Qualche giorno fa il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, si è recato in Sicilia per verificare personalmente le condizioni della viabilità isolana ed accertarsi sull’avanzamento dei lavori dei principali interventi di adeguamento e sviluppo delle rete infrastrutturale siciliana. L’azione è meritevole, se non altro perché si tratta della prima ed unica visita di un ministro avvenuta dopo – sebbene non immediatamente – l’eccezionale ondata di maltempo che in Sicilia ha portato morte e distruzione.
Lasciando da parte il gesto del ministro, ciò che è stato annunciato e che è emerso al termine della visita ci lascia sgomenti. Al ministro Toninelli è servito un tour di due giorni nella Sicilia occidentale per apprendere che “i gap infrastrutturali della Sicilia sono tanti” e tali da costringere i siciliani ad utilizzare reti di trasporto “da terzo mondo”. Pertanto, appurato che gran parte della viabilità interna della Sicilia è assimilabile al classico “colabrodo”, il ministro ha annunciato l’intenzione di assegnare ad ANAS, cioè allo Stato, la gestione delle strade provinciali siciliane.
Intanto ci chiediamo se l’idea di affidarsi ad ANAS sia venuta al ministro prima o dopo aver visitato i viadotti “Himera”, sulla A19 Palermo – Catania, e “Scorciavacche”, sulla Statale Palermo – Agrigento, entrambi tratti gestiti dall’ANAS. Per capire, in ogni caso, quanto siano bizzarre le soluzioni prospettate dal ministro, bisognerebbe soffermarsi un attimo sulle ragioni dell’arretratezza delle infrastrutture siciliane e mettere in luce le gravissime colpe dello Stato Italiano a cui, adesso, si vorrebbe affidare la risoluzione del problema.
Prima di tutto bisogna far rilevare al Ministro che è una inadempienza dello Stato, cioè la mancata applicazione dell’art.38 dello Statuto, ad aver impedito la riduzione di quel gap infrastrutturale citato dal ministro e di cui storicamente la Sicilia ha sofferto rispetto al resto del Paese. Aldilà di ciò, l’aspetto che ci preme di più segnalare è che non si può seriamente affrontare il problema delle strade provinciali tacendo sulle condizioni finanziarie delle ex provincie siciliane che, pur mantenendo le loro funzioni, sono lasciate senza fondi. Le ex province oggi sono strangolate da un assurdo contributo di finanza pubblica: 277 milioni annuali di prelievo forzoso operato dallo Stato. Un ‘salasso’ che rappresenta il 42% delle uscite di enti che, in assenza di tale prelievo, avrebbero bilanci in attivo. Il problema delle strade provinciali sta tutto qui. Quale intervento di manutenzione o di ripristino è possibile eseguire se l’ente gestore che dovrebbe predisporre quei lavori è portato al collasso perché derubato delle proprie risorse finanziarie?
Tuttavia, ciò che ci scandalizza, non sono tanto gli slogan estemporanei e le dichiarazioni strampalate del ministro Toninelli, bensì il totale silenzio del governo siciliano e del Presidente Musumeci, in particolar modo, che – pur avendolo incontrato – hanno ritenuto di non aver nulla da obiettare alle dichiarazioni del ministro.