Ancora una volta La Sicilia viene trattata come territorio occupato, territorio di sfruttamento e di mortificazione.
Dei 67 siti individuati dall’Italia per stoccare le scorie radioattive, 4 siti sono stati individuati in Sicilia.
L’Assessore Pierobon fa sapere che i siciliani devono stare tranquilli e che la Sicilia ha già dato abbastanza in termini ambientali e sanitari per lo sviluppo economico industriale del Paese.
Secondo Pierobon, il governo Musumeci adotterà tutti gli strumenti in suo possesso per scongiurare questa eventualità.
Ma il problema non dovrebbe essere ciò che farà, ma cosa ha fatto fino ad adesso. Non può valere sempre la politica del dopo, ma serve la politica che anticipi gli eventi. “Studuisse valere non studere”; il governo regionale ci dovrebbe dire cosa ha fatto, non cosa farà.
Per ogni questione che attiene al territorio siciliano, la Sicilia e il suo Presidente devono essere informati in via preventiva e non a consuntivo.
O forse il sondaggio è stato fatto e l’azione di risposta del Presidente è risultata troppo tiepida.
Siamo stanchi come siciliani di subire lo sfruttamento del nostro territorio e delle nostre risorse. Quando verrà il momento che potremo essere protagonisti del nostro presente e del nostro futuro?
Ci chiediamo, come Liberi Siciliani e Siciliani Liberi, come, quando e perché siano state scelte, in sedi esterne al territorio siciliano, e individuate le aree necessarie e a cosa destinarle.
Le prerogative statutarie siciliane dovrebbero prevedere una parte attiva del Governo Siciliano.
La Sicilia ha una Autonomia Speciale. Lo Statuto ha natura pattizia su base paritaria; lo Statuto è legge Costituzionale e l’articolo 33, comma 2 recita:
“Fanno parte del patrimonio indisponibile della Regione: le foreste, che a norma delle leggi in materia costituiscono oggi il demanio forestale dello Stato nella Regione; le miniere, le cave e torbiere, quando la disponibilità ne è sottratta al proprietario del fondo […]”
Fra le poche cose che spettano all’Italia, per usufruire di un territorio geopoliticamente strategico nel mediterraneo come la Sicilia, sono le infrastrutture.
Quando l’Italia avrà adempiuto ai suoi doveri di garantire il patto nell’ambito di una unità nazionale, allora se ne potrà parlare…
La Sicilia da un punto di vista energetico è autosufficiente ed esporta energia utile allo sviluppo economico e industriale nazionale senza trarne vantaggio economico e subendone i danni ambientali e sanitari.
Se si è scelto lo sviluppo industriale per alcuni territori e lo si è negato ad altri, si assumano le conseguenze di queste scelte e si trovino nei territori che le producono i luoghi dove depositare tali scorie; chi produce i rifiuti è responsabile del loro smaltimento.
Quando l’Italia rispetterà i suoi doveri, di offrire stesse opportunità e stessi servizi infrastrutturali e gli stessi benefici economici, si deciderà come dividere gli oneri. Ad oggi è la Sicilia a credito economico per mancata applicazione degli articoli finanziari dello Statuto; si accolla i costi di quasi tutto con proprie risorse e alla Sicilia vengono sottratte risorse proprie per adempiere ai doveri che lo Statuto impone. Aspettiamo che lo stato (minuscolo) italiano adempia ai propri, fornendo le stesse infrastrutture autostradali, ferroviarie, aeroportuali presenti altrove, prima di dotare la Sicilia di discariche per scorie da essa non prodotte e che fornisca i dividendi e i vantaggi che hanno i territori che le producono.
La Sicilia è una Nazione, senza Stato… ma è una Nazione. L’Italia, uno stato senza essere una Nazione, era e resta una espressione geografica al servizio di interessi a Noi estranei!
È ora di ricordarcelo e di dimostrarlo.