Cari Musumeci, Razza, D’Agostino, Sammartino, Cancelleri,
mi rivolgo a voi perché siete i leader delle forze politiche che rappresentano la mia Terra Siciliana (le prime quattro di quelle che sorreggono il governo). Da cittadino, prima ancora che da iscritto al Movimento Siciliani Liberi, con senso di responsabilità vorrei trasmettervi il mio profondo sconcerto e la mia preoccupazione per quello che NON sta accadendo.
Mi spiego. Sono sei mesi, da quando si è esaurita la prima ondata della pandemia, che sento parlare di “Progettare il rilancio della nostra amata Sicilia”. Era proprio quello lo slogan di Diventerà Bellissima. Mi illudevo, come tanti Siciliani, che la situazione di drammatica gravità attraversata dal Paese rendesse necessario un confronto sul futuro del popolo Siciliano, col coinvolgimento di tutte le forze politiche, sociali e culturali, con una presa di coscienza collettiva del bivio epocale che avevamo e abbiamo davanti: assecondare il declino della Sicilia con una logica conservativa (ricostruiamo tutto com’era prima, accontentando tutti, e pazienza se eravamo già prima pieni di ritardi) o dare una visione, una prospettiva e un futuro alla Sicilia (verso dove vogliamo andare, quali settori vogliamo privilegiare, quali non è più possibile rilanciare, come possiamo cambiare in meglio la nostra società, soprattutto in rapporto alle nuove generazioni).
Da come l’ho messa, è evidente la mia preferenza, per quel poco che conta: ma in ogni caso il confronto, lo scontro delle idee sarebbe stato appassionante e necessario anche per voi forze politiche per proiettare verso l’avvenire programmi che sembrano spesso avere come traguardo più lontano le prossime elezioni.
Ho scritto “sarebbe stato” perché quel dibattito non è mai cominciato. Non ve ne è traccia negli atti, nei resoconti parlamentari, nei documenti di partito. Nulla di nulla. Si sta esclusivamente discutendo, e solo nel governo Regionale di quale struttura dare alla cabina di regia del Recovery Plan e di come suddividere le aree di gestione dei progetti da mandare a… (?). Su questo apprendiamo, ancora nelle ultime ore, di scontri furibondi nella maggioranza.
Ma la sostanza, al di là della “governance”, dove è finita? Quali sono i progetti? Discussi dove? Con quale ratio? Con quale composizione (a parte quella algebrica che, ci scommetterei, porterà a una somma complessiva di spesa pari a… (?). E tutti noi abbiamo quindi pieno diritto di conoscere la genesi, la motivazione e il vantaggio di ciascuna scelta. Invece è tutto buio: lo è perfino all’interno del Parlamento Siciliano della sua maggioranza, senza che nessuno o quasi lo faccia neppure notare, e senza che le stesse forze di opposizione mostrino di dolersene al di là del minimo sindacale di qualche dichiarazione o tweet.
Le priorità e le urgenze, nella vostra gerarchia di questi giorni, sembrano altre: la battaglia sul … (?). Questo è incomprensibile e soprattutto è autolesionistico. Quello che noi chiamiamo Piano di risanamento, nascondendoci dietro la locuzione inglese Recovery Plan, si chiama nella realtà Next Generation Eu: prossima generazione, non prossimo voto, prossima resa dei conti, prossima spartizione.
C’è un dovere, nei confronti dell’opinione pubblica e soprattutto della sua parte più giovane d’età, la più penalizzata, ancora una volta, dalla crisi Covid. Il dovere di discutere apertamente del piano da cui dipenderà il futuro di tutti i Siciliani.
Abbiamo già mezzo anno di ritardo, non sprechiamo altro tempo: se dobbiamo far approdare la nave Sicilia dobbiamo prima decidere il porto, quindi la rotta, e poi l’equipaggio. Qui pare che l’unica questione siano i soldi dell’armatore…
Salvatore Turrisi