Gioco delle parti sulla pelle dei Siciliani, fatto di incompetenze e di scelte irresponsabili, ma anche e soprattutto di interessi sporchi, più sporchi dell’immondizia. Vi spieghiamo perché… Ma c’è una speranza: l’esempio di Zafferana Etnea
Lingua e letteratura araba di Sicilia (e delle altre lingue semitiche)
Le lingue semitiche in Sicilia prima degli Arabi:
Come è noto l’arabo giunse in Sicilia sull’onda dell’invasione saracena, iniziata a Mazara nell’827 d.C.
L’arabo appartiene al gruppo delle lingue semitiche, le quali, però, non erano a quel punto del tutto sconosciute nell’Isola.
I primi popoli semitici con i quali vennero in contatto i Siciliani furono i Fenici o Puni, i quali costituirono, a partire dalla prima metà dell’VIII sec. a. C. i loro “empori” qua e là sulle coste dell’Isola. Questi dovevano essere all’inizio dei fortini permanenti, abitati da pochissime persone, che servivano per favorire gli scambi con le popolazioni native e come base per le lunghe navigate trans-mediterranee di cui si gloriarono i Fenici sul finire dell’Età del Bronzo.
La colonizzazione greca, più massiccia, a partire dalle ultime decadi dello stesso secolo, costrinse i Fenici a smobilitare nelle zone di maggiore presenza ellenica e di rafforzarsi in alcuni presidi nell’estremo occidente dell’Isola, da dove avrebbero potuto avere la protezione dall’unica grande colonia di popolazione che la città di Tiro aveva fondato, Cartagine, già sul finire del IX secolo a. C. (si ricordi la leggenda della regina Didone, fondatrice della grande città punica). Da questa concentrazione i quattro fortini dell’Ovest (Mozia, Trapani, Palermo e Solunto) diventarono vere e proprie cittadine, che man mano crebbero di popolazione ed importanza.
Per quanto riguarda la lingua, che più qui ci interessa, tuttavia nell’Antichità si nota un fenomeno in apparenza paradossale. Man mano che le piccole città-stato fenicie si venivano legando sempre più a Cartagine, che finì per considerarle un vero e proprio dominio o provincia (“epicrateia” dicevano i Greci), etnicamente queste città si popolavano di gente affluita da altre parti dell’Isola, e quindi di lingua sicula o greca.
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