarebbe stata usata di lí a poco per la “Sardinia et Corsica” e via via per gli altri possedimenti romani, sino a diventare il modo normale per organizzare le conquiste di una formazione politica dai confini sempre piú ampi.

Diverso era stato per l’Italia. Questa era stata associata a Roma in una Confederazione con vincoli differenziati e complicatissimi, diversi da città a città. Con il noto Divide et impera ad alcuni municipi era stata data la piena cittadinanza romana, ad altri quella “latina” (una sorta di cittadinanza di serie B), ad altri ancora un vincolo “federale”, in pratica un’alleanza stabile come quelle che la stessa città di Roma concludeva con città e stati fuori dalla Penisola: Messina, Marsiglia, Atene, per fare solo tre famosi esempi.

Se già nell’antichità greca la distinzione tra Italia e Sicilia, e tra Italioti e Sicelioti, era stata netta e politica, non certo solo geografica, ma pur sempre nel quadro di una sicura comunanza culturale, in epoca romana la frattura tra Sicilia e Italia è totale: lo Stretto di Messina segnava a Sud, come il Rubicone e l’Arno a Nord, lo spartiacque tra dominatori e dominati.

Nel tempo queste differenze però andarono sfumando.

Ennesimo attacco della Rai alla Sicilia: Giletti fa cattivo giornalismo e demagogia

Ci risiamo. Dopo il caso Panella, Rai 1 torna ad attaccare strumentalmente e infondatamente la Sicilia. Questa volta protagonista è Massimo Giletti, conduttore de l’Arena, che nel corso della sua trasmissione, confondendo capre e cavoli, attribuisce ai dirigenti regionali siciliani responsabilità che non hanno in tema di autostrade che crollano e treni che non ci sono.

Gli avvoltoi di Equitalia svolazzano sulla Sicilia

 

Non contento di aver regalato miliardi allo Stato italiano, il più servile e fantoccio dei governi regionali oggi regala all’Italia, anzi alla tristemente nota Equitalia, l’ultimo polmone finanziario della Sicilia: Riscossione Sicilia. In questo il duo Crocetta-Baccei pare sia spalleggiato da una maggioranza trasversale che passa anche dall’opposizione (finta) di Forza Italia,

Droni armati da Sigonella: smilitarizziamo la Sicilia

Ci risiamo! Come nella sciagurata guerra-lampo che ha rovesciato Gheddafi (uno scellerato dittatore, beninteso, ma non ci convince mai l’esportazione “pelosa” della democrazia, anche perché dovremmo farlo dappertutto, a cominciare dai nostri “amici”), la Sicilia diventa base logistica per le guerre imperiali della decadente NATO, questa volta con il pretesto della lotta all’ISIS.

Renzi abolisce le banche cooperative e si prende quelle siciliane

 

Il regime è una cosa seria e, passo dopo passo, si consolida. Il regime non si accontenta di togliere le libertà politiche e di controllare l’informazione. La cosa più importante è quella di mettere le mani nelle tasche del popolo, prendere il controllo economico della società e impedire che qualunque forza economica nuova possa sostituirsi al regime.

Renzi, dopo avere “privatizzato” le banche cooperative maggiori,

Per la Sicilia una Finanziaria da paese militarmente occupato

 

Un’Assemblea di servi, o almeno una maggioranza di servi, sta approvando, sotto la dettatura (e la dittatura) di un ragioniere inviato da Roma, una finanziaria di occupazione militare. Una finanziaria da spettri greci. Dove, al posto della Trojka, c’è l’occupante italiano, ormai sfacciatamente paese nemico, che ORDINA la recessione per mezzo di mezzo miliardo di tagli alla già esangue economia siciliana.

Iscrizioni

L’iscrizione al Movimento Siciliani Liberi si distingue in due qualifiche: SOCIO ORDINARIO SOCIO SOSTENITORE Il SOCIO ORDINARIO è colui che intende partecipare attivamente alla vita del Movimento e che come tale può ricoprire incarichi interni al Movimento; può partecipare a tutte le iniziative ed attività istituzionalmente riservate in favore dei soci. Esso si impegna a sottoscrivere … Continue reading “Iscrizioni”

Le antichissime lingue di Sicilia

                                                                                  
12669343 233961953604645 1029250526 oLe prime testimonianze storiografiche attendibili che parlano della Sicilia prima dei Greci le dobbiamo proprio ai Greci stessi, ed in particolare a Tucidide, storico scrupolosissimo, il quale ci dice che, a parte i Fenici o Cartaginesi che contendevano le coste ai Greci, le popolazioni autoctone dell’Isola erano tre: la più numerosa era quella dei Siculi che abitavano la Sicilia dal Salso verso est, che sarebbero venuti nell’Isola circa trecento anni prima dei Greci (e quindi alla fine dell’XI secolo, intorno al 1000 a.C). Ad ovest del Salso erano i Sicani. Nell’estremo nord-ovest, essenzialmente nelle città-stato di Segesta ed Erice, trovavamo infine gli Elimi. Sulla venuta dei due Popoli più antichi le memorie storiche degeneravano nella leggenda: più tardi sarebbero arrivati gli Elimi, venuti dall’Asia Minore, e in particolare da Troia, dopo la sua distruzione (e quindi intorno al XII secolo a.C), mentre i Sicani sarebbero ancora più remoti, e addirittura con più di una leggenda sul loro insediamento: una remotissima dalla Spagna, un’altra, un po’ meno antica, dai Liguri d’Italia.

Ancor prima di questi popoli, tutto sommato attestati storicamente, si affonda nella mitologia pura, che favoleggiava di popoli poi estinti misteriosamente: i feroci Lestrigoni, e, ancor prima, i mostruosi Ciclopi.

Perché perdere tempo con le antiche favole greche? Perché dietro queste storie, e sempre più man mano che ci si avvicina ai loro tempi, si scorgono tracce di verità storiche tramandate a voce e pertanto alterate dalla fantasia. La ricerca archeologica più recente, per esempio, ha accertato come vera la notizia sull’insediamento dei Siculi, anche sull’epoca indicata da Tucidide, mentre più confusi, ma non del tutto inventati, appaiono i riferimenti per gli altri due popoli.

L’insularità e la Sicilia: un’occasione per un grande progetto?

                                                                                    

Noi non crediamo in questa “Europa delle banche” e non ne facciamo mistero. Non crediamo che un’Europa che, dopo aver inserito i diritti speciali per le regioni insulari nel lontano Trattato di Amsterdam (1997), si accorge solo oggi che la Sicilia è un’isola. La portata pratica del riconoscimento di oggi è poi praticamente nulla. E’ solo una petizione di principio, un riconoscimento, che arriva dovuto ma tardivo.