INVERNO DEMOGRAFICO IN SICILIA


Siciliani Liberi è una forza politica tanto ispirata dalla cultura quanto concreta: l’unica in Sicilia che è stata in grado di anticipare e saper leggere i fatti politici ed economici che riguardano tanto la Sicilia che l’Italia.
Gli amici di Anci Sicilia riuniti nella bella S. Marco di Alunzio hanno commentato i dati su popolazione e demografia in Sicilia aggiornati a fine 2022. Siamo ormai alle soglie del mese di giugno del 2024. E Siciliani Liberi è l’unica forza politica in Sicilia a commentare i dati aggiornati al 1 gennaio 2024. Forniti da Istat e liberamente accessibili (https://demo.istat.it/app/?i=POS&l=it), i dati in questione sono molto peggiori.


Vediamoli nel dettaglio insieme alla soluzione. L’unica possibile: ovvero l’immediata uscita dell’Italia dall’euro, e la ristrutturazione del debito pubblico. Che consenta all’Italia di tassare e gravare il lavoro di un carico fiscale e contributivo sostenibile – non oltre il 25%, al posto dell’attuale 75% che condanna Sicilia e Italia alla sparizione demografica e imprenditoriale.


Ecco i dati.
La Sicilia l’1 gennaio 2024 aveva ormai solo 4.794.512 abitanti (residenti). Di questi, 2.455.982 sono donne: ben 117.452 in più degli uomini. Primo segnale che gli uomini sono tornati ad emigrare in massa. Provano a lasciare qui mogli e figli. Ma l’esito, poco dopo sarà inesorabile: emigrazione anche per le moglie e per i figli.
Ma vediamo ancora e meglio la gravità dei dati: sconosciuti tanti ai deputati regionali che ai sindaci delle tre città metropolitane sicilane (Palermo, Catania e Messina). Che continuano, senza alcuna ragione, a vendere un ottimismo tanto falso quanto ingannevole. Perché impedisce di ideare e sviluppare politiche virtuose capaci di invertire questo drammatico andamento demografico.


Partiamo da Catania, la città che ospita lo scalo aeroportuale che serve le province di Messina, Siracusa e Ragusa, avendo imposto di fatto il blocco a qualsiasi sviluppo dello scalo ragusano di Comiso. La città, per la prima volta dal 1951, cioè dall’immediato dopoguerrra, scende sotto i 300mila abitanti. Risiedono a Catania solo 298.209 abitani. Nel 1981, Catania aveva 380.328 abitanti. Una catastrofe demografica che rende impossibile qualsiasi sviluppo della città. Infatti, se guardiamo a come è distribuita tale popolazione per fasce di età, ecco il dato che dice tutto: risiedono nella città di Catania solo 81.532 abitanti con età inferiore a 30 anni. E questo pure prendendo in considerazione i neonati e allargando la definizione di “giovane” ai 30enni. In altre parole, a Catania solo il 27% della piccola popolazione residente è giovane.
Passiamo a Palermo. La città scende sotto i 630mila abitanti. Vi risiedono 628.894 persone. La distribuzione della popolazione rispetto all’età è identica a quella, drammatica, di Catania. A Palermo ci sono solo 171.953 residenti con età fino ai 30 anni. E a 30 anni un uomo o una donna non sono “giovani”. Giovani lo sono fino ai 25 anni.


Passiamo infine a Messina. La popolazione è ormai di poco superiore ai 215mila abitanti (217.895). A Messina è difficile incontrare una persona con meno di 30 anni: ce ne sono soltati 54.741 (il 25% della popolazione). Se poi andiamo negli altri due centri urbani costieri, Siracusa e Trapani, la situazione è persino peggiore. A Siracusa ormai risiedono soltanto 116.051 persone; e a Trapani 55.218. Chiamare “capoluoghi di provincia” Caltanissetta (58.342 abitanti), Enna (25.367) e Agrigento (55.317) è ormai solo una convenzione statistica.


In questa situazione, i Comuni non hanno alcuna possibilità di evitare il dissesto finanziario. Infatti, non si approvano più bilanci. E dove si approvano, alla voce “Entrate” i tecnici comunali su input dei politici locali inseriscono voci fantasiose tipo quelle relative alle Multe. Che a Palermo dovrebbero far incassare 96 milioni di euro nel 2024, e 128,5 nel 2025 e nel 2026 (https://www.blogsicilia.it/palermo/bilancio-di-previsione-24-26-comune-palermo-disco-verde-collegio-revisori/975284/). Che si tratti di palesi invenzioni contabili è sufficiente a mostrarlo il caso del Comune di Catania dove avrebbero dovuto incassare 12 milioni 338 mila euro nel 2015, e 28 milioni 272 mila euro nel 2016. Quando in realtà furono incassati soltanto un milione 352 mila euro nel 2015 e un milione 685 mila nel 2016 (https://www.blogsicilia.it/catania/dai-revisori-si-al-bilancio-preventivo-2017-2019-ma-quanti-dubbi-sul-recupero-dellevasione-e-delle-multe/385936/).
Il trucco contabile è adottato da tutti i Comuni di Italia a partire da Milano e Roma. E rende ridicoli, prima ancora che falsi, tutti i bilanci comunali siciliani ed italiani. Ma ciò non toglie la gravità della situazione concreta analizzata concretamente.


Che è questa: la Sicilia ha perso nel 2023 altri 20mila abitanti (19.504). Le nascite sono al minimo storico. E la situazione demografica è persino peggiore: perché decine di migliaia di studenti universitari e lavoratori che hanno da tempo lasciato la Sicilia, non hanno cancellato la loro posizione all’anagrafe e risultano formalmente ancora “residenti”. Quando di fatto non risiedono da tempo più in Sicilia.
Con le famiglie degli studenti unversitari residenti fuori dalla Sicilia che continuano a trasferire denaro dalla Sicilia verso le regioni in cui risiedono i loro figli (che continuano a sostenere economicamente).
Non esiste alcun altro modo, per rendere nuovamente attrattiva la Sicilia nei confronti dei giovani che vogliano viverci e lavorarvi, che quello di portare tassazione e carichi contributivi ad un massimo del 25% del reddito prodotto. Altrimenti nessun giovane e nessuna impresa verrà mai in Sicilia a metter su una nuova impresa, o a realizzarvi investimenti.


Tutti i Paesi del Nord Africa e tutti i Paesi dell’Est Europa, inclusi quelli rivieraschi, offrono condizioni radicalmente migliori e più attrattive. Chi vuol vivere o lavorare in una regione e in un Paese che priva del 75% del reddito chiunque faccia impresa? Nessuno. Ed infatti i giovani fuggono in massa dalla Sicilia come da Milano, Torino, Genova, Trieste, Padova, Vicenza, Roma, Firenze, Pisa: qualsiasi città italiana è ormai in ginocchio. I pochi giovani rimasti si guardano bene dal fare figli: a stento sopravvivono loro.
Di qui, il folle aumento del numero di animali domestici con cui i mancati nonni cercano di colmare il vuoto affettivo di una vita divenuta – in Sicilia come in Italia – infelice perché priva del soffio vitale dei bambini e dei giovani.
Italia e Sicilia conoscono i giorni peggiori dall’unità politica dello Stato. Il collasso finanziario dell’Italia e dell’euro è ormai imminente.
Da tempo, Siciliani Liberi prepara la classe dirigentei che dovrà contribuire a portare la Sicilia fuori da una crisi che ha ed avrà pochi eguali nella storia millenaria dell’isola.

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