I conti non tornano più! La situazione non è più sostenibile. Le politiche applicate fino a oggi nei confronti della categoria dei commercianti, senza tenere minimamente conto delle specificità di ciascun settore, hanno portato a un’inaccettabile penalizzazione che danneggia non soltanto noi, ma la società intera. Per effetto di rilevamenti la cui attendibilità sembra peraltro essere tutta da dimostrare, a noi gioiellieri e antiquari nello specifico ma alla maggioranza delle attività commerciali in Sicilia è stato imposto di chiudere.
Non abbiamo ricevuto agevolazioni fiscali né aiuti di alcun tipo. Nessuno ci ha interpellato, nessuno ha chiesto il nostro parere, nessuno si è preoccupato di verificare se avessimo qualcosa da proporre. Peraltro, la nostra attività non muove – ahimè – masse di clienti che fanno la fila fuori dalla porta e dunque sarebbe stato facile concordare precauzioni ancora più strette senza costringerci ad abbassare la saracinesca.
In particolare, Fecarotta Antichità è una piccola azienda familiare, ma questo non significa che possa essere calpestata. Oltre alle indispensabili misure di sanificazione e igienizzazione, già dal marzo dello scorso anno abbiamo rinunciato a qualsiasi forma di “evento” e potenziato l’e-commerce: considerata la natura della nostra attività, aprire solo su appuntamento garantendo addirittura l’ingresso di un cliente per volta sarebbe stato semplice, per certi aspetti quasi naturale. Ma non ci è stato concesso.
Chiudere ci ha obbligato a mettere in cassa integrazione parte dei nostri impiegati, con lo stipendio dimezzato. Da parte nostra, però, abbiamo cercato comunque di sostenere i molti artigiani che collaborano con noi, usando nei loro confronti un riguardo che il presidente del Consiglio, il presidente della Regione e il sindaco di Palermo non hanno ritenuto di dover usare con noi.
Non riteniamo di poter accettare limiti così oltraggiosi, tantomeno ulteriori riduzioni. In un primo momento, sull’onda dello sconforto e della rabbia, siamo stati perfino tentati di aderire all’azione #ioapro: non lo abbiamo fatto perché continuiamo a rispettare le istituzioni, l’alternativa sarebbe il Far West. Ma alle istituzioni chiediamo rispetto per il nostro lavoro, perché un inarrestabile #noiapriamo non diventi nostro malgrado una necessità, l’unico modo per far sentire la nostra voce.
Chiediamo, in concreto, che i rappresentanti politici mettano davvero al primo posto il bene comune, e di poter interloquire con loro; chiediamo che dimostrino con i fatti volontà e capacità di rinvigorire e far rifiorire il territorio, rispettandone e valorizzandone le realtà economiche e le eccellenze culturali.
Sosteniamo Confcommercio Sicilia, imprenditori coraggiosi come Patrizia Di Dio che hanno alzato la voce e tutti coloro che possono realmente aiutarci in questo anno così difficile.
Non chiediamo l’elemosina né favoritismi, rivendichiamo però con dignità la libertà di lavorare osservando regole giuste.
Ci opponiamo con fermezza a una nuova, irrazionale chiusura totale, non possiamo essere nuovamente lasciati soli, senza i necessari e doverosi ammortizzatori.
Purtroppo, sembra che l’amministrazione comune/regione non rifletta con la necessaria lungimiranza sulle ripercussioni dei suoi provvedimenti.
Ognuno deve poter dare il proprio contributo nello sforzo della nostra città e della nostra isola per lasciarsi alle spalle il disastro economico portato dalla pandemia.
Arrendersi non è una strada praticabile.
Giuseppe Fecarotta