La campagna elettorale è finita. Prendiamo atto che i Siciliani hanno scelto Nello Musumeci, candidato di uno schieramento che ha già governato la Regione per circa 68 anni su 76.
Si torna al 2011, o forse meglio ancora al 2007 come se nulla fosse accaduto, con Micciché, Armao e Lagalla. Mancano solo Cuffaro e Lombardo in persona.
Sarebbe ingiusto dire che potrebbero fare peggio del centro-sinistra. La sconfitta del PD, secondo noi irreversibile, è forse l’unico risultato degno di nota di queste elezioni, che non si può che salutare come un segno di speranza.
Sarebbe ingiusto definirli SOLTANTO come espressioni di partiti coloniali. Certo, hanno dei veri e propri “padroni” nel Continente. Ma la loro vera base elettorale è “notabilare”. È voto personale degli “onorevoli” che “hanno sempre fatto tanto bene alla gente”. Insomma, non saranno sicilianisti, e men che mai autonomisti/indipendentisti, ma almeno sono “siciliani”, feudatari che negozieranno con i “dominatori” qualche posizione di privilegio locale, come è sempre stato.
Sarebbe anche ingiusto fare facili ironie sul fatto che c’è un indagato ogni 4 giorni in questa ARS. Lo sapevamo. Diciamo solo “No comment”, chista è la zita… Andiamo avanti.
Non facciamo caso neanche all’umiliazione, infame, di avere uno Sgarbi alla “cultura”. Guai ai vinti!
Andiamo invece al nocciolo politico della questione, anzi della “Questione Siciliana”.
Musumeci avrà ora i suoi 6 mesi di luna di miele. Ma avrà il coraggio di aggredire il cuore di tutti i problemi?
La Sicilia è allo sbando. Sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista economico e sociale. E la ragione di questa catastrofe è da cercare nel “furto con destrezza” (usiamo le parole testuali dello stesso Musumeci) dello Stato.
Se Regione e Comuni mantengono a loro carico tutte le funzioni e non si riprendono le entrate loro spettanti, non si andrà da nessuna parte. Ma anche denunciare gli accordi finanziari di Crocetta non basta più.
Se non si pone in atto una terapia shock per l’economia siciliana, come quella da noi individuata nella costituzione della Sicilia in Zona Economica Speciale, non ci potrà essere alcuna inversione di tendenza.
La “Questione Finanziaria Siciliana” è la madre di tutte le battaglie. Potrà uno schieramento di notabili e partiti italiani portarlo avanti, contro lo Stato italiano? Contro le regioni del Nord azioniste di maggioranza dello schieramento?
Per questo gli indipendentisti continueranno la loro battaglia politica fuori dal Palazzo. Ormai siamo una presenza strutturale della politica siciliana. Abbiamo promesso ai nostri elettori che la nostra battaglia non finiva il 5 novembre ma esattamente iniziava da quel giorno. E sarà così.
Consegneremo nelle mani del Presidente la nostra Petizione per la Sicilia ZES.
Se non si spezzano le catene del colonialismo non abbiamo fatto niente e non bastano le belle parole. Su questo vigileremo e lotteremo. Nel frattempo opposizione extraparlamentare, ferma, ma non scorretta, urlata o pregiudiziale.
L’indipendenza economica è libertà, sempre.