Apprendiamo del primo ricorso in Corte Costituzionale del Governo regionale per restituire il voto alle province e riaffermare la potestà legislativa regionale sugli enti intermedi. Parliamoci chiaro: nel merito la difesa pura e semplice dell’elezione dei vecchi consigli provinciali elettivi è solo un’operazione pro casta, volta a garantire “posizioni” al ceto politico locale.
Il nostro progetto, per la costituzione di distretti consortili, è più aderente al progetto statutario originario e più funzionale rispetto alle esigenze dei cittadini. Ma qui non è nel merito che si sta trattando, ma su un’importantissima questione di principio: la difesa dell’autonomia legislativa della Regione, contro uno Stato che vuole che obbediamo pure alle virgole, quando l’art. 15 dello Statuto dà alla Regione potestà esclusiva in materia di enti locali. Battaglia meritoria, certamente, ma – a nostro avviso – qua le contraddizioni cominceranno a venire fuori. Vero è che il PD ha fatto da tappetino allo Stato e ai poteri forti, e che il centro-destra prometteva almeno un po’ di rispetto per le nostre istituzioni. Sembrerebbe che si muova in questa direzione. Bene. Ma a chi si sta appellando Musumeci? Alla Corte Costituzionale naturalmente. Cioè a un organo giurisdizionale mal costituito e soprattutto mal disposto nei confronti di tutte le autonomie speciali e contro la nostra in particolare. Che succederà ora? Al 99,99 % la Corte Costituzionale, con una delle consuete “sentenze-truffa”, dirà che nello Statuto c’è scritto “nero” ma che si deve leggere “rosso” perché la “riforma delle province” è una “riforma generale dello Stato” che in quanto tale si applica a tutto il territorio dello Stato. Ci immaginiamo già i peana dei giornali locali su “l’ARS che non sa legiferare, che brutta figura”… Ma nessuno dice che, con questa scusa delle “leggi generali di riforma” che peraltro neanche è scritta nel nostro Statuto, ma solo in quello delle altre 4 regioni a statuto speciale, ciò che è scritto nella nostra Carta diventa buono per avvolgere le bucce di patata in cucina. Un’autonomia eccezionale, ai limiti della sovranità piena, come la nostra, prevede un giudice altrettanto eccezionale. Senza la ricostituzione dell’Alta Corte anche questi “ricorsi” rischiano di rivelarsi nell’ennesimo inganno verso i Siciliani. Ma non basta. Non ci sono solo le province. Se Musumeci vuole, per ora almeno, accontentarsi di ricorrere alla Consulta, deve monitorare OGNI GIORNO le leggi dello Stato. Perché OGNI GIORNO i diritti costituzionali della Sicilia sono calpestati.
La Web Tax, ad esempio, che introduce un nuovo balzello su tutte le transazioni on line, a parte il fatto che colpirà i consumatori, su cui sarà almeno in parte ricaricato, non meno dei venditori, è l’ennesimo furto alla Sicilia. Lo Stato NON PUÒ riscuotere tributi in Sicilia all’infuori dei pochi previsti dal secondo comma dell’art. 36. Gli altri dovrebbe devolverli alla Regione. È prevista la devoluzione pro quota della web tax alla Regione? No, e allora come la mettiamo Musumeci? L’hai preparato il ricorso sulla web tax? No. E allora i diritti dei Siciliani dove vanno? E il “furto con destrezza”, denunciato da Vespa, continua? Questa volta con il tuo assenso? Battiti per i diritti dei siciliani, giurisdizionali e di sostanza, e noi indipendentisti non ti faremo la guerra. Continua così, con interventi parziali e sconnessi, e noi lo denunceremo, perché le contraddizioni di voler essere “autonomisti” e “unitari” allo stesso tempo vi daranno non più di qualche mese di respiro. Poi dovrete fare le vostre scelte: o dalla parte della Sicilia o dalla parte dell’Italia. “Siciliani Liberi” vigilerà.