Ciro Lomonte: “Attenti a chi usa lo Statuto per riciclarsi”: E sulle alleanze…
Timesicilia
A volte ritornano. Ammesso che se ne siano mai andati. In vista delle prossime elezioni europee, ecco ricomparire l’ex governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che ieri, a Enna, ha organizzato un convegno programmatico del suo Mpa. Non è il solo. L’appuntamento con le europee sta alzando il sipario su tanti personaggi che sventolano lo Statuto autonomistico per raccogliere ‘simpatie’. Personaggi che quando ne hanno avuto l’occasione, lo Statuto lo hanno messo nel cassetto.
Su questo tema facciamo una chiacchierata con Ciro Lomonte, segretario di Siciliani Liberi.
Ieri a Enna Convegno Programmatico del “Movimento Autonomista” di Lombardo. Cosa sta succedendo in Sicilia?
Secondo me, i vecchi politici (non è questione di età anagrafica) comprendono che i Siciliani avrebbero da tempo gettato a mare il sistema dei partiti italiani se non fossero stati ridotti alla miseria. Ora che il sistema è in crisi tentano di riciclarsi prendendo temi sicilianisti e autonomisti, ma non può funzionare.
Perché non può funzionare? Escludete che altri, oltre voi, possano avere a cuore i diritti dell’Isola?
Ci mancherebbe. Noi parliamo con tutti, e il beneficio del dubbio è sempre lecito. Ma credo che non noi, ma i Siciliani, non possano dare credito a chi ha governato la Sicilia per decenni, ha avuto tutto il tempo per difenderne gli interessi costituzionali, e non lo ha mai fatto. Perché dovrebbero farlo ora? A noi sembra una delle solite manovre per tenere a galla un sistema di potere ormai logoro. Non abbiamo bisogno di combatterlo; è ormai alla frutta da solo. I Siciliani sapranno distinguere l’originale dalle brutte copie. Riceviamo ogni giorno segnali di interesse da parte di semplici cittadini e movimenti civici. Stiamo attraversando un momento di ristrutturazione interna, ma solo un movimento identitario come il nostro può dare risposte ai Siciliani.
Comunque, Lombardo a parte, c’è molto interesse sui temi dello Statuto. Come si spiega?
Da un lato molti Siciliani sono profondamente delusi dalle politiche dello Stato, che guardano sempre alla Sicilia come una provincia annessa. Pensi al recente nubifragio: per l’Italia propriamente detta stanno già arrivando gli aiuti, per noi va bene quando non ci insultano e non ci dicono che è colpa nostra. Questo i Siciliani lo capiscono, anche troppo bene. Da un altro lato c’è stata un’informazione lenta, continua, sotterranea, che ha spiegato a molti siciliani – secondo noi ancora troppo pochi – che lo Statuto, anche se non è la piena indipendenza, non è mai stato attuato. Si tratta comunque di un’occasione sprecata e di una violazione dei nostri diritti. Anche chi non ha maturato una coscienza pienamente indipendentista si sente frodato. Da qui il tentativo di appropriarsi di temi, spesso però sentiti poco da chi cerca di appropriarsene.
E quindi restate “in frigorifero”. Non parlate con nessuno.
Questo no, non l’ho detto. Noi vediamo bene il fatto che altre forze, persino partiti italiani, o singoli esponenti, sposino le nostre battaglie. Saremmo settari, anzi stupidi, se dopo aver lanciato un’iniziativa non volessimo che altri la raccolgano. Siamo molto lontani dall’On. Figuccia e dal suo UDC, ad esempio, anzi lontanissimi, ma la sua firma alla nostra Petizione “Salviamo la Sicilia” per rilanciare il tema di una piena attuazione dello Statuto ci soddisfa, così come non ci è dispiaciuta analoga adesione dell’On. Marianna Caronia. L’iniziativa è giusta ed è giusto, anche normale, che chi non è in perfetta malafede la veda come corretta. Recentemente anche Igor Gelarda, della Lega, l’ha firmata.
Però questo può generare confusione nell’elettorato. Ci vuole chiarire una volta per tutte qual è la politica di “Siciliani Liberi” nei confronti degli altri partiti?
Con piacere, anche perché io il primo ne sono un esecutore, e non il decisore. È stato deciso così e recentemente abbiamo avuto anche un dibattito interno. Cercherò di essere sintetico. Su singoli progetti, nell’interesse della Sicilia, non possiamo avere alcuna preclusione. Sul piano delle alleanze politiche, alle amministrative o alle regionali, possiamo parlare solo con altri partiti siciliani o con liste civiche. Per noi, le “regionali” sono le nostre politiche. Lo stesso per le elezioni “non” siciliane, cioè le “politiche” e le “europee”, dove però per gli sbarramenti delle leggi elettorali è molto difficile presentare una nostra lista. E tuttavia lì c’è una differenza, me la lasci puntualizzare. Se, per ora per pura ipotesi, avessimo i nostri rappresentanti a Roma o a Strasburgo, questi, pur non avendo alleanze organiche con nessuno, possono appoggiare governi, dare l’appoggio esterno, naturalmente, solo a condizioni di livello altissimo, cioè solo nel superiore interesse della Sicilia. In Sicilia, però, sempre alternativi ai partiti italiani. Insomma un po’ come hanno fatto in 70 anni l’Union Valdotaine o la SVP, portando a casa quasi l’indipendenza. Questo sì, l’abbiamo sempre detto; alleanze organiche no, mai, né a Roma né in Sicilia.
Nessuna preclusione ad accordi locali con autonomisti o indipendentisti. Ho capito bene?
Naturalmente, purché non siano riciclati. Quanto alla rappresentanza siciliana non è colpa nostra se siamo la forza politica organizzata più rappresentativa. Nessuna preclusione a parlare con altri. Qualcuno è uscito da Siciliani Liberi, non riuscendo per il momento a creare forze alternative, e i rapporti umani si sono un po’ guastati. Ma – ripeto – nessuna preclusione se e quando forze politiche siciliane di rilievo si affacciassero all’orizzonte, né pretesa di esclusiva. Quello che conta per noi è la Sicilia. Con i partiti italiani le condizioni si fanno invece più strette: solo accordi su obiettivi concreti condivisi e, in Italia e in Europa, solo possibili “contratti” (ora vanno di moda) e mai in Sicilia, lì il nostro divieto è tassativo. Non abbiamo mai cambiato linea. È sempre stata questa. Del resto i nostri militanti, simpatizzanti ed elettori non ci seguirebbero in un’alleanza con i partiti italiani. Noi siamo veramente “un’altra cosa. Accordi specifici sì, però. Non siamo settari e non serve. E ad ogni modo il nostro interlocutore privilegiato in Italia sono i movimenti identitari locali, regionalisti o federalisti o indipendentisti: dalla Sardegna al Friuli alla Toscana. Siamo già all’interno di una realtà emergente, “Autogoverno”.
Facciamo un’ipotesi di scuola: se aveste un deputato o un senatore, a quali condizioni, anche senza entrare in alleanza, questo potrebbe votare la fiducia a un governo italiano?
C’è stato un dibattito interno su questo. Lasciamo perdere. Siamo troppo esigenti per essere interessanti. Non credo che esistano partiti italiani interessati a loro volta a fare sul serio con la Sicilia.
Ma almeno vuole dire quali sono le richieste ineliminabili per voi? Anche per parlare con altri soggetti siciliani dovreste farlo, no?
Va bene. Facciamo questo “gioco”. Riporto esattamente una proposta che è girata al nostro interno e che ha suscitato grande entusiasmo, anche se non abbiamo votato esattamente su un documento per questo. E allora, si tratta di 8 punti secchi:
1° ricostituzione dell’Alta Corte (perché altrimenti saremo sempre alla mercé della Corte Costituzionale e delle sue sentenze abrogative);
2° regionalizzazione dell’Agenzia delle Entrate e territorializzazione di tutti i tributi maturati in Sicilia senza parallelo passaggio di funzioni dallo Stato alla Regione (o solo quello che ci spetta, ma non in modo “neutrale” come dicono loro);
3° ricostituzione della Commissione paritetica con altre persone a farne parte, e con la Presidenza affidata al Prof. Massimo Costa, la persona che più di tutte ha dedicato gran parte della sua vita pubblica proprio ai rapporti tra Stato e Regione e che non è mai sceso a compromessi con nessuno;
4° concessione immediata di una piena potestà tributaria autonoma con facoltà di creare una fiscalità di vantaggio (altro che pochi metri quadri di ZES…!);
5° possibilità di emettere una moneta fiscale parallela (anche sotto forma di Moneta Fiscale);
6° abolizione di tutti gli sbarramenti elettorali nazionali per le elezioni politiche ed europee e diminuzione del numero di firme necessarie a presentare le liste (altrimenti dobbiamo aspettare di avere il 40 % prima di avere un nostro deputato o eurodeputato);
7° riconoscimento, con tutta la gradualità e prudenza del caso, della lingua siciliana come Lingua Regionale minoritaria e adozione delle necessarie misure a tutela della stessa;
8°costituzione di un servizio radiotelevisivo pubblico regionale sotto il controllo della Regione ma autonomo, che sia finanziato dal canone raccolto in Sicilia (così una nazione di 5 milioni di abitanti sentirà finalmente anche una campana diversa dal solito linciaggio delle TV italiane).
Ho capito, volete così tanto che nessuno potrà dirvi di sì…
Non è vero, mi pare che questa sia solo la parte più urgente del nostro programma. E ci sembra che siano tutti punti irrinunciabili. In realtà mi pare una base minima di partenza. Del resto se non chiediamo questo che dobbiamo chiedere? Poltrone? Non ci interessano, anche perché in fatto di poltrone gli altri sono più bravi di noi. Se anche ci provassimo, siamo troppo inesperti e ci faremmo imbrogliare facilmente.
Quindi le condizioni sono queste?
Solo se si fa sul serio. Di chiacchiere ne abbiamo sentite tante. Per esempio, sulla Commissione Paritetica, poi il Prof. Costa lo devono fare lavorare sul serio. Se dopo due giorni lo costringono alle dimissioni…certo che non va. Il punto è che risolvere la Questione Siciliana ha un costo per l’Italia, un costo salato. Non è un processo “neutrale”. Ed è proprio per questo che la vedo molto dura. In ogni caso noi restiamo qui a difendere la Sicilia.
Auguri allora, e grazie per l’intervista.
Grazie a Lei, e viva la Sicilia, sempre.