Ieri il primo passaggio a Roma con Montecitorio che ha approvato la truffa in danno dei Siciliani. Con la complicità dei deputati eletti nella nostra Isola. Ora tocca al Senato. Ma è chiaro che ormai bisogna guardare oltre lo Statuto ed oltre la Costituzione…
Montecitorio sigilla l’accordo scellerato. Dove sono i deputati siciliani?
Ieri l’ennesima vergogna romana. Quello che è successo ci dice chiaramente chi sta dalla parte della Sicilia e chi no. Ottimo l’intervento di Villarosa (M5S), ma non tutti nel suo movimento mostrano la stessa passione…
Assunzioni al Nord? Paga il Sud ma ancora trionfa l’omertà..
Anche se la verità ha fatto la sua comparsa su La7, ancora la maggior parte dei media ‘ignora’ la questione. Ebbene, ci pensiamo noi a ricordarlo a tutti quelli che parlano a vanvera e che ancora si ostinano a non riconoscere i sacrifici imposti al Sud per salvare il Nord…
Dalla Gran Contea al Regno di Sicilia superpotenza internazionale
Nei fatti il Duca di Puglia, Roberto, di Sicilia non si poté occupare troppo. Aiutò il fratello Ruggero sulle prime alla conquista dell’Isola, tenne per qualche tempo per sé la città di Palermo, poi solo mezza, e l’alta sovranità sull’Isola, ma non usò mai il titolo di “Duca di Sicilia”. La sua strategia di consolidamento dei possedimenti nell’Italia meridionale e i tentativi di espansione nei Balcani lo portavano lontano.
Fu Ruggero I invece il vero edificatore del nuovo Stato di Sicilia sulle ceneri dell’Emirato in frantumi. Dal 1060 (primo sbarco a Messina) al 1098 (presa di Malta) la sua vita fu un’epopea di conquiste dalle quali sarebbe uscita quella Sicilia che poi sarebbe arrivata sino alla contemporaneità. Al termine di questa epopea l’Apostolica Legazia (1098) riconosciuta da Urbano II garantiva ai sovrani siciliani un controllo autonomo sulla Chiesa siciliana che li rendeva piú simili agli imperatori d’oriente che non a sovrani occidentali.
Ruggero si appoggiò quanto poté su ciò che restava a Palermo dell’amministrazione saracena, molto piú efficiente di quella feudale ancora prevalente in tutta Europa, Italia meridionale inclusa. Anzi potremmo dire che la miscela tra elementi arabi, greco-siciliani, monaci benedettini francesi e la spada dei normanni creò la base per una potenza politica ed economica senza precedenti.
Anche l’amministrazione interna – la divisione in Valli ad esempio – fu complessivamente lasciata, pur se i sovrani normanni su questa ritagliarono una mappa di diocesi vescovili che, con qualche innesto successivo, è tutto sommato ancor oggi riconoscibile.
Il declino demografico della Sicilia: le cause
Dove va la Sicilia di domani? Stiamo assistendo a un lento e silenzioso genocidio?
Non solo all’ARS – Pensavano di farla franca i Senatori siciliani traditori…
Pensavano di farla franca, i Senatori eletti in Sicilia che, nel nome dello Stato, hanno dato un aiutino all’accordo scellerato che priva la Sicilia di tutte le sue risorse. I giornali, anche quelli Siciliani, li hanno “coperti”. Noi Siciliani Liberi li esponiamo al giudizio dei loro “elettori”, affinché li mandino in pensione per sempre. Guardate cosa hanno fatto…. Poi parleremo della Camera e della conversione del DL sull’accordo…
La Sicilia post-mafiosa. Dove stiamo andando?
Ebbene sì, Cosa Nostra, come l’abbiamo conosciuta sino ad ora…. non esiste più. Oggi la vera delinquenza organizzata veste i panni della politica e degli affari (anche sotto il vessillo dell’antimafia). Gli unici ad esserne nostalgici sembrano essere in Italia. Come sarà la Sicilia senza Cosa Nostra?…
Alto tradimento all’Ars, ma dove erano gli altri 47?
Il via libera all’accordo Stato-Regione è l’ennesima vergogna di un Parlamento venduto agli interessi romani. 43 ascari hanno detto sì, ma dove erano gli altri 47? Perché non si sono coordinati per fermare lo scempio?
Munnizza siciliana: si va chiarendo il complesso di interessi che stanno dietro l’emergenza
Gioco delle parti sulla pelle dei Siciliani, fatto di incompetenze e di scelte irresponsabili, ma anche e soprattutto di interessi sporchi, più sporchi dell’immondizia. Vi spieghiamo perché… Ma c’è una speranza: l’esempio di Zafferana Etnea
Lingua e letteratura araba di Sicilia (e delle altre lingue semitiche)
Le lingue semitiche in Sicilia prima degli Arabi:
Come è noto l’arabo giunse in Sicilia sull’onda dell’invasione saracena, iniziata a Mazara nell’827 d.C.
L’arabo appartiene al gruppo delle lingue semitiche, le quali, però, non erano a quel punto del tutto sconosciute nell’Isola.
I primi popoli semitici con i quali vennero in contatto i Siciliani furono i Fenici o Puni, i quali costituirono, a partire dalla prima metà dell’VIII sec. a. C. i loro “empori” qua e là sulle coste dell’Isola. Questi dovevano essere all’inizio dei fortini permanenti, abitati da pochissime persone, che servivano per favorire gli scambi con le popolazioni native e come base per le lunghe navigate trans-mediterranee di cui si gloriarono i Fenici sul finire dell’Età del Bronzo.
La colonizzazione greca, più massiccia, a partire dalle ultime decadi dello stesso secolo, costrinse i Fenici a smobilitare nelle zone di maggiore presenza ellenica e di rafforzarsi in alcuni presidi nell’estremo occidente dell’Isola, da dove avrebbero potuto avere la protezione dall’unica grande colonia di popolazione che la città di Tiro aveva fondato, Cartagine, già sul finire del IX secolo a. C. (si ricordi la leggenda della regina Didone, fondatrice della grande città punica). Da questa concentrazione i quattro fortini dell’Ovest (Mozia, Trapani, Palermo e Solunto) diventarono vere e proprie cittadine, che man mano crebbero di popolazione ed importanza.
Per quanto riguarda la lingua, che più qui ci interessa, tuttavia nell’Antichità si nota un fenomeno in apparenza paradossale. Man mano che le piccole città-stato fenicie si venivano legando sempre più a Cartagine, che finì per considerarle un vero e proprio dominio o provincia (“epicrateia” dicevano i Greci), etnicamente queste città si popolavano di gente affluita da altre parti dell’Isola, e quindi di lingua sicula o greca.