La boutade di Faraone sui musei: ma lo sa di cosa parla?

 

Il sottosegretario renziano la spara grossa sui musei siciliani proponendo concorsi internazionali. Bene. Ma, forse, prima si dovrebbe risolvere questioni ‘locali’ di cui il suo partito è grande esperto: dalle raccomandazioni per chi li dirige a quel patto scellerato tra politica e sindacati che li tiene chiusi, fino al blocco dei servizi aggiuntivi. Onorevole, ci faccia il piacere: parli di cose concrete ed eviti la propaganda altisonante…

Lingua e letteratura greca di Sicilia (II parte)

L’età ellenistica:

A differenza della Grecia propria e dell’Oriente la Sicilia non conobbe un vero e proprio Ellenismo dal III secolo a. C. in poi: mancavano le grandi monarchie assolute (quelle siciliane erano sempre un po’ “repubblicane”), restava la forte autonomia delle città-stato; in una parola la Sicilia si attardava sul classicismo e, non ultimo, fu tra le prime zone elleniche ad essere conquistata da Roma. Tuttavia in questo periodo si ricordano ancora figure importantissime per la storia della cultura mondiale: commediografi, come Apollodoro di Gela, poeti come Teocrito, eruditi poeti/filologi come Mosco, storici/utopisti politici come Evemero di Messina, e scienziati come il grandissimo Archimede, con il quale la Civiltà siceliota – per così dire – chiude nel più glorioso dei modi.

Teocrito, in particolare, vissuto tra il 305 e il 250 a.C. circa, fu l’inventore dell’Idillio o poesia arcadica, o bucolica. Nacque a Siracusa dove arrivò ad operare alla corte dell’ultimo grande re siceliota, Ierone II; poi si trasferì nella raffinata Alessandria d’Egitto, sotto la protezione dei re Tolomei, e infine nell’isola di Cos, dove morì. Di lui ci è pervenuto un corpus di poesie, 30 in tutto, ma sono noti altri titoli oggi andati perduti. Le sue poesie, che poi avrebbero fatto scuola nei secoli, dal poeta latino Virgilio fino alla moda dell’Arcadia nel XVIII secolo, descrivono ambienti pastorali ed agresti, immersi in una natura incontaminata, in cui personaggi mitologici, alcuni dei quali poi ricorrenti nei nomi, quali Tirsi o Dafne, vivono in un mondo semplice, poetando d’amore, spensierati. Non mancano talvolta in questi componimenti, pur un po’ devianti sul cliché della vita pastorale, spunti di vera lirica, descrivendo paesaggi in cui l’anima si rifugia libera, quasi come in un sogno. Fu anche grande cantore, più di altri contemporanei, dell’amore, in particolare di quello infelice e non corrisposto.

LA SICILIA AI SICILIANI di Antonio Canepa

Testo Tratto dall’opuscolo di Antonio Canepa pubblicato clandestinamente in capitoli staccati a Catania, alla fine del 1942. Riunito in volume nel 1943 e distribuito alla macchia. L’edizione del 1942 era firmata “Mario Turri” Che cosa ci insegna la geografia e Che cosa ci insegna la storia La Sicilia è un’isola. Da ogni parte la circonda il mare. Dio … Continue reading “LA SICILIA AI SICILIANI di Antonio Canepa”

Lingua e letteratura greca di Sicilia (I parte)

Le origini:

Il greco, come lingua, fu portato in Sicilia dai primi coloni che arrivarono qui nell’VIII secolo a. C. Da allora la Sicilia cominciò a parlare e scrivere in greco per secoli. La letteratura greca di Sicilia abbraccia un arco di tempo lunghissimo, arrivando ad estinguersi soltanto verso la fine del Medio Evo.

I greci di Sicilia non erano colonizzatori nel senso che sottomettevano le popolazioni originarie ad un dominio straniero. Lo erano nel senso che si stabilivano in Sicilia con le famiglie al seguito e si fondevano, più o meno pacificamente, con gli antichi abitanti dell’Isola.

Quando sbarcarono nell’Isola i Greci vennero con i loro dialetti. La maggior parte di loro, quelli di Siracusa, di Agrigento, di Imera, parlavano il dialetto dorico, lo stesso parlato dagli Spartani e dai popoli del Peloponneso; alcune colonie, invece, soprattutto nella parte nord-orientale dell’Isola, parlavano il dialetto ionico (Messina, Naxos, Catania), lo stesso che si parlava in gran parte delle raffinate colonie greche dell’Asia Minore (Mileto, Efeso) e praticamente lo stesso che si parlava nella stessa Atene. In breve tempo, visto che Siracusa era la capitale della Sicilia greca e Agrigento comunque la seconda città, il dialetto dorico prevalse (al contrario di quello che sarebbe successo in Grecia, dove prevalse quello ionico-attico) facendo sparire l’altro.

Energia, risparmi per 600 milioni: il nuovo cavo sotto lo Stretto taglia la bolletta all’Italia

sub cavo

L’Italia “risparmia 600 milioni con l’energia rinnovabile siciliana grazie al nuovo cavo sottomarino tra Sicilia e Calabria”. Non lo dico io, eversivo sicilianista, ma La Repubblica. Energia rinnovabile che oggi, secondo l’articolo, viene “buttata” perché la nostra rete elettrica non sarebbe in grado di “gestirla”. Che vuol dire? Ve lo traduco.

Gli eroi siciliani della legalità !

 

I nostri due eroi

Oggi è il 23 maggio ed il pensiero non può non andare a quel sabato del 1992 quando il tritolo ha squarciato le anime dei giusti e i corpi di Govanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Ogni evento, ogni manifestazione che oggi si fa per ricordarne il sacrificio è doveroso ed utile perché aiuta a mantenere la loro memoria ed esaltare i valori per i quali sono morti e a farli conoscere a coloro che per età non hanno vissuto quella terribile stagione.