Si moltiplicano le proteste per il G7, tra cui anche qualificate parti del mondo indipendentista siciliano, ma – al netto del refrain no global che poi verrà presentato dai media – qual è il punto di vista siciliano su questa vicenda?
Il G7 è tutto sommato una cosa vecchia, da anni ’80, quando quei sette paesi rappresentavano il centro del mondo produttivo mondiale. Oggi sono in declino, un declino spesso rabbioso e minaccioso per la pace mondiale. Ma se si fosse “celebrato” lontano da noi, forse oggi neanche ne parleremmo.
E va detto pure che, tra i 7, ci sono soggetti (Canada o Giappone) che con la Sicilia, ma anche con il globalismo, hanno poco a che fare o hanno un ruolo marginale, almeno dal nostro punto di vista. Ci sono paesi come la Francia o il Regno Unito, che hanno gravi responsabilità sulla destabilizzazione del Mediterraneo, non meno che gli Stati Uniti, con i quali in particolare abbiamo il conto aperto del MUOS, che non chiuderemo mai, finché non sarà “smontato” perché non vediamo altre soluzioni compatibili con la salute dei Siciliani. E ci sono i nostri colonizzatori diretti, di 1° (Italia) o di 2° livello (Germania). Insomma tutti “beddi spicchi”. Che avremmo preferito si riunissero altrove.
Ma in fondo potrebbero essere visti “solo” come due giorni di stress inutile e costoso.
Domenica la Sicilia resterà con i suoi problemi di sempre.
Quello che ci chiediamo è il significato di questa presenza, proprio da noi. Perché l’Italia, ospitante, ha scelto proprio la colonia Sicilia per questa passerella? È chiaro che vuole dimostrare qualcosa ai colleghi/padroni. La nostra lettura è che l’Italia vuole cavalcare la “retorica dei migranti”. Vedete come siamo bravi a gestire l’emergenza? Vedete come siamo efficienti ed “accoglienti”? Non riusciamo proprio a dare altra lettura, specie se pensiamo che questa “location” è stata voluta da Renzi, che pensava di accogliere, trionfante dopo il referendum alla Erdogan che avrebbe dovuto vincere, i suoi “alleati”.
Abbiamo già detto altre volte che per noi questa è una tratta schiavistica, che sta sconvolgendo, per ritmi e modalità, tanto i paesi di origine, quanto quelli di destinazione, senza dimenticare quelli “di transito”, come la Sicilia. Il fatto che il “gotha” del decadente capitalismo occidentale stia lì a “celebrarla” dovrebbe convincere i più suscettibili, che questa nostra lettura è del tutto corretta. Lo sradicamento dei popoli è da “stadio supremo del capitalismo”, è “sfruttamento selvaggio dei popoli”, travestito da “crocerossina” con il volto buonista e mieloso della Boldrini o della Nicolini. Solidarietà umana ai disperati, certo, fra i quali tra poco vedremo anche i nostri figli, come nella profetica canzone di Battiato di trent’anni fa circa (Il grande “esodo”), ma occhi aperti sulla distruzione in atto di popoli e stati di tutto il mondo per creare il “Nuovo Ordine Mondiale” di marca massonica.
Poi, per inciso, oltre al danno la beffa. La Sicilia è “occupata”. Il catering e la musica vengono dall’Italia, che è il vero paese ospitante. Passerella per il collaborazionista Bianco, dimenticando che Taormina è in provincia di Messina e non di Catania, ma i più fedeli sudditi vanno un po’ ingraziati. I Siciliani devono pure dire grazie di qualche elemosina, come il caffè che viene da Messina. Le azioni compensative ridicole, i disagi immani, il danno economico al turismo di Taormina, sigillata per due giorni, non compensato da nessuno. Ma – che vogliamo farci? – “guai ai vinti”.
Loro “chiacchierano” sul “terrorismo”, che poi hanno creato loro stessi.
Noi, dall’indomani, saremo sempre qui a lottare per la sopravvivenza e per la liberazione della Sicilia dalla sua condizione coloniale.