Facciamo conoscenza con i nostri candidati in giro per la Sicilia. Oggi intervistiamo Monica Tomasello, candidata al Consiglio Comunale di Tremestieri Etneo. Si è avvicinata da poco a Siciliani Liberi ma – se vogliamo – non è ancora formalmente iscritta; possiamo considerarla “Siciliana Libera”?
E perché no? Entrambi gli aggettivi mi stanno benissimo. Sono Siciliana e sono certamente libera da ogni condizionamento della vecchia politica.
Eppure non tutti oggi sono orgogliosi della loro sicilianità…
E fanno male. Penso anche che il senso di appartenenza a questa Terra meravigliosa si apprezzi molto di più quando si sta a lungo fuori. Oggi si parla del dramma dell’esodo dei nostri giovani, del trapianto forzato di un’intera generazione. Io so che vuol dire per esperienza personale. Sono una madre di famiglia, sono laureata in Scienze politiche e sono stata 8 anni a Pesaro. Nessun brutto ricordo, intendiamoci. Lì tutto funziona molto bene, dal mio punto di vista almeno, ma ci si sente subito fuori posto. Chi va in “Italia” cova sempre un sentimento di rivalsa. Una riflessione inevitabile è sempre: “Perché noi che abbiamo tutto non possiamo avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di chi è nato altrove?”.
Già, perché?
La gente pensa che sia colpa nostra. Purtroppo una parte del Popolo siciliano è fortemente complessata. Le radici del problema invece sono più profonde e storiche. La Sicilia oggi è né più né meno che una colonia d’Italia. Lo Stato non è un amico, ma un patrigno. Siamo rappresentati all’estero da un Paese che per noi è come se fosse un paese estero. Il resto lo fanno il sottosviluppo che crea il bisogno, che crea ignoranza diffusa. Ma alla base di tutto c’è una grande ingiustizia contro di noi. E questa ingiustizia non si può accettare, e si sente il bisogno di fare qualcosa per il posto in cui si è nati. Ora, nel mio piccolo, sono tornata, il mio posto è qua, e devo fare qualcosa per la Sicilia. Come Siciliani abbiamo – è vero – una responsabilità nell’esprimere sempre la stessa classe politica.
Ma se ci lamentiamo sempre della nostra classe politica e poi non facciamo nulla per cambiarla come uscirne?
Si diceva lo stesso del Movimento 5 Stelle, che ha suscitato tanti entusiasmi, e ora quanto meno la sua immagine è nella polvere. Perché ora dovrebbe essere diverso con il suo sicilianismo radicale?
Perché il Movimento 5 Stelle è stata un’operazione di ingegneria sociale sin dall’inizio. Un partito di proprietà privata dei Casaleggio, ostaggio e strumento dei peggiori poteri forti e globalisti. La nostra invece è vera resistenza contro l’oppressione coloniale. Lì c’erano dietro milioni di investimento, qua c’è la nostra voce, le nostre braccia, la nostra volontà, il nostro coraggio. In realtà c’è un abisso di differenza. E questa differenza, unita alla nostra fede politica, farà la differenza. È solo questione di tempo. Se non fosse ora, sarà tra pochi anni. Il vento spira sempre più forte.
Ma possiamo dunque azzardarci a definirla un’indipendentista siciliana?
Nessun problema. Non possiamo prima dire che la Sicilia è una colonia e poi volere restare colonia in eterno. La Sicilia dovrà emanciparsi politicamente prima o poi, e per farlo ci vuole una classe politica nuova, nazionale e competente. Poi, naturalmente, non mi interessa l’indipendentismo folkloristico. Si parte dalla Costituzione che c’è: lo Statuto siciliano, che dà alla Sicilia di fatto lo status di Stato confederato all’Italia. Magari lo attuassimo integralmente! Magari potessimo sfruttare lo status riconosciuto alle Isole dai trattati europei. Sarebbe già l’indipendenza economica. Pragmaticamente dobbiamo intanto puntare a questo. Il resto, a poco a poco, verrà da solo.
Lei crede nell’Europa quindi?
Se devo essere franca, no, affatto. Quest’Europa è uno dei peggiori strumenti della globalizzazione, la stessa che ci sta sottraendo, giorno dopo giorno, libertà, benessere, stabilità e diritti. Solo un ingenuo non se ne avvedrebbe. Ma, un po’ come con l’Italia, fintanto che siamo dentro, perché non prendere tutto ciò che ci spetta? Se abbiamo dei diritti, anche da cittadini di serie B, ce li dobbiamo prendere. Naturalmente il nostro fine ultimo è la piena libertà, diventare cittadini di serie A.
E che c’entra l’indipendentismo con le comunali?
Non c’entra, certo, per le questioni politiche più alte. Noi ci occuperemo di problemi dei cittadini di tutti i giorni. Ma questa è la nostra formazione politica di base e va detta.
E c’entra allo stesso tempo, perché dobbiamo rinnovare tutta la classe politica, a partire dal basso, assieme naturalmente ai non pochi amministratori pubblici, espressione di un civismo che già porta un bagaglio di esperienza prezioso, lontano comunque dalla vecchia partitocrazia. Dobbiamo partire dai Comuni, dalle cose di tutti i giorni. Comunque, io sto chiedendo la fiducia ai miei concittadini, per amministrare sempre meglio Tremestieri, partiamo da là. I massimi sistemi non sono oggetto di dibattito a queste amministrative.
C’è qualcosa che vorrebbe portare dalla sua esperienza al Centro-Nord?
Vorrei portare le cose buone che ho visto, il benessere diffuso, l’amministrazione trasparente, i servizi alla cittadinanza. Anche se sono realista. Finché lo Stato deruba, come dice il Prof. Costa, dieci miliardi e mezzo l’anno alla Sicilia e la Regione scarica il default sui Comuni, bisogna dire chiaramente ai cittadini che è come se fossimo occupati da un paese straniero. Sceglieremo tra le cose più urgenti e più importanti, come fossimo una grande famiglia. Non possiamo promettere ciò che, sotto dominazione, non potremmo poi mantenere. Ma – me lo lasci dire – se noi avessimo le stesse risorse che hanno altrove, saremmo uno dei posti più vivibili al mondo.
Ma una politica in particolare?
Sì, un disegno in particolare ce l’ho, e penso che qualcosa si possa fare con un po’ di buona volontà. Penso a tutti i ragazzi che hanno qualche piccolo problema, anche solo un banale disturbo dell’apprendimento. Nell’Italia “felice”, ci sono molte esperienze e molti centri di aggregazione che aiutano questi ragazzi a superare le piccole difficoltà e a fare emergere il tesoro che è dentro di loro. Sono risorse che si liberano poi a beneficio di tutti. E sarebbe peraltro un grande segno di civiltà. Penso di poter fare molto nelle politiche sociali e familiari, mi lasci dire, perché su questi temi prima di tutto sono una mamma, come tante, e poi – se i miei concittadini lo vorranno – anche una rappresentante popolare. Io so che significano tanti problemi di cui altri magari parlano solo per sentito dire.
Anche nel campo del rilancio del turismo e dello spettacolo potrei dare tanto, sia per una mia personale passione che per l’esperienza acquisita come organizzatrice e scenografa di diversi eventi sia pubblici che privati.
Tremestieri fa parte della Città metropolitana di Catania, qualcosa sul coordinamento con la metropoli etnea?
Naturalmente. E, se posso dire, soprattutto la frazione di Canalicchio deve avere servizi ancora più integrati con quelli del Comune di Catania, di cui costituisce un elemento della cintura. Io stessa sono di Canalicchio. Ma Tremestieri ha anche una sua fisionomia culturale ed economica unitaria. Integrati con Catania sì, ma con una nostra spiccata identità.
Servizi integrati sì, ma non dimentichiamoci delle nostre vocazioni agroalimentari e artigianali. In questo l’integrazione va cercata anche e soprattutto con gli altri comuni etnei del distretto, forse più ancora che con la metropoli. L’agricoltura è la spina dorsale della nostra economia, sulla quale si innestano poi tutti gli altri settori. Non dimentichiamolo mai.
Perché si candida in una lista con il sindaco Rando?
Perché conosco personalmente Santi Rando, la sua preparazione (anche lui come me è laureato in Scienze Politiche e Sociali), la sua onestà ed il suo forte senso della legalità e mi sembra che i compagni di strada debbano essere cercati tra le persone per bene. Per lui, che è già l’attuale Sindaco, si tratterebbe di una riconferma. Ha fatto tanto finora per Tremestieri, in particolare, cosa mai accaduta prima di lui, per la frazione di Canalicchio; basti pensare alla riqualificazione del campetto di calcio, alla riqualificazione della via Carnazza e via Novaluce, della casa dell’acqua e della fontana in via Nizzetti…
Ho poi ammirato la sua presa di posizione contro l’installazione del 5G e l’ottima gestione dell’emergenza Coronavirus; ricordo infatti che nonostante le scarse risorse a disposizione, è riuscito comunque a far “quadrare i conti” a favore dei cittadini in difficoltà. Desidero quindi aiutarlo a portare a compimento il lavoro svolto durante questo primo mandato. Nei prossimi cinque anni, infatti, tanti saranno i frutti che raccoglieremo: i finanziamenti ottenuti si concretizzeranno in lavori nelle scuole e in strutture di edifici pubblici; il Piano di Riequilibrio finalmente finirà, consentendoci di rimodulare al ribasso le aliquote dei tributi e di operare importanti investimenti in termini di servizi, sviluppo, strade, commercio e sostegno alle fasce più deboli.
Certamente c’è anche tanto ancora da migliorare… ed è anche e soprattutto su questo che desidero dare, se gli elettori me lo consentiranno il mio umile contributo.
La vedremo assessore quindi?
E perché no? Non mi tiro certo indietro. Dipende anche dal consenso che mi sarà dato. In ogni caso sono pronta per rappresentare una nuova Sicilia, libera, dentro il Comune.
Una bandiera di libertà in un municipio siciliano quindi?
Mi auguro che le bandiere siano tante, qua e là per la Sicilia. Noi coltiviamo un sogno. Il sogno di una Sicilia in cui i nostri figli non siano costretti a farsi la valigia come abbiamo fatto noi. La nostra Sicilia sarà una tigre del Mediterraneo, valorizzando le nostre tradizioni e le nostre risorse, e in un clima di ritrovata legalità, con una gestione equilibrata del territorio, e con una politica a servizio della società e non viceversa.
E allora la vedremo in Consiglio?
Se questa sarà la fiducia e il consenso che mi accorderanno i miei concittadini, che sarò onorata di servire.
W Tremestieri, W la Sicilia.