“Siciliani Liberi” apprende della recente iniziativa del Vicepresidente della Regione G. Armao e la sta valutando con molta attenzione.
La procedura indicata (petizione, legge voto e referendum consultivo) riprende nelle sue tre fasi esattamente quella prospettata da Siciliani Liberi per la Zona Economica Speciale già in campagna elettorale alle regionali.
Per gli indipendentisti siciliani l’insularità è infatti uno dei prerequisiti giuridici per il riconoscimento alla Sicilia di uno status economico speciale ed è quindi in sé un passo nella direzione di dare all’Isola forme progressive di sovranità. Il problema è semmai quello di riempire di contenuti tale proposta.
“Siciliani Liberi” – dichiara il Segretario Ciro Lomonte – presenterà a breve in ARS la propria petizione per la Costituzione della Sicilia in Zona Economica Speciale, ma se si dovesse andare a referendum consultivo sull’inserimento dell’insularità nell’ordinamento costituzionale voterà certamente a favore, purché non sia occasione pericolosa per ritoccare lo Statuto in altri ambiti.
Suggerisce allo scopo, tanto alla maggioranza quanto alle opposizioni parlamentari, intanto di inserire tale previsione non tanto nello Statuto, che facilmente potrebbe essere abrogato (al solito) da sentenze ostili della Corte Costituzionale, ma direttamente in Costituzione, anche per la Sardegna, per dare maggior vigore alla stessa previsione. E poi di valutare concretamente la Z.E.S., con un completo programma istituzionale in materia tributaria, monetaria, doganale e amministrativa, che possa dare un vero shock all’esangue economia siciliana. Su questo non dovrebbero esserci divisioni partitiche – continua Ciro Lomonte – e guardiamo con una certa preoccupazione alle dichiarazioni di “botta e risposta” fra Tancredi e Piscitello, un po’ troppo da “campagna elettorale”: per noi la Patria Siciliana innanzi tutto.
Ricorda, infine, come puntare sull’insularità, se da un lato “blinda” l’Autonomia siciliana anche a livello di diritto dell’Unione, contro tentazioni neocentraliste, da un altro è in aperta contraddizione con il disegno del “Ponte” che, norme europee alla mano, farebbe decadere automaticamente da tale condizione.