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Siciliani Liberi al fianco dei dipendenti della Regione Siciliana

c501a702ef05e90d163a1eeeb1633357 XLSiciliani Liberi condivide appieno le ragioni che hanno portato i dipendenti della Regione Siciliana di tutte le sigle a riunirsi in assemblea permanente, giovedì 8 giugno, per protestare contro la paralisi giuridica e amministrativa mai verificatasi prima d’ora nel loro status giuridico ed economico. Le rivendicazioni strettamente sindacali spettano alle organizzazioni dei lavoratori; a noi una valutazione politica e finanziaria di fondo.

Perché i contratti sono fermi da “secoli”? Perché i dipendenti delle ex province sono abbandonati a se stessi? Perché i quadri intermedi della Regione si stanno azzerando, nonostante la stampa “nazionale” dica ogni giorno che siamo la Regione con il massimo numero dei dipendenti?

Diciamo la verità, questo è semplicemente il caos amministrativo. In tanti anni di vita della Regione, dal 1947 ad oggi, non si era mai verificata una situazione così grave. Ma la ragione è presto detta, ed è – come abbiamo ricordato sopra – politica e finanziaria. La Regione è in dissesto non dichiarato, e cerca di chiudere i bilanci con mezzi straordinari, proroghe, tagli lineari, mancati rinnovi, e altri strumenti emergenziali che alla fine stanno mostrando tutto il loro vero volto, quello di un dissesto non dichiarato.

È in dissesto non dichiarato per una ragione semplicissima, che noi “Siciliani Liberi” abbiamo sempre denunciato. Lo Stato ha passato nel tempo alla Regione quasi tutte le funzioni amministrative e le spese, trattenendo per sé solo gli stipendi di professori, poliziotti e poco altro. In cambio avrebbe dovuto dare alla Sicilia tutte le risorse, o quasi, che maturano nel territorio della Regione, come è scritto a chiare lettere nello Statuto e ribadito non meno chiaramente nell’art. 4 del Dpr 1074/1965 che lo attua.

Di fatto lo Stato non solo non ha mai dato alla Regione tutte le risorse che le spettano, ma a poco a poco si è ripreso quelle che aveva dato un tempo, con un giro di vite pauroso proprio negli ultimi anni. Da ultimo gli accordi scellerati tra Crocetta e Renzi del 20 giugno scorso, con la rinuncia unilaterale e gratuita della Regione non solo al gettito dei contenziosi con lo Stato, che a un certo punto è una tantum, ma soprattutto a gran parte dell’IRPEF dei Siciliani, getta un macigno sulle spalle della Sicilia, dal quale è impossibile risollevarsi se quegli accordi non vengono rivisti.

E da questo macigno i primi a farne le spese, prima ancora dei cittadini siciliani comuni, sono proprio i dipendenti della Regione Siciliana e degli enti finanziariamente da questa dipendenti. Ma c’è una cosa che sfugge ancora ai più e che va sottolineata. Molti dei sindacati che oggi scioperano sono “nazionali”, cioè “italiani”, le loro segreterie sono a Roma. Fino a che punto questi sindacati potranno realmente farsi carico di una Questione, come quella finanziaria siciliana, che presuppone un confronto, anzi un vero scontro, tra Sicilia e Italia? E come farà la politica regionale, tutta imbrigliata nei “fantastici 4” partiti che si spartiranno il prossimo Parlamento italiano, a tutelare efficacemente le ragioni della Sicilia?

C’è un solo modo perché questo avvenga, ed è che i Siciliani si organizzino politicamente da soli, e fuori dai partiti italiani. Se questa operazione riuscirà si potrà invertire la marcia. Se questa operazione non riuscirà, non solo i dipendenti regionali, ma tutti i Siciliani, saranno inesorabilmente schiacciati.

Per questo “Siciliani Liberi”, oggi, è l’unica fiammella di speranza per un popolo oppresso. Non comprenderlo sarebbe un errore grave che condannerebbe ancora una volta il Popolo Siciliano alla sconfitta.

Per questo è importante dare fiducia e opportunità a un movimento nascente come il nostro, già a partire dalle imminenti elezioni comunali di Palermo, per incoraggiarci ad andare avanti nella difesa della Sicilia e dei Siciliani.

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