– di Massimo Costa
La storia che sto per raccontare è quella di un vero e proprio crimine ai danni di un intero popolo. Sono conti e la terminologia può essere difficile. Cercherò di spiegarla il più facile possibile. Vi prego di seguirmi.
Con effetto retroattivo dall’1 gennaio 2017 la Sicilia da ora in poi, in barba allo Statuto, regala all’Italia la cifra astronomica di 4,2 miliardi l’anno. Sì, avete letto bene: quattro virgola due miliardi l’anno! La stessa Sicilia dove non si riesce a fare la manutenzione alle strade, dove non si riesce a garantire l’assistenza ai disabili e dove non si riesce a finanziare una sanità degna di questo nome, dei comuni tutti in dissesto. La stessa Sicilia da cui scappano migliaia di giovani ogni anno, regala il 5 % l’anno del proprio PIL all’Italia in cambio di niente.
Attenzione! Non sono “mancati trasferimenti dallo Stato”, sono proprio TASSE DEI SICILIANI, MATURATE IN SICILIA, E DIROTTATE A ROMA.
Vi prego di seguirmi e, siccome non spero troppo sul fatto che l’informazione ufficiale faccia girare la presente, vi prego di farla girare.
Sul sito del Governo italiano è riportato che con delibera del 18 dicembre u.s. sulla base di accordi fatti tra il “presidente” Crocetta, sotto dettatura di Baccei (Renzi/Gentiloni) e il Governo italiano, è stato approvato un decreto legislativo che riduce l’IVA spettante alla Regione – udite udite – dal 100 % che teoricamente le spetta ai sensi dell’art. 36 dello Statuto al 36,4 %. Non è che oggi ci prendiamo il 100 %. Attraverso sotterfugi che qui non posso riepilogare, lo Stato, violando lo Statuto, ne trattiene già circa il 50 %. Ora, con questo accordo, la percentuale dello Stato sale dal 50 % circa (illegale) al 63,6 % (legalizzato, anche se sempre incostituzionale).
Allora, cari amici, quando voi comprate qualcosa, qualunque cosa, ci pagate l’IVA. Quell’Iva che voi pagate, è VOSTRA. Non è un regalo da Milano o da Roma, è il frutto del vostro lavoro e del vostro patrimonio. Ebbene, i conti pubblici territoriali ci dicono che l’ultimo anno disponibile (il 2015), la Sicilia ha prodotto circa 6,65 miliardi di IVA, sui propri consumi.
Nello Statuto c’è scritto che, tranne tre tributi che spettano allo Stato, tutti gli altri sono di competenza della Regione (e, per questa, anche dei Comuni a cui quella dovrebbe distribuirli). Quindi, Statuto alla mano, quei 6,65 miliardi l’anno, sono nostri.
Ebbene, se andate a vedere il Rendiconto del 2015, scoprite che solo 3,22 miliardi di IVA sono stati girati dallo Stato alla Regione.
La differenza è rimasta nelle casse dello Stato, violando lo Statuto, e quindi violando la Costituzione. E fin qui saremmo ancora al “furto con destrezza”, come è stato chiamato da Musumeci in campagna elettorale. Ogni anno 3,43 miliardi, tutti in tasca allo Stato, in barba alla legalità e ai Siciliani che nulla sanno di tutto ciò. Pensate a quante cose potrebbero farsi, in termini di investimenti, o di fiscalità di vantaggio, o di servizi pubblici, per i Siciliani…
Ebbene, cosa fa lo Stato, per evitare di fare questo furto? Ma semplice, no, lo “legalizza”. Stabilisce che, dal 2017 in poi, alla Regione non spetterà più il 50 % scarso ma il 36,4 %. Quello non può toglierglielo nessuno. Quindi dovrà accontentarsi di 2,42 miliardi, con un regalo aggiuntivo a Roma di circa 800 milioni l’anno. Gli altri, pari alla bellezza di 4,2 miliardi l’anno, puf, spariti nel nulla, per sempre nelle tasche di Roma, con tanto di firma di Mattarella e controfirma di Gentiloni.
Quindi non solo continueremo a perdere i soliti 3,4 miliardi circa ogni anno, ma ne regaliamo altri 0,8. E che spese si prende – direte voi – lo Stato, in cambio di questa ulteriore contrazione di spazi finanziari per la Sicilia? Risponderebbe Cetto La Qualunque: un’emerita m…..!
Si dirà: “Ma questo lo sapevamo, si tratta degli accordi sciagurati fatti da Crocetta sulla pelle dei Siciliani”. E infatti abbiamo sentito durante la campagna elettorale denunciare il centro-destra quegli accordi, e abbiamo sentito con le nostre orecchie l’attuale Vicepresidente e Assessore all’Economia, al quale ho stretto la mano all’indomani delle elezioni augurandogli buona fortuna, che quegli accordi vanno ricusati, perché incostituzionali.
E qui avviene un giallo, del quale chiediamo spiegazione come “Siciliani Liberi”, in una sorta di “interrogazione extraparlamentare”. Ma prima ancora come Siciliani.
Alla riunione del Consiglio dei Ministri, per Costituzione, doveva essere invitato il Presidente della Regione con rango di Ministro e diritto di voto. Ed è stato invitato, così leggiamo sul comunicato stampa del sito del Governo italiano.
Leggiamo che Musumeci ha delegato a rappresentarlo l’on. Falcone. Se abbia detto qualcosa in Consiglio o votato contro non è dato sapere.
A questo punto chiediamo, formalmente al Presidente Onorevole Sebastiano Musumeci:
“1. Come ha votato l’Assessore Falcone alla delibera del Consiglio dei Ministri, palesemente incostituzionale e profondamente lesiva degli interessi della Sicilia?
2. Qual era il mandato ricevuto dal Presidente e dal Vicepresidente con delega all’Economia?
3. Se avesse votato a favore, come si concilierebbe questo voto con gli annunci di ricusazione degli accordi firmati da Crocetta? Non è più semplice non votare accordi che non si condividono piuttosto che votarli e poi tentare di ricusarli?
4. Come si spiega il silenzio assoluto del Presidente della Regione su una questione così grave per le finanze regionali e comunali siciliane?
5. Che iniziative intende prendere a tutela degli interessi dei Siciliani?”
All’opposizione del PD, che ha firmato e voluto quegli accordi, e a quella di sinistra, che è da sempre favorevole a calpestare tutti i diritti dei Siciliani sanciti dall’Autonomia speciale non abbiamo nulla da chiedere.
All’opposizione del Movimento 5 Stelle chiediamo formalmente le ragioni del loro silenzio su una questione così grave. Gli è sfuggita? Non la ritengono importante? Sono d’accordo con il Governo Gentiloni? L’interrogazione è rivolta pure a loro.
E questa interrogazione non è firmata da me, Prof. Massimo Costa. È condivisa dal segretario politico Ciro Lomonte e da tutto il gruppo di dirigente di “Siciliani Liberi”, sempre al servizio del Popolo Siciliano, sperando di non essere rimasti gli unici ad esserlo.