Dopo il caldo, le fiamme e la devastazione della nostra terra, del nostro territorio e del nostro patrimonio identitario, a freddo ci sentiamo di esprimere delle riflessioni.
Possono l’incuria, la scarsa organizzazione, l’incapacità, le condizioni climatiche, “il fato”, e qualche piromane qua e là, determinare oltre 340 focolai in tutta l’isola in meno di 24 ore come riferito dai media?
È possibile che si tratti solo di 4 piromani che agiscono in sinergia in una regione allo sbando dove tutto ha condotto alla tempesta perfetta?
Le cronache e le immagini ci hanno fatto vivere dolore e sofferenza ovunque.
Grida d’aiuto, luoghi della memoria andati in fumo, lasciandoci tutti attori impotenti.
I due principali aeroporti bloccati, turisti e passeggeri lasciati allo sbando. All’ospedale Cervello chi aspettava un intervento, viveva fra l’angoscia della propria situazione personale, la possibilità di vedere interrotta l’erogazione del servizio sanitario atteso, la chiusura del reparto e il dramma collettivo di un quartiere, una città e una Regione.
Salme che hanno preso fuoco durante la veglia in casa e persone morte senza che l’ambulanza potesse andare in soccorso.
Nessuno ha questa volta osato parlare delle migliaia di forestali a mezzo servizio, troppo grande e diffusa la devastazione per chiedere a loro la soluzione, ma è un silenzio complice delle istituzioni e dei giornali perché l’unico responsabile è facilmente individuabile.
A chi rispondono quei forestali? Di chi è la competenza di salvaguardare e manutenere il territorio? Di chi è la responsabilità e la sicurezza del territorio? Chi deve garantire strutture e infrastrutture a questo territorio? Chi deve salvaguardare le imprese turistiche, agricole e produttive del territorio?
L’imponderabile e l’imprevedibile restano tali, che d’estate ci siamo gli incendi e quando ci sono le alluvioni si verificano danni sono cose imprevedibili?
La manutenzione del territorio, la cura degli spazi, la progettazione degli stessi riducendo eventuali danni o creando le condizioni per meglio operare nei casi di calamità naturale hanno dei responsabili…o visti gli effetti sul nostro territorio potremmo dire degli irresponsabili.
Non è concepibile che più eventi contemporaneamente e sembrerebbe in modo coordinato, lascino una regione in stato di impotenza e in assenza di uno Stato che possa dare assistenza.
Sembra che in Sicilia, oltre che l’ordinario (servizi, viabilità, sanità decente, lavoro ecc. ) non debba neanche essere garantita una rete di solidarietà. Nessuna raccolta fondi speciale per chi ha perso casa, azienda, presente e futuro prossimo. No in Sicilia non deve essere garantito l’ordinario, figurati lo straordinario.
Altrove le calamità trovano popoli produttivi, capaci di reagire e risollevarsi e quindi meritevoli di una rete di solidarietà e di legislazioni particolari per ricostruire l’ordinario e lo straordinario in Veneto come in Emilia.
In Sicilia No!
In Sicilia ci sono consumatori di risorse, anzi bulimici parassiti di fondi nazionali. Le disgrazie in Sicilia non sono calamità “naturali”, ma naturali punizioni divine e umane per un popolo irredimibile.
Sì un popolo irredimibile perché nonostante l’umano, resiste al tempo, alla Storia e ai soprusi del tempo e della Storia.
Un popolo che va punito per non essersi redento e che quindi è giustificato che venga punito dalla natura e dall’uomo. Non si può essere isola nell’isola e non piegarsi al ciclo innaturale dell’uomo moderno, globale e interconnesso. Quindi non merita di avere servizi moderni e i diritti di cittadinanza.
Sembra che contro questo popolo si scateni ciclicamente un atto di guerriglia e là dove si prova a piegarlo non fornendo i servizi essenziali che le istituzioni dovrebbero garantire, arriva la natura a partecipare agli atti di guerra che subisce questa terra.
Terra ideale come base militare, per centri di ricerca militari, come centri di addestramento militare, come sede di impianti di comunicazione militari, come portaerei militare, ma non per il turismo che gli operatori del settore tengono in vita senza un piano turistico, non per l’agricoltura che gli operatori del settore tengono in vita senza un piano agricolo, ma non per le imprese e quelle che resistono resistono senza un piano industriale e strategico.
La Sicilia e i Siciliani, quelli veri, che non sono solo nati in questa terra, ma che la alimentano con il loro sangue e il loro sudore sono quelli che resistono nonostante le istituzioni, che resistono nonostante le mortificazioni che subisce dal vomito mediatico che gli piove addosso a reti unificate.
La Sicilia e i Siciliani quelli veri resistono e risorgeranno quando capiranno che sono loro stessi i padroni del loro passato, del loro presente e del loro destino.
La Sicilia e i Siciliani quelli veri devono ripudiare e sognare l’esilio di quei conterranei che vengono come becchini a umiliare la memoria del nostro patrimonio fra le ceneri dei nostri cimiteri.
Quella Sicilia che saprà rinnegare senza se e senza ma quei becchini e quella politica nazionale che rappresentano, potrà dare un futuro di orgoglio e dignità a questa terra. Il riscatto nasce e deve nascere dal riconoscimento della propria identità culturale, quella identità siciliana che è sconosciuta a qualche becchino che fa carriera al servizio degli interessi di altra cultura e di un altra identità a noi SICILIANI LIBERI estranea.
Il futuro della Sicilia e dei Siciliani è nelle mani dei Siciliani animati da coraggio, ideali e forti della propria Storia che riusciranno a tradurla nel presente e offrirle continuità nel futuro.
Chi ama la Sicilia non si arrende mai, non si rassegna, non si piange addosso, ma resiste e va avanti comunque. Finché c’è Sicilia, finché ci saranno Siciliani, finché l’identità siciliana non sarà persa, questa Terra RESTERÀ BELLISSIMA, nonostante la bruttezza di chi non sa amarla, difenderla, custodirla e e non sa mettersi al servizio di tale grandezza e bellezza.
Quando si toccano le proprie radici, la propria essenza, non ci sono giustificazioni questa terra merita rispetto e i Siciliani dovranno onorarla dandole l’onore, la dignità e la cura dovuta.