Dovremmo essere contenti del fatto che le battaglie di Siciliani Liberi per LA ZES siano state almeno tradotte nell’istituzione di tante piccole ZES. Anzi, diciamo che un po’ lo siamo. Siciliani Liberi si dimostra ancora una volta essere l’unico movimento o quasi dove si pensa qualcosa che poi va in agenda politica a beneficio dei Siciliani.
Le battaglie, le raccolte di firme dal 2016 per questo progetto, ciò che non verrà mai ufficialmente riconosciuto, hanno avuto questo esito. Bene. Ricordiamo che senza SL non avrebbero mosso un dito.
Però dobbiamo dire che il progetto che stanno portando a termine è troppo minimale per venire incontro alle drammatiche condizioni dell’economia siciliana, al tracollo dopo la crisi del Covid19.
Tanto è minimale che siamo stati costretti a cambiare “sigla” al nostro progetto: da ZES a ZESI, cioè Zona Economica Speciale Integrale. La Sicilia infatti ha le carte in regola per essere costituita INTEGRALMENTE come ZES.
Il progetto in atto, infatti, per ciò che si comprende – adesso – darà vita a due enti, più robusto quello di Catania, un po’ meno quello di Palermo (e che Dio ce la mandi buona quando si costituiscono “enti”), che a loro volta gestiscono una serie di piccole aree, a macchia di leopardo, tra porti, aeroporti e zone di insediamento produttivo.
Questa frammentazione estrema crea intanto distorsioni non sempre razionali all’interno della stessa area economica tra chi è “dentro” e chi è “fuori”, mentre a beneficiarne dovrebbe essere l’intera Sicilia. Queste ZES sembrano poi più preordinate a favorire esclusivamente investitori esterni (per i quali si fanno “enclaves” o concessioni coloniali) più che la classe produttiva locale, la quale deve sempre e solo sperare sulle “ricadute”. Non abbiamo nulla in linea di principio contro gli investimenti esterni, ma riteniamo che il principale beneficiario di questi interventi debba essere l’imprenditoria siciliana.
I contenuti, ancora, appaiono piuttosto poveri: non una generalizzata fiscalità di vantaggio ma taluni mirati sconti fiscali che incentivano taluni investimenti, oltre ad una benedetta sburocratizzazione, che però non si capisce perché non possa essere generalizzata all’intera economia siciliana. E, infine, la scelta delle zone, se si vuole differenziare per esigenze territoriali, ha dimenticato proprio i distretti più vocati a norme di particolare favore: i distretti montani, che attendono ancora invano; le isole minori; l’Area dello Stretto, dove Messina ha quasi la vocazione naturale al ruolo di Porto Franco.
Richiamiamo ancora appena i principali contenuti della nostra ZESI e ci rivolgiamo in particolare alle categorie produttive e agli ordini professionali:
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Generalizzata fiscalità di vantaggio con possibilità da parte dell’Assemblea di deliberare in materia di imposte dirette e indirette in modo sostitutivo, e non integrativo rispetto alla normativa statale.
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Facilitazione della realizzazione di infrastrutture produttive e di trasporto.
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Generalizzata sburocratizzazione per favorire ad ogni livello l’insediamento produttivo.
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Emissione, con incentivo ad essere usato per le transazioni interne in modo fiduciario, di uno strumento finanziario irredimibile valido anche per il pagamento dei tributi.
I dettagli della nostra proposta, che mantiene tutta la sua visibilità, sono consultabili agevolmente qui. Essi sono compatibili con lo Statuto della Regione siciliana, che è parte integrante della Costituzione della Repubblica. Ma soprattutto essi non sono un mero “privilegio”, bensì una compensazione per la condizione di insularità riconosciuta a livello di diritto europeo. Insularità che non ha mai trovato altro se non petizione di principio.
A questo proposito prendiamo atto della recente proposta di integrare lo Statuto con un articolo (sarebbe il 38-bis) che riconosca la condizione di insularità, ma avvertiamo un rischio: che questo articolo serva per riconoscere alla Regione alcune provvidenze, quali la continuità territoriale sui trasporto aereo e navale, ma declassi tutto il resto dello Statuto a istituzioni “esterne” alla condizione di insularità. E invece l’unico modo di attuare lo Statuto è quello di farlo applicare proprio “in ragione della condizione di insularità”.
Proponiamo quindi che alla proposta di articolo che riportiamo siano aggiunti gli emendamenti che inseriamo in maiuscolo.
«Lo Stato riconosce gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e garantisce, OLTRE AI RESTANTI ISTITUTI PREVISTI DAL PRESENTE STATUTO, ULTERIORI misure e interventi conseguenti per assicurare la piena fruizione dei diritti di cittadinanza dei siciliani».
Restiamo comunque piuttosto scettici sull’utilità di una norma che attribuisce discrezionalmente allo Stato la decisione sul suo contenuto, quando questo (lo Stato) non ha mai neanche riconosciuto alla Sicilia quei diritti che lo Statuto ci garantisce in modo esplicito. Se non si aggiunge il nostro emendamento, però, si rischia di depotenziare quello che già esiste, e che garantisce finanche la continuità territoriale(art. 22) senza ricevere in cambio alcun potenziamento
Siciliani Liberi è una forza costruttiva, responsabile, pronta per governare la Sicilia, ma pronta anche dall’opposizione a contribuire a tutto ciò che possa servire per il progresso materiale e spirituale del nostro Popolo.