CESSIONE DEI CREDITI FISCALI PROPOSTA DALL’ANCI-SICILIA E BLOCCO DA PARTE DEL GOVERNO ITALIANO: LA PROPOSTA DI SICILIANI LIBERI

La recente proposta di ANCI-Sicilia di acquisto dei crediti fiscali delle imprese siciliane sarebbe da salutare con favore. Anzi, aggiungiamo, potrebbe essere l’occasione per trasformare un momento di crisi in una straordinaria opportunità.

Intanto l’acquisto di crediti fiscali, da parte dei comuni siciliani, può essere utilizzato dagli stessi per la copertura di propri oneri tributari, o di aziende ed enti dei rispettivi gruppi cui potrebbero essere ulteriormente ceduti. Non ha quindi mancanza di copertura nel medio termine. Inoltre, potendoli acquistare scontati, ad un tasso non peggiore di quello comunemente praticato dagli istituti di credito, lo sconto rappresenterebbe incidentalmente un vantaggio economico per i comuni stessi, non meno compromessi da mancanza di liquidità.

Ma Siciliani Liberi propone di fare un piccolo passo in più, perfettamente lecito, che trasformi il peggiore periodo di recessione della recente storia in un momento di crescita e di occupazione per tutti. Una parte del credito acquistato, una frazione, può essere corrisposta alle aziende che cedano i loro crediti sotto forma di certificati di credito fiscale comunale cedibili al portatore, su supporto tanto elettronico, quanto cartaceo, per favorirne la massima circolazione, a condizione che le aziende aderenti all’accordo (che si immagina siano potenzialmente tutte le aziende siciliane, e quindi decine di migliaia di partite IVA) accettino, anche parzialmente, detti certificati per i pagamenti interni. Una volta accettati da tutte o quasi le partite IVA siciliane, lo strumento diventerebbe di generale accettazione nel pubblico, decretandone il successo.

Questo equivarrebbe all’introduzione di una compensazione multilaterale, strettamente interna all’economia siciliana, con notevoli benefici: liberazione di liquidità aziendale per altri usi, incentivazione delle filiere corte e dell’occupazione interna, sostegno alla domanda interna. Si possono studiare i metodi tecnici per l’uso di questi certificati al fine di compensare il pagamento dei tributi comunali, e la loro possibilità di sistematica riemissione. Emessi per importi complementari, e non sostitutivi, della valuta legale, contribuiscono a stabilizzare il sistema economico e a ridurre l’indebitamento complessivo dello stesso, sia nel settore privato che in quello pubblico.

Si dirà “Ma il Consiglio dei Ministri ha appena bloccato ogni possibile circolazione dei crediti fiscali!” Persino quelle acquistate dagli enti locali. È vero. Ma è anche vero che, in teoria, la Sicilia ha competenza esclusiva in materia di enti locali. E i Comuni, coalizzandosi, hanno potestà di iniziativa legislativa regionale (e persino statale, attraverso lo strumento delle leggi-voto regionali).

Perché non tentare questa strada? Il Consiglio dei Ministri, certo di una “giustizia politica” da parte della Consulta, lo impugnerebbe certamente? Ma forse sarebbe comunque un modo di fare chiarezza. La Regione, incalzata dai Comuni, potrebbe andare avanti, e mettere il governo di fronte al fatto compiuto. Nella peggiore delle ipotesi si capirebbe che lo Stato italiano è oggi non solo servo di poteri estranei al Paese, ma uno dei principali nemici del Popolo Siciliano. 

È nostro auspicio che, per il bene della Sicilia, si mettano da parte divisioni sociali o partitiche e si lavori tutti ad un obiettivo comune. Non manca ad Anci-Sicilia di farsi promotrice dell’iniziativa e di mettere in campo le migliori risorse umane per la riuscita dell’intervento.

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