Il risultato delle elezioni regionali, al di là della modesta percentuale, ha sortito un effetto impensato.
Riceviamo ogni giorno richieste di iscrizioni, di formazione di nuovi circoli in tutta la Sicilia. L’entusiasmo dei militanti è alle stelle, come se avessimo vinto. Come si spiega una cosa del genere?
Ce lo siamo chiesti, abbiamo riflettuto, e troviamo una sola spiegazione.
La spiegazione è che oggi i Siciliani hanno una casa politica che prima non avevano, piccola sì, ancora almeno, ma c’è.
È finita la “favola metropolitana” dei 34 partiti indipendentisti da unire. Queste elezioni hanno dimostrato che ne esiste solo uno: “Siciliani Liberi”. L’unico in grado di mettere in campo una lista in tutte le province, raccogliere regolarmente le firme, non confluire nei partiti italiani, ma soprattutto schierare una classe politica e un programma in grado di governare anche domani mattina la Sicilia.
In questo senso già la presentazione della lista era una prima vittoria. Ma naturalmente non basta.
Gli indipendentisti hanno una casa politica, adesso; si tratta ora di farla crescere, piano piano, fino a farla diventare egemone in Sicilia. Abbiamo cinque anni di tempo, per crescere, per radicarci nel territorio. Solo fra cinque anni, allo scadere di questa legislatura, potremo valutare se esiste o no lo spazio politico per l’indipendentismo in Sicilia. Oggi è troppo presto. A poco più di un anno dalla nascita.
Con i movimenti politici e le associazioni che hanno ispirazione indipendentista e che non hanno la nostra struttura di partito il dialogo resta naturalmente aperto, pensiamo fra gli altri al gruppo Antudo, con il quale abbiamo sempre avuto un confronto franco, rispettando qualunque loro decisione, sia di mantenimento dello statu quo, sia di confluenza, sia di rapporto organico, sia di creazione di un nuovo soggetto politico alternativo, rispetto all’unico partito indipendentista oggi esistente e che noi riteniamo si debba solo potenziare.
Per questa ragione anche l’esperienza della Consulta va considerata, almeno da parte nostra, conclusa: ci sono molti soggetti che non ne fanno parte che hanno iniziato con noi un dialogo e che meritano grande rispetto, come i “Forconi 2012” e ci sono soggetti che hanno, legittimamente, scelto di parteggiare per i partiti italiani e che ne fanno parte con i quali non abbiamo francamente più nulla da dirci.
A questo punto, anche se la decisione formale verrà nelle prossime settimane dagli organi competenti, è molto probabile che impegnarsi in una campagna per le politiche non sia forse una buona scelta. Con il “Neorosatellum” dovremmo avere almeno il 20 % per avere un rappresentante al Senato ovvero, alla Camera come al Senato, essere primi in un collegio uninominale.
Se ci dovevamo contare lo abbiamo appena fatto. Se dovevamo dimostrare di saper raccogliere le firme e presentare le liste lo abbiamo appena fatto. Le soglie, allo stato, appaiono “stellari”. Si valuterà – come detto – nelle prossime settimane, ma probabilmente sarebbe solo un dispendio di energie allo stato soltanto inefficace, che ci farebbe soltanto perdere mesi preziosi; mesi invece in cui ci attendono compiti importantissimi. Potrebbe servire per dimostrare ai Siciliani che siamo sempre là, che c’è sempre la possibilità di votare per noi, anche per semplice testimonianza, ma sono appunto decisioni politiche a prendersi.
“Siciliani Liberi” deve però certamente organizzarsi bene, al centro e nel territorio, e le cose da fare non mancano. Deve organizzarsi bene il finanziamento dell’attività politica (abbiamo affrontato una campagna elettorale con 15.000 euro al centro e 5.000 circa nella periferia e queste cifre risibili non esistono in nessuna parte al mondo). Deve organizzare sistematicamente la comunicazione, sia quella istituzionale, sia i rapporti con la stampa, anzi deve dotarsi di un vero ufficio stampa e di esperti di comunicazione. Deve fare andare a regime l’attività amministrativa, i rapporti con gli iscritti, con i circoli, con i distretti, lanciare la campagna di tesseramenti 2018 e sistemare le pendenze pregresse. Deve soprattutto “gràpiri putìa” in tutta la Sicilia, misurarsi ove possibile con le elezioni amministrative, potenziare i rapporti con le parti sociali, entrare come una presenza costante, rassicurante e credibile nella società e nella politica siciliana. Deve anche iniziare una attività propriamente culturale, di fondo, strutturale, che prenderà anni, se ce la faremo anche aprire una vera e propria “scuola di formazione politica”.
Ma per fare questo c’è un’operazione fondamentale da condurre in porto nel più breve tempo possibile: costituire una vera e propria “Segreteria politica“, distinguere per sempre e definitivamente l’attività di guida culturale, di definizione programmatica, da quella strategica ed operativa di conduzione del Partito. Noi ringraziamo i fondatori, e soprattutto il Presidente, per avere generosamente giocato in tanti ruoli fino ad oggi, ma è ora che questa classe politica nuova dia prova di maturità, altrimenti rischiamo di non crescere mai.
La segreteria politica può essere istituita come organo provvisorio in attesa del Congresso e poi ratificata da questo anche con opportuna modifica statutaria.
Essa dovrà svolgere nei prossimi mesi tutte queste funzioni di cui sopra e soprattutto deve organizzare il Congresso per la prossima primavera, non facendosi distogliere da altro. Al Congresso, fatte salve alcune norme transitorie, gli organi saranno espressione di una reale democrazia interna e di una più forte legittimazione nella società siciliana. Questo è un partito “di popolo” e non un partito “personale”. Pochi possono vantare questo primato e noi ne andiamo orgogliosi.
Dovrà anche definire una nuova strategia politica. Non avendo rappresentanti diretti all’Assemblea e, probabilmente, anche alle Camere, la strada della petizione e del disegno di legge ZES deve essere trasformata da progetto immediatamente cantierabile, a programma di partito di medio termine, sempre pronti a dialogare con tutti, persino con i partiti italiani, se anche qualche segmento di questo progetto nel solo interesse dei Siciliani potrà trovare realizzazione nei prossimi mesi e anni sotto il nostro incalzare nelle piazze e fuori dal Palazzo.
Da qui si parte per la liberazione della Sicilia. Un esercito di “patrioti” si è messo in moto. Abbiamo 5 anni di tempo da oggi. Se avessimo cominciato nel 2012 oggi saremmo in Parlamento. Questa volta abbiamo tutto il tempo che ci serve per vincere le diffidenze e farci conoscere e apprezzare da tutti i Siciliani.
Con “Siciliani Liberi”, dallo Statuto, attraverso la ZES, fino alla piena indipendenza, sempre!