Il 25 aprile nello Stato Italiano si celebra la Liberazione.
Per noi Siciliani avvenne nel 1943, ma non maturò com’era nella volontà del nostro Popolo. Con l’Indipendenza.
Mantenere vivo il ricordo dei nostri avi che col sangue desiderarono lasciarci in eredità il regalo più grande a cui ancora oggi aspirano tanti popoli di questa terra, la libertà, è dovere di ogni essere umano. Sono trascorsi quasi 80 anni e la certezza, appesantita dalla pandemia, è che qualcosa in questo Stato non abbia funzionato in maniera uguale per tutti e che qualcuno voglia concretamente creare le condizioni per aggravare il divario. Un Nord ricco, evoluto, al passo con i paesi Occidentali e la Sicilia umiliata, offesa, emarginata, che non è ancora riuscita ad affrancarsi. Serve ripeterlo ad ogni occasione? È una triste realtà che, di volta in volta, ogni cinque anni, i responsabili del declino tentano di nascondere sotto al tappeto.
Nascere in una terra che, non solo dall’ultimo dopoguerra ma da più di 200 anni, vive questa condizione di sudditanza rispetto all’Italia, è come vivere in una azienda a conduzione familiare, gestita da tanti fratelli e sorelle dove tutti con gli stessi doveri e gli stessi obblighi partecipano quotidianamente alla crescita economica, ma dove solo alcuni hanno la possibilità di far vivere agiatamente le proprie famiglie. È evidente che nella distribuzione della ricchezza c’è qualcosa che non va.
Le cause di questa disparità di trattamento sono ormai insopportabili. Sono decenni che dal Nord ricco ci arrivano accuse di ogni genere, calunnie, offese e umiliazioni che i “politici di casa nostra” non hanno saputo affrontare nella maniera adeguata, dimostrando sul campo di non farsi scrupoli a lasciarci sfruttare le potenzialità enormi di questa terra, tutt’altro.
Oggi siamo quasi in zona Cesarini, la Lega Nord pensa di sancire definitivamente la condizione di colonia elettorale ed economica delle regioni ricche da utilizzare a loro uso e consumo.
Ma il conquistatore non avrebbe successo se non avesse una classe politica che gli fa da palo. Ha trovato anche quella, tutta una schiera di opportunisti pagati che hanno ovviamente cambiato padrone e che in cambio di accordi finanziari e posti di potere sono pronti come sempre a rispondere al capo che atterra col volo da Milano, da Genova, da Bologna o da Firenze. È da queste scorie inquinanti, da questi avvelenatori della democrazia che hanno portato la Sicilia a quel deserto che sta per diventare, che occorrerebbe liberarsi con urgenza.
Ricordiamo allora il 25 aprile, ma abbiamo un’altra liberazione da conquistare. È da questa gentaglia che noi stessi abbiamo allevato che la Sicilia deve liberarsi. Sono trent’anni che le stesse facce o i loro sodali governano in un rapporto stretto di scambio con chi questa terra l’ha devastata. È questa la liberazione a cui oggi, dopo quella del ’45, noi intendiamo aspirare. Rivogliamo la nostra dignità, pretendiamo il maltolto ed il pareggio dei conti. Fuori gli ascari e fuori i conquistatori. Buon 25 aprile a tutti ma l’obiettivo è una data per festeggiare la liberazione di questa terra.
Forconi e Siciliani Liberi