Purtroppo i commenti sulla recente ordinanza del Presidente Musumeci per la chiusura degli hotspot stanno prendendo la piega peggiore: quella della strumentalizzazione partitica.
Il PD la stigmatizza solo per difendere il Governo Conte, dimenticandosi che i Siciliani, seppure solo sulla carta, hanno diritto alla legalità e alla sicurezza non meno degli altri cittadini italiani.
La Lega si vuole attribuire meriti che non ha, cogliendo nell’ordinanza nientemeno che l’accoglimento di un suo suggerimento e l’accettazione acritica delle sue politiche, inaccettabile!
La questione si sta riducendo alle solite diatribe destra italiana contro sinistra italiana. In mezzo la Sicilia, come sempre, indifesa.
“Siciliani Liberi” è all’opposizione in Sicilia, ma non per questo “spara” in modo preconcetto su tutto ciò che fa il Presidente della Regione. La posizione in questo caso è condivisibile e legittima. Temiamo solo che si fermi, come sempre, alle petizioni di principio.
Intanto va detto che NON È una scelta di campo sulle politiche migratorie. Sappiamo bene che spettano allo Stato e che (purtroppo) non siamo un Paese indipendente. Ma, qualunque sia la scelta, questa volta lo Stato italiano la DEVE fare; non può girarsi dall’altra parte, peggio della UE, lasciando la Sicilia in balia al suo destino.
L’Italia è per l’accoglienza, più o meno indiscriminata? Bene, che accolga, ma che sia l’Italia intera a farlo, tutte le regioni, quelle governate dal PD in testa!
L’Italia è per i respingimenti, più o meno “umanitari”? Bene, che respinga, ma che se ne occupi in prima persona!
Musumeci ha posto un problema politico serio e reale. L’Italia ha scelto di non scegliere, ha deciso che la migrazione di un intero Continente in Europa è un problema esclusivamente siciliano.
E la Sicilia si è fatta sentire, finalmente. Una volta tanto che il Governo Siciliano non è stato servile e coloniale perché non riconoscerlo?
I centri di “accoglienza” non sono infiniti. Lo spazio non è infinito. Esiste un problema di governabilità del fenomeno e di risorse, che non sono illimitate.
La Sicilia è allo stremo delle proprie capacità. Dov’è che sbaglia Musumeci nella sostanza?
Ma non sbaglia neanche nella forma. Torna l’art. 31 dello Statuto. Il Presidente è, DEVE ESSERE, se non lo è mai stato sinora, il Capo della Polizia e il responsabile dell’ordine pubblico in Sicilia. In Sicilia l’intruso è la Lamorgese, non Musumeci. Su questo punto si deve andare avanti.
Non stiamo gestendo le migrazioni, che sono compito dello Stato, ma l’ordine pubblico e la salute pubblica. Questo è compito del Presidente della Regione, tanto più urgente quanto più lo Stato fa finta di niente…
Però ora Musumeci deve andare avanti, fino in fondo.
Deve denunciare i Prefetti che non ottempereranno alla sua Ordinanza, sostituirli se necessario. Con un’altra ordinanza. Organizzare lo svuotamento dei centri e il trasferimento dei suoi ospiti al di là dello Stretto con mezzi della Regione. E vediamo che succede.
Lo faccia questo atto! Apparentemente eversivo, ma in realtà semplicemente nel segno del ripristino della legalità costituzionale sin troppo violata.
Si appelli alla Corte Costituzionale (in mancanza per ora dell’Alta Corte, realisticamente) per il conflitto di competenze, ma…. non si fermi qua.
Siccome È CERTO che le corti italiane daranno tutte ragione all’Italia e torto alla Sicilia, vada oltre: investa la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Il Consiglio d’Europa, trascinandovi lo Stato italiano per violazione dello stato di diritto. Ma richieda anche l’intervento di paesi esteri, se necessario, interessati alla stabilità della Sicilia. Cominci a internazionalizzare la Questione Siciliana!
Temiamo invece che, come altre volte, Musumeci lanci la pietra e poi, di fronte al semplice diniego dello Stato, finisca per calare la testa. E farla calare come sempre a tutti noi.
Questa volta non deve andare così, deve andare in fondo. La Sicilia non merita questo.
Se poi per lo Stato italiano dobbiamo comportarci come Paese indipendente, allora che lo siamo in tutto e per tutto: che l’Italia se ne vada e decideremo noi quali saranno le politiche migratorie e come gestirle.
Di certo non faremo peggio di così.