(di Massimo Costa)
Il recente linciaggio della Regione, anzi dell’intera Sicilia, sulla vicenda inesistente della Legge 104 (figurarsi che l’unico dipendente adottato da un invalido è… un pensionato dal 2011) non va letta in modo isolato.
L’assenso dato da Musumeci, sia pure per mezzo dell’Assessore Falcone, allo scippo dell’IVA siciliana in Consiglio dei Ministri, non va letto neanche in maniera isolata.
Nel linciaggio morale da parte delle TV siciliane, e negli atti illegittimi e vessatori che continuamente la Sicilia subisce, con un’accelerazione che parte dalla Presidenza Crocetta (se non prima), c’è un vero e proprio metodo. Un disegno strategico di demolizione di ciò che resta dell’Autonomia, che parte da lontano, dai primi anni ’90 almeno, quando fu inghiottito il Banco di Sicilia nel disinteresse generale e che ha trovato uno strumento istituzionale che è ora di denunciare per quello che è: l’elezione diretta del Presidente della Regione.
Il Presidente “eletto dai cittadini” non è affatto eletto dai cittadini. E’ trascinato dai partiti e, da tre legislature, da ben tre legislature, è sistematicamente un Presidente di minoranza (minoranza della minoranza che va a votare). Ma è in grado – e tanto basta – di esautorare del tutto l’unico luogo in cui si può preservare la democrazia: il Parlamento.
Noi Siciliani, modestamente, il Parlamento lo abbiamo inventato. Non si governa la Sicilia senza il Parlamento. Non importa che “Siciliani Liberi”, oggi, non sia rappresentato. La nostra è una battaglia di principio. La Sicilia aveva un Parlamento con re autorevoli come Ruggero II o Federico II. Col Parlamento i Viceré erano tutto, contro il Parlamento erano niente. Persino l’antico Re Agatocle era l’unico re ellenistico ad avere un’Assemblea e a non essere un despota. Persino gli arabi di Sicilia avevano la Gemaa. Sicilia e Parlamento sono un binomio indissolubile.
Oggi il Parlamento è svuotato, ricattato dai Presidenti di turno ogni giorno, esautorato.
Poi, il Presidente, da solo di fronte al Governo, fatalmente si piega ai poteri forti.
Noi non potremo mai risolvere la Questione Siciliana se non riportiamo la sovranità siciliana in Assemblea.
Un Presidente da solo di fronte a Roma è ricattabile, debole. Un Presidente spalleggiato dall’Assemblea diventa forte, perché dietro ha un Popolo.
Ormai è chiaro come il sole: Musumeci NON PUÒ risolvere da solo la Questione Siciliana, anche con tutta la buona volontà di Gaetano Armao che fa annunci, delibere di apprezzamento e costituisce autorevoli gruppi di studio ai quali auguriamo sinceramente buon lavoro. Il Presidente forse non ne ha contezza, forse non ne ha la forza. In ogni caso è chiaro, se questi sono i suoi atti e i suoi annunci dopo più di 5 mesi di Governo, che non ne ha la minima intenzione o il coraggio.
L’unica possibilità che il dramma siciliano trovi una soluzione è quindi che il Parlamento riprenda in mano la situazione.
Ha gli strumenti per farlo. Lo faccia, subito.
Inserisca una norma che toglie al Governo regionale e dia all’Assemblea il diritto di deliberare sui componenti della Commissione Paritetica, la quale – ricordiamolo – dovrebbe essere un organo provvisorio e non definitivo.
Nominati i componenti regionali, si metta in mora lo Stato per la nomina di quelli statali, e si mettano all’opera senza indugio. Revisionando in un paio d’anni TUTTI i decreti attuativi sin qui emanati, emanando quelli che mancano, e producendo quei disegni di legge di accompagnamento che rendano finalmente giustizia alla nostra Terra. Dopo di che sia sciolta per sempre e lo Statuto si attui direttamente.
L’Assemblea Regionale Siciliana può e deve farlo, per salvare i nostri giovani da un esodo umiliante, per salvare le finanze di Regione e Comuni da una lenta agonia che non può condurre ad altro che al dissesto, per salvare l’economia e la società siciliana da politiche di austerità semplicemente suicide.
Oggi il Parlamento siciliano ha una responsabilità di fronte ai nostri figli. Non può, non deve tradire.
Si prenda questo potere, ne ha facoltà, non nomini sempre le stesse persone che si sono limitate sin qui a fare da notai ad accordi capestro per la Sicilia, e dia loro il potere ESCLUSIVO di fare queste norme, da sottoporre poi unicamente al Capo dello Stato per la definitiva firma. Anche il Capo dello Stato è Siciliano. Vediamo se, di fronte al lavoro compiuto, se lo ricorderà oppure no.
I “Siciliani Liberi” sono pronti a sostenere qualunque maggioranza parlamentare che si intestasse una Rivoluzione di questo tipo.
Non è UNA Questione. È LA Questione. Tutto il resto non ha davvero alcuna importanza o, semplicemente, viene dopo.