In fumo sotto i nostri occhi il nostro patrimonio più grande

 

 

Non ci sono parole per esprimere l’amarezza che abbiamo provato ieri nel vedere andare in fumo pezzi così importanti per il nostro territorio. Non sono solo i rischi per le persone, pure gravissimi, a preoccuparci, ma i danni permanenti che questi incendi causano. Ad ogni incendio di questi diventiamo più poveri, più poveri per sempre della più importante delle nostre risorse. Il territorio sta a una nazione come il corpo sta a una persona. Se ti rubano 100 euro puoi rimediare, se ti spezzano una gamba non sempre.

Assemblea cittadina in vista delle prossime amministrative.

Venerdì 24 Giugno dalle ore 17:00 alle ore 19:00 – Palazzo Pantelleria-Varvaro Piazza Giovanni Meli 5, Palermo Assemblea cittadina di presentazione del Movimento politico Siciliani Liberi, in vista delle prossime amministrative. C’è speranza, la città può rinascere più bella di com’era prima del 1860. Bisogna che lo capiscano gli imprenditori di oggi, in primo luogo.

Lingua e letteratura siciliana greca (III parte)

L’età saracena:

Durante l’invasione saracena la letteratura greca si restringe e decade man mano che gli arabi avanzano. Nelle terre da loro conquistate il greco è ancora la lingua liturgica dei cristiani sottomessi, mentre – come lingua parlata – si divideva il campo al solito con quella di ceppo latino. È probabile che questa parte di popolazione, concentrata di più nel Val di Mazara, si sia convertita più ampiamente all’Islam di quella greca.

Sta di fatto che la presenza di comunità di lingua greca nella parte occidentale dell’Isola sia quasi sparita, tranne a Palermo, dove la lingua greca era ancora parlata alla venuta dei Normanni da parte di una piccola comunità. Più cospicua la comunità dei greco-siculi in Val di Noto, ma ancor di più in Val Demone, dove si rifugiarono in gran parte i cristiani dell’isola. I nomi, le iscrizioni sopravvissute, ogni reperto di quell’epoca, ci parla di un mondo che parlava greco quando ormai i legami con l’Impero Romano d’Oriente si erano troncati, segno di una vitalità propria di questa lingua, almeno in una parte del Popolo siciliano.

Forte in quegli anni è l’esodo di Siciliani, di ogni lingua, verso le terre dell’Impero bizantino, ma soprattutto verso la Calabria e il Salento, che videro rafforzare i legami già forti con la Sicilia, sia per l’afflusso di elementi che parlavano il più antico Siciliano, sia per la componente propriamente greca, che in Calabria addirittura appare ora prevalere su quella latina.

La boutade di Faraone sui musei: ma lo sa di cosa parla?

 

Il sottosegretario renziano la spara grossa sui musei siciliani proponendo concorsi internazionali. Bene. Ma, forse, prima si dovrebbe risolvere questioni ‘locali’ di cui il suo partito è grande esperto: dalle raccomandazioni per chi li dirige a quel patto scellerato tra politica e sindacati che li tiene chiusi, fino al blocco dei servizi aggiuntivi. Onorevole, ci faccia il piacere: parli di cose concrete ed eviti la propaganda altisonante…

Lingua e letteratura greca di Sicilia (II parte)

L’età ellenistica:

A differenza della Grecia propria e dell’Oriente la Sicilia non conobbe un vero e proprio Ellenismo dal III secolo a. C. in poi: mancavano le grandi monarchie assolute (quelle siciliane erano sempre un po’ “repubblicane”), restava la forte autonomia delle città-stato; in una parola la Sicilia si attardava sul classicismo e, non ultimo, fu tra le prime zone elleniche ad essere conquistata da Roma. Tuttavia in questo periodo si ricordano ancora figure importantissime per la storia della cultura mondiale: commediografi, come Apollodoro di Gela, poeti come Teocrito, eruditi poeti/filologi come Mosco, storici/utopisti politici come Evemero di Messina, e scienziati come il grandissimo Archimede, con il quale la Civiltà siceliota – per così dire – chiude nel più glorioso dei modi.

Teocrito, in particolare, vissuto tra il 305 e il 250 a.C. circa, fu l’inventore dell’Idillio o poesia arcadica, o bucolica. Nacque a Siracusa dove arrivò ad operare alla corte dell’ultimo grande re siceliota, Ierone II; poi si trasferì nella raffinata Alessandria d’Egitto, sotto la protezione dei re Tolomei, e infine nell’isola di Cos, dove morì. Di lui ci è pervenuto un corpus di poesie, 30 in tutto, ma sono noti altri titoli oggi andati perduti. Le sue poesie, che poi avrebbero fatto scuola nei secoli, dal poeta latino Virgilio fino alla moda dell’Arcadia nel XVIII secolo, descrivono ambienti pastorali ed agresti, immersi in una natura incontaminata, in cui personaggi mitologici, alcuni dei quali poi ricorrenti nei nomi, quali Tirsi o Dafne, vivono in un mondo semplice, poetando d’amore, spensierati. Non mancano talvolta in questi componimenti, pur un po’ devianti sul cliché della vita pastorale, spunti di vera lirica, descrivendo paesaggi in cui l’anima si rifugia libera, quasi come in un sogno. Fu anche grande cantore, più di altri contemporanei, dell’amore, in particolare di quello infelice e non corrisposto.

LA SICILIA AI SICILIANI di Antonio Canepa

Testo Tratto dall’opuscolo di Antonio Canepa pubblicato clandestinamente in capitoli staccati a Catania, alla fine del 1942. Riunito in volume nel 1943 e distribuito alla macchia. L’edizione del 1942 era firmata “Mario Turri” Che cosa ci insegna la geografia e Che cosa ci insegna la storia La Sicilia è un’isola. Da ogni parte la circonda il mare. Dio … Continue reading “LA SICILIA AI SICILIANI di Antonio Canepa”