Anche il peggiore dei governi si può trovare a fare per sbaglio o per coincidenza con interessi propri un provvedimento che sia in linea con gli interessi della Sicilia.
Bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere quando ciò accade.
Noi al referendum votiamo NO, e abbiamo spiegato perché; perché, fra gli altri motivi, la voce della Sicilia in Italia si fa più debole e perché, finché di questa Italia, volenti o nolenti, facciamo parte, non possiamo girarci dall’altra parte e fare finta di essere indipendenti, come pure ci chiede qualche estremista del separatismo.
Votiamo NO e speriamo che il NO ribalti i pronostici contro un provvedimento autoritario.
Con la stessa determinazione dobbiamo invece riconoscere che la nuova legge elettorale portata avanti da PD e M5S, pur presentando (da quel che si apprende dai media) molti risvolti negativi che vanno nella direzione di ridurre il potere dei cittadini di eleggere i propri rappresentanti e rafforzare il potere delle segreterie, come per esempio quella dei “listini bloccati”, contiene PER INCIDENTE una disposizione che potrebbe essere la chiave di volta per poter finalmente avere una rappresentanza parlamentare non ascara e asservita ai soliti interessi coloniali.
Sia chiaro: l’attuale maggioranza sta facendo tutto per “interessi di bottega”, cioè impedire alle destre italiane di prendere il sopravvento con una legge maggioritaria. Ma a noi di queste beghe “italiche” davvero interessa pochissimo.
Il fatto è che si delinea un proporzionale puro con “DIRITTO DI TRIBUNA” PER LE MINORANZE. La norma, fatta per salvare Renzi o Speranza, potrebbe finire per essere utile alla Sicilia, in una maniera determinante come non lo è mai stato dal 1860 ad oggi!
Infatti, vero è che lo sbarramento alla Camera verrebbe alzato al 5% (cifra non arrivabile MAI da un partito “regionale”) e vero che quello al Senato sarebbe identico, ma…
lo sbarramento non vale per i partiti che abbiano raggiunto lo stesso quorum O IN UNA CIRCOSCRIZIONE AL SENATO O IN TRE ALLA CAMERA.
Che significa questo a bocce ferme?
Al Senato, anche se vincesse il Sì, la Sicilia che non è regione piccola continuerebbe a costituire una circoscrizione, alla quale, anche se vincesse il Sì, andrebbero non meno di 18 senatori.
Alla Camera le circoscrizioni restano due: Sicilia occidentale ed orientale, con circa 36 deputati in tutto.
In tal modo basterebbe superare il 5% su base regionale a un partito siciliano per avere circa un senatore e, con la stessa percentuale, presa alla Camera e anche in Sardegna (dove non è impossibile fare accordi con partiti sardisti che non snaturino le ragioni del sicilianismo in un ambiente troppo ampio) , si possono ottenere circa 2 deputati.
Se vince il NO sono addirittura di più. Ma anche nella peggiore delle ipotesi, 1 senatore su un piccolo Senato di 200 persone diventa determinante per qualunque maggioranza.
Questo significa che se i Siciliani “smettono” di dare la loro fiducia ai partiti italiani, finalmente il voto per un partito siciliano sarà pienamente un voto UTILE, contro il quale non si potrà fare alcuna valutazione rinunciataria.
Non saranno necessari compromessi di sorta. Una lista siciliana di rottura con la partitocrazia potrebbe farcela benissimo.
Se così sarà è certo che saremo presenti. Poi dipenderà dai Siciliani.