Venerdì 4 settembre 2020 una delegazione di Siciliani Liberi ha partecipato alla prima di una serie di iniziative #stop incendi in Sicilia, un sit-in che Il forum della Valle dell’Oreto ha organizzato ad Altofonte insieme a numerose associazioni sia ambientaliste che non, le pro-loco e numerose altre, e i sindacati CGIL-CISL-UIL Sicilia, FLAI.CGIL, FAI.CISL, UILA-UIL, per chiedere interventi e politiche contro gli incendi che nell’ultima settimana di agosto hanno devastato il nostro territorio.
Questo primo evento sull’onda dell’indignazione causata dalla gravità dell’incendio che ha devastato il rigoglioso e lussureggiante bosco della Moharda, particolarmente caro ad Amelia Cassataro in quanto iscritta a Siciliani Liberi e membro del “Comitato per il contratto di fiume Oreto”. Tale bosco rientra all’interno del bacino fluviale.
Ha aperto il sit-in l’ex assessore al territorio del Comune di Altofonte Giuseppe Castellese, chiedendo alla Regione prevenzione e pianificazione per la gestione degli incendi, oltre alla gestione delle aree forestali e delle aree naturali in generale. Al termine del suo intervento ha dichiarato: «Si è trattato di un’altra evidente dimostrazione della assenza e inefficienza della politica regionale».
Ha quindi ceduto la parola al sindaco Angela De Luca. Quest’ultima ha definito cataclisma ciò che è accaduto ad Altofonte. Il paese infatti sta vivendo un vero e proprio “day after”, perdendo con il bosco della Moharda una parte della propria storia, «uno di quei luoghi che ogni parchitano ha visto sempre come un piccolo angolo di paradiso», ha dichiarato.
Proseguendo con tono risoluto ha detto: «Occorrono adesso azioni tempestive da parte delle istituzioni competenti per mettere in sicurezza Altofonte dall’elevato rischio idrogeologico. Non oso immaginare cosa proveranno i parchitani, rientrando dalle case a mare dopo la stagione estiva, volgendo lo sguardo verso la montagna ferita e violentata da mani di gente vigliacca e senza scrupoli, paragonabili solo a efferati criminali».
Poi ha ringraziato tutti coloro che, dai Vigili del Fuoco (ben 150) agli operai della Forestale, ai Carabinieri ai Volontari della Protezione Civile alla polizia municipale di Altofonte ma anche semplici cittadini per il sangue freddo e responsabilità dimostrato, continuando a lavorare instancabilmente per più di 24 ore dentro una cappa d’aria e di fumo irrespirabile.
«Nelle prime fasi dell’incendio», ha proseguito il sindaco descrivendo il vissuto di quelle ore tragiche, «avendo compreso la gravità della situazione ho dato ordine di evacuare il paese in determinate contrade». Poi con voce commossa e contrita ha chiamato tutta la comunità civile a raccolta perché «chi sa non può piangere e non denunciare».
Poi ha anche accennato alla perduta sicurezza idrogeologica. «Vi sono tante case (precisamente una cinquantina)», ha sottolineato il sindaco, «che ricadono a ridosso del bosco e in una certa zona il bosco era ricco di vegetazione arbustiva le cui radici erano un tutt’uno con dei massi di roccia; molti adesso non dormono perché l’abitato è a ridosso di questa zona piena di sassi che attualmente non sono più trattenuti dalle radici e non appena arriveranno le prime piogge Il destino di queste case sarà davvero un punto interrogativo».
«Posso solo sperare» – ha concluso – «che nei tempi più brevi possibili il bosco sia riguadagnato alla fruizione pubblica».
L’intervento di Salvatore Buccheri di Salviamo l’Oreto ha sottolineato come data la precisione chirurgica con cui si è sviluppato l’incendio si tratta di un disegno criminale di una o più mani esperte che hanno scelto le condizioni ideali di tempo (un sabato), di luogo e di meteo per fare il maggior danno possibile. Peraltro alcuni quartieri come Valle Malva e Buttafuoco sono rimasti privi della distribuzione di luce ed acqua a causa del fatto che l’incendio ha coinvolto la vasca di accumulo delle acque che riforniscono questi due quartieri.
Successivamente il forestale Salvino Carramusa ha sottolineato come di anno in anno il numero degli incendi è in continua crescita per cui è necessaria l’individuazione di un “pool di esperti” (nucleo interforze specializzato) ed un pool di magistrati che si occupino esclusivamente di reati ambientali e incendi boschivi ed una commissione parlamentare di inchiesta sia regionale che nazionale.
Mentre Tonino Russo della FLAI-CGIL ha sottolineato la necessità di rendere, da parte dei sindaci, immediatamente effettiva l’istituzione del “Catasto degli incendi”, e da parte dei comuni la necessità di costringere i proprietari dei terreni che risultano abbandonati e incolti ad una minima manutenzione che salvi dal rischio “autocombustione” specialmente laddove questi si trovino in prossimità di aree sensibili (boschi, strutture urbane, ecc.).
È intervenuto anche Vito Lo Monaco del Centro Studi Pio La Torre sottolineando come il governo regionale ha la responsabilità di aver indebolito tutte le politiche di prevenzione e di recupero delle aree interne, agricole, collinari e montane, non incoraggiandone, con delle adeguate politiche, il recupero al fine di un adeguato sviluppo rurale sostenibile.
Ernesta Morabito di Italia Nostra ha sottolineato come da parte del forum è stato fatto un esposto alla procura della Repubblica per la necessità di rendere effettiva la legge n. 68 del 2015 sui reati ambientali e la legge quadro 353/00 che prevede tutti gli strumenti e le modalità per una efficace ed efficiente attività di prevenzione. Peraltro, ha aggiunto, la Regione spende 15.000 euro l’ora per i canadair e 8.000 per un elicottero.
Gli interventi delle associazioni ambientaliste hanno poi sottolineato la necessità della difesa del patrimonio ambientale, a più riprese è stato sottolineato che: bisogna imprimere uno stop agli incendi e alla devastazione del territorio siciliano, occorrono interventi e politiche urgenti per la salvaguardia e prevenzione con investimenti adeguati e con continuità soprattutto durante i mesi estivi.
Il prof. La Mela Veca pensa che vi sia anche la necessità di predisporre un piano di interventi forestali per rimuovere gli alberi bruciati, effettuare i necessari interventi di idraulica forestale; inoltre coordinarsi e negoziare con le istituzioni a qualsiasi livello, attenzione alla gestione forestale e alla prevenzione primaria e secondaria. Inoltre con l’occasione si può pensare di iniziare una progressiva riconversione dalle conifere in latifoglie mediterranee, ma soprattutto un cambio di passo sul controllo del territorio, ad esempio fondamentale sarebbe una vigilanza dinamica delle squadre antincendio forestali coordinate con quelle della protezione civile.
Le azioni da mettere in programma sono: recuperare la vegetazione risparmiata o solo in parte danneggiata dall’incendio. Eventuali interventi di diradamento, rinfoltimento e rimboschimento, dovranno essere valutati solo dopo la verifica della capacità di risposta del bosco (resilienza) in termini di insediamento spontaneo di specie autoctone.
Infine Pietro Ciulla del WWF ha concluso con il suo intervento su quanto ormai occorra trasformare la rabbia in forza propulsiva che consenta di chiedere alle istituzioni competenti risposte immediate e adeguate a fronteggiare le conseguenze disastrose dell’incendio. «Da ora in poi» – ha dichiarato infine – «talloneremo le istituzioni perché colpevoli di gravi inadempienze».
Questo episodio criminale è stato l’ennesima dimostrazione che abbiamo una politica sciatta e inadempiente che preferisce pagare milioni di euro invece di spendere magari la stessa cifra una sola volta e non annualmente per dotarsi di squadre antincendio dotate di mezzi e strumenti propri (si pensi che in Sicilia abbiamo solo 2 Canadair in pianta stabile nell’isola). Assistiamo ad una politica non in grado di affrontare le emergenze che tende a risolvere tutto con la dichiarazione di Stato di Calamità.
Il prossimo evento su questo tema sarà domenica 13 settembre. Si tratta della “Marcia silenziosa sulla Moharda”. Anche in questa occasione Siciliani Liberi sarà presente con una propria nutrita rappresentanza.