Gent.mo Crozza,
ci è stata girata una sua “satira” – se così può definirsi – sulla Sicilia.
Le scriviamo perché abbiamo stima di lei. Potremmo attaccarla o accusarla in pubblico, ma credamo che lei sia una persona intellettualmente onesta, e abbia fatto quello sketch in buona fede.
La satira è bella quando attacca i potenti, non quando aggredisce i deboli.
Le piacerebbe una satira sui migranti o sulle vittime dell’olocausto? Ecco, attaccare oggi la Sicilia, che è vittima di uno degli ultimi e più vergognosi colonialismi che esistano sulla faccia della terra, per di più usando i dati falsi della propaganda coloniale, non le fa onore.
Le diamo solo il beneficio dell’inventario dell’ignoranza, cioè della buona fede. Ma, con il suo spottone antisiciliano, lei ha cavalcato il comodo “linciaggio del più debole”, che è una delle cose più odiose che si possano mai sentire e vedere.
Lei dirà: “Ma ho detto cose vere, che si leggono sui giornali. Dove starebbe la falsità? Non è vero che la Sicilia è ‘l’isola del Tesoro’?”.
No, Crozza, la Sicilia non è affatto l’isola del Tesoro. La Sicilia di oggi è semplicemente un inferno, dal quale sta scappando non a caso un’intera generazione. Prima che noi le diamo i dati esatti, caro Crozza, si ponga in coscienza questa domanda: se fosse veramente quel bengodi che dice la TV, che dicono i giornali italiani, perché scappano i Siciliani? Si ponga questa domanda, sul serio. Perché non viene a vivere e a lavorare pure lei in Sicilia, già che c’è? Perché non manda i suoi figli nell’isola del Tesoro (se li ha, non sappiamo)?
Già qui dovrebbe cominciare a riflettere su quello che ha detto, con le risate programmate di sottofondo.
E adesso le diciamo un’altra cosa, più grave: i dati che lei ha sciorinato sono FALSI.
Lei dice: “Ma non è vero che la Sicilia ha cinque volte i dipendenti della Lombardia?”. Vede, caro Crozza, i regionali sì, ma perché svolgono in Sicilia le funzioni che in tutta Italia sono svolte dagli statali, che invece – guarda guarda – non abbiamo proprio.
La Sicilia non ha quasi dipendenti statali, lo sapeva? E sa perché? Perché lo Stato ha passato alla Regione quasi tutte le funzioni, e quindi, quelli che in Lombardia sono statali, in Sicilia sono regionali, dagli addetti ai musei, alla motorizzazione, e così via.
Capito perché confrontare il numero di dipendenti della Regione con altre regioni non ha alcun senso?
Se andiamo a vedere il rapporto tra dipendenti pubblici e popolazione, scopriamo che, su 20 regioni, la Sicilia è 12ma. Vero è che la Lombardia è ultima, e ha forse qualche ragione di lamentarsi. Ma, visto che prima della Sicilia ci sono ben 11 regioni, sarebbe ora di piantarla con questa favola metropolitana dei dipendenti pubblici che in Sicilia stroppiano. I nostri regionali, peraltro ormai quasi tutti prossimi alla pensione, sono “statali”, svolgono le funzioni di un vero e proprio stato, così è più chiaro, a Lei e agli altri?
Sa che questo addirittura è un indice di virtù finanziaria? Proviamo a spiegarglielo. Dove le funzioni sono poste a carico dello Stato, è tutta la comunità nazionale che provvede a pagare quegli stipendi. In Sicilia invece sono pagati dalla Regione, la quale VIVE DEI TRIBUTI DEI SICILIANI!
La sorprende, vero? La capiamo, è la prima volta che lo sentirà dire. Perché i politici dei partiti italiani (pseudo-siciliani), da Mattarella in giù, si guardano bene dal dirlo. La Regione vive (o, meglio dire, “sopravvive”) con una frazione dell’IRPEF e dell’IVA raccolta in Sicilia. L’unico trasferimento degno di nota dallo Stato (1/4 della spesa corrente sanitaria) è quasi completamente azzerato dal prelievo per il “risanamento della finanza erariale”: in pratica lo Stato italiano raccoglie tasse in Sicilia ma non dà niente in cambio.
Se non ci crede le inviamo tutti i dati che vuole. Se non ha competenze, nomini un commercialista di sua fiducia, al quale spiegheremo tutto, e poi si renderà conto anche lei, se è intellettualmente onesto, che la Sicilia è una vera colonia, soggetta al più brutale degli sfruttamenti alla luce del sole.
E i forestali? Lì, mi dira, almeno ci ho azzeccato. Non è vero che sono 24.000 mila?
Intanto anche quelli sono a spese dei Siciliani, pensi un po’.
E poi non è vero che sono 24.000. Trattandosi di “stagionali”, ce ne vogliono 4 (di 78isti, cioè di gente che lavora un quarto di giornate all’anno) per fare lo stipendio di una persona a tempo pieno. Se un’azienda privata deve dichiarare il numero dei propri dipendenti, i part-time e gli stagionali li conta per quote, mica per intero.
Quindi, a conti fatti, sono meno di 7.000. Sempre tanti, eh? Sì, ma già è una storia completamente diversa.
E poi c’è un altro imbroglio che lei (e chi le porge queste informazioni) non sa o fa finta di non sapere. Il “nome” di forestali è del tutto arbitrario e fuorviante. Che c’entra il Canada? Non sono mica guardiacaccia come il ranger dell’Orso Yoghi. In realtà sono operai agricoli per la manutenzione del territorio (le foreste non c’entrano nulla o poco) per una parte e operatori antiincendio per un’altra.
Sono persone addette a combattere il dissesto idrogeologico e gli incendi in una regione ad altissimo rischio di desertificazione. Chiamarli “forestali” è un imbroglio, che consente – come al solito – confronti farlocchi e aggressioni gratuite. Quanti incendi di autocombustione ha il freddo e piovoso Canada? Si ponga questa domanda. E poi c’è un altro imbroglio. In tutto il mondo la manutenzione del territorio è in massima parte appaltata a privati, il cui numero di dipendenti è in genere ignoto. L’errore, se così può dirsi, della Sicilia, è stato quello di gestire “in house” questo servizio. Il confronto tra addetti alla protezione civile, di ogni sorta, tra vari territori, contando i pubblici e i privati che vivono di finanziamenti pubblici, presuppone studi che non si sono mai condotti. E quindi i dati sono fasulli anche per quel che riguarda i forestali.
Politicamente non siamo convinti che sia un bene questa soluzione, che è stata pensata dalla partitocrazia per tenere al guinzaglio un esercito di elettori, e poter quindi inquinare la democrazia. Politicamente crediamo che 4 o 5 mila addetti (pubblici o privati che siano), quindi un po’ meno di quelli attuali, con buone dotazioni, sarebbero più che sufficienti allo scopo, naturalmente a tempo pieno e indeterminato. Però, in ogni caso, ricordi che questo costo del clientelismo politico ricade solo sul contribuente siciliano, questo è sicuro.
Le altre cose che ha preso e raccontato sono comuni a tutta, ma proprio tutta l’Italia. Non c’è alcuna differenza sensibile, tra l’Assemblea Regionale e il Consiglio della Lombardia, se non, forse, a danno di quest’ultima. Dati alla mano, guardi i resoconti della Corte dei Conti in giro per l’Italia, e il quadro è dappertutto ugualmente desolante.
Anche sul debito… Sa perché Crocetta è stato capace di portare il debito regionale in 5 anni da 5 a 8 miliardi? Lei penserà perché si spende e si spande.
Eh no, ma perché, caro Crozza, la Sicilia mantiene sulle proprie spalle la quasi totalità delle spese pubbliche, la quasi totalità del sostegno finanziario ai Comuni, tutto, “come se” trattenesse il 100 % delle principali imposte, ma invece la maggior parte di queste se le trattiene saldamente lo Stato.
Crocetta ha fatto due accordi con lo Stato, rinunciando alla maggior parte di IRPEF e IVA, cioè non solo legittimando il furto che da anni lo Stato perpetra ai danni della Sicilia, ma aumentandone la portata. Lo Stato ha incassato, senza riprendersi alcuna delle funzione accollate ai Siciliani.
Perché così gli ha dettato l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, toscano inviato direttamente dal PD e da Renzi, il vero Presidente, altro che sprechi siciliani!
Ha regalato allo Stato le entrate naturali della Regione, ha regalato il gettito dei contenziosi davanti alla Corte Costituzionale, ha cancellato, con la scusa dell’entrata in vigore della nuova legge nazionale di contabilità, tutti i residui attivi in cui si vantavano crediti tributari verso lo Stato, e….
E per chiudere i bilanci, di anno in anno, non ha trovato altra soluzione che quella di contrarre nuovi mutui, ipotecando il futuro di generazioni di Siciliani, e sparando tutte le addizionali e i tributi locali ai massimi possibili e immaginabili.
Oggi la Sicilia ha, grazie al PD e a Crocetta (ma gli altri partiti italiani non è che siano molto migliori), la peggiore fiscalità di svantaggio di tutta l’Italia, senza parlare del costo dell’energia e dei carburanti più caro d’Italia, in una Regione strutturalmente in surplus energetico.
Questa è la sua “Isola del Tesoro”, sì, del tesoro italiano che la affama e che le succhia il sangue sempre più avidamente, con la complicità di una classe politica locale che “regge il sacco” in cambio di qualche prebenda, e che controlla un voto non libero, affinché la Sicilia non possa mai risollevarsi.
Speriamo che si documenti, Sig. Crozza, e dopo essersi documentato bene, speriamo che si scusi pubblicamente con tutti i Siciliani. Almeno per l’idea di onestà intellettuale che ci eravamo fatti di Lei.
Non ci faccia cambiare idea.
I Siciliani Liberi