L’ITALIA ORA HA PAURA DELLO STATUTO SICILIANO E VUOLE ELIMINARLO. INACCETTABILE L’AUDIZIONE DEL MINISTRO BOCCIA

Ci sono alcuni passaggi dell’intervento del Ministro Boccia per gli Affari Regionali che appaiono di una gravità inaudita:
«La Regione Siciliana ha la caratteristica di avere uno Statuto che è nato prima della Repubblica stessa e ci sono articoli oggettivamente [risolino] incostituzionali…
…Il famoso art. 31 che assegna al Presidente della Regione competenze dirette sulla Polizia è una cosa che non sta né in cielo né in terra…
Ho chiesto formalmente alla Commissione Paritetica di esprimersi. Si è espressa [ovviamente secondo i desiderata dello Stato]… Ho trasmesso gli atti al Presidente del Consiglio perché penso che quell’articolo sia completamente infondato e incostituzionale… Ci sono cose che non hanno alcuna attinenza con la storia di oggi e penso che lo Statuto al tempo della società digitale possa e debba essere adattato…».
Qua se c’è qualcosa di totalmente infondato è proprio questo intervento. Sorvoliamo sul riferimento farlocco alla “società digitale”, che non si capisce proprio che significa, a meno che il partito post-democratico non intenda che al tempo della post-democrazia digitale non ci sia spazio per alcuna autonomia territoriale. Ma si noti almeno che:
  1. Lo Statuto vigente non è “nato prima della Repubblica” ma è stato recepito integralmente nel nostro ordinamento costituzionale con la legge costituzionale n. 2 del 1948, “dopo”, quindi, la Costituzione;
  2. Una legge costituzionale, per definizione, non può essere “incostituzionale”, solo perché non piace al Ministro, anzi non può proprio esserlo, a meno che non sia contraria a qualche principio generale dell’ordinamento costituzionale stesso, ma in questo caso abbiamo persino sentenze della Corte Costituzionale che garantiscono la costituzionalità dell’articolo sin parola; in altre parole c’è poco da fare risatine nervose e irrispettose per i Siciliani;
  3. Il famoso articolo 31 è parte integrante del Diritto Costituzionale italiano e attende semplicemente di essere attuato, che al Governo dello Stato piaccia o no; non spetta a Boccia dire se sta “in cielo” o “in terra”;
  4. La Commissione Paritetica non ha alcun titolo per esprimersi sulla validità politica dello Statuto, ma alla stessa spetta soltanto l’emanazione delle norme di attuazione per il passaggio di funzioni dallo Stato alla Regione;
  5. Lo Statuto è vigente e non si capisce cosa intenda per “attinenza con la storia di oggi”.
Sono affermazioni irrituali e gravissime, certamente appoggiate dal più centralista dei governi regionali che mai la Sicilia abbia avuto, quello del post-fascista Musumeci.
Le successive risposte all’inattuazione della parte finanziaria dello Statuto alla specifica domanda della senatrice Drago, ci appaiono evasive ed elusive. Se non si ha rispetto per una parte dello Statuto, non si avrà rispetto per alcuna parte. Per lo Stato italiano, e in particolare per il suo Governo, lo Statuto siciliano non è un patto tra Italia e Sicilia: è carta straccia.
Noi diamo un’altra interpretazione di questa inusitata presa di posizione. La crisi del Covid ha fatto sollevare la questione dello Statuto siciliano e ne ha fatto conoscere i contenuti a molti cittadini. A nostro avviso Conte neanche conosceva la portata enorme di questa Carta di Autonomia che consente alla Sicilia di avere uno status confederale all’interno della Repubblica, e semplicemente ne ha avuto paura.
Se i Siciliani si svegliano e pretendono l’attuazione dello Statuto per il colonialismo italiano è la fine. Da qui il colpo di mano di un governo, che a seguito del referendum autoritario, si sente più spavaldo e in grado di schiacciare qualsiasi dissenso e opposizione.
Noi denunceremo con tutte le nostre forze questo vile attacco alla Sicilia, denunceremo anche il tradimento dei deputati e senatori siciliani che non stanno sollevano un dito per difendere la nostra Terra e soprattutto del silenzio colpevole e complice del peggiore governo regionale-coloniale che la Sicilia abbia mai avuto, peggiore di quello di Crocetta senza dubbio, visti i risultati: quello attuale.
Se l’Italia tocca lo Statuto siciliano la dominazione italiana in Sicilia perde ogni legittimità, e qualunque atto di pacifica disobbedienza civile diventerà lecito. Non si tocchi il patto unitario del 1946. È una strada pericolosa.
Per noi lo Statuto del 1946 resta l’unica carta legittima. La storia sta dimostrando che solo una presenza indipendentista forte, all’ARS e in Parlamento, può difendere la Sicilia. Noi siamo qua a difendere la Sicilia. Purtroppo oggi non ci siamo, ma promettiamo a tutti i Siciliani che ci daranno fiducia, che l’Italia, quando saremo in Parlamento, se non vorrà la guerra politica, dovrà rimangiarsi a uno a uno tutti gli abusi che finora ha potuto fare con una classe politica di servi, complici e traditori, e ridarci tutti i diritti che ci spettano o, meglio ancora, l’indipendenza.