Quello che gli altri candidati non dicono: riflessioni valide non solo per Palermo

Eravamo presenti al confronto tra i candidati sindaco di venerdì scorso. Eravamo presenti e non pensavamo solo a Palermo.

Pensavamo alle difficoltà drammatiche in cui si dibattono tutti i Comuni siciliani: servizi in malora, bomba-precari, bilanci in dissesto, da ultimo la farsa delle destituzioni dei sindaci che, anche se incolpevoli, dovrebbero decadere se non riescono a chiudere i bilanci.

Pensavamo a questi drammi e ascoltavamo le passerelle di 10 minuti l’uno davanti all’arcivescovo.

E abbiamo sentito, non solo dal palco, ma anche leggendo i commenti sulle dirette web, tanti luoghi comuni, tanta, tanta tifoseria partigiana, ma…

Ma non abbiamo sentito affondare il coltello nella vera piaga, a parte il candidato dei Siciliani Liberi, il nostro Ciro Lomonte. Si dirà che siamo “partigiani”. Non è vero. Riconosciamo ad esempio la fondatezza e la professionalità dell’intervento di Nadia Spallita, l’unica candidata mezza “civica” e mezza apparentata con un partito nazionale (i Verdi), seppure del tutto marginale sulla scena nazionale stessa. Ci spiace che l’organizzazione non abbia fatto in tempo a fare intervenire Troja con la sua lista civica: i palermitani si sarebbero resi conto in diretta da soli di quello che questo altro candidato rappresenta ed è. I confronti vanno aperti a tutti.

Lasciamo perdere le provocazioni un po’ arroganti di Orlando, che hanno fatto perdere il bon ton a gran parte della platea: oltre lui, secondo lui, solo la “palude”. Lui “lo sa fare”, e si vede, gli altri no. Lasciamo perdere. Si potrebbe ricordare che quando molti di noi, molti di noi che oggi hanno i capelli bianchi e fanno il count down per la pensione, andavano ancora a scuola media, lui era già sindaco. Si potrebbe ricordare che ha gestito in 30 anni abbondanti il declino inesorabile di questa città. Il fatto che, nei brevi intervalli in cui non è stato sindaco, ci sia stato qualcuno ancora peggiore di lui (questo lo riconosciamo), non lo assolve dal diritto (e dovere) ad una onorata pensione. Pare che il più grande risultato sia quello di aver dato la cittadinanza a 3.000 stranieri. Forse Palermo avrebbe bisogno di altro. Lasciamo perdere, lui e le sue tifoserie interessate.

Abbiamo sentito che Ferrandelli conosce non ben specificati “gruppi stranieri”, pronti a investire sulla nostra città. Non saranno mica come i nuovi misteriosi soci del Palermo? Nulla contro gli investimenti stranieri, ma abbiamo il diritto di sapere chi sono? E soprattutto che idea hanno per Palermo?

Abbiamo sentito Forello che vuole dare (dal Comune?) il reddito di cittadinanza. Stampa moneta?

Poi molte cose comuni, anzi molti luoghi comuni. Tutti vogliono combattere la disoccupazione, riqualificare le periferie, dare buoni servizi, abbellire la città. Sorvoliamo anche sulle contestazioni al rappresentante di Salvini, proviamo un po’ di pietà per questo ragazzo mandato allo sbaraglio, chiudiamola qua.

MA NESSUNO HA DETTO DUE COSE. E, a margine di questo incontro, dobbiamo e possiamo dirle solo noi.

PRIMO: I concorrenti con più liste (Orlando e Ferrandelli) rappresentano gli stessi partiti che hanno organizzato la legge elettorale in modo da favorire il clientelismo. Il voto disgiunto con il trascinamento, la doppia preferenza di genere, il premio di maggioranza con il solo 40 %, la stessa possibilità per un sindaco di essere sostenuto da un numero illimitato di liste, le stesse liste circoscrizionali, quando sulle funzioni dei consigli di circoscrizione nutriamo alcune perplessità. Non possono lamentarsi della “palude”, o del “declino”, se poi i principale attori di quel declino sono proprio loro o i partiti dietro di loro. Se i loro “danti causa” avessero imposto non più di una lista per ogni candidato, a quest’ora entrambi lotterebbero CERTAMENTE per il quarto o il quinto posto, tanto sono invisi in città. E invece sono dati per favoriti. La loro stessa claque, numerosa e rumorosa, è fatta da persone che pensano, ingenuamente, di “sistemarsi” come consigliere comunale o circoscrizionale. E poi tutti i loro amici, cugini, cognati, compari, etc. votano per loro e… indirettamente per Orlando o Ferrandelli. Finché ci sarà questa vergogna Palermo, o qualunque comune siciliano, non potrà MAI cambiare.

SECONDO: Nessuno, tranne noi, ha aggredito la MADRE DI TUTTE LE BATTAGLIE: LA QUESTIONE FINANZIARIA SICILIANA. Tutti lamentano la scarsezza di risorse, ma nessuno dice perché Palermo (e tutti i comuni siciliani) sono al lumicino. Sono al lumicino perché lo Stato taglieggia la Sicilia e i partiti italiani TENGONO IL SACCO: TUTTI, DAL PD AI VERDI, SENZA ASSOLVERE NESSUNO, DALLA LEGA, A FORZA ITALIA, AL MOVIMENTO 5 STELLE. 

Nessuno, tranne Lomonte, ha detto che i problemi dei Comuni si risolvono alla Regione. Ai 5 Stelle, in particolare, l’interrogativo: se e quando sarete alla Regione, vi scontrerete con lo Stato. Avete nel programma il rispetto dello Statuto (che noi riteniamo ormai, così com’è, impossibile). La politica di Cancelleri andrà contro gli interessi di quella di Di Maio. Cosa farete di fronte a questa contraddizione? Vi attendiamo al varco. E perché non iniziate a parlarne dalle comunali di Palermo?

Noi riteniamo che solo con una presa di coscienza dei Siciliani, con un loro abbandono dei partiti italiani le cose potranno cambiare.

Solo il voto indipendentista è un voto utile, mentre il voto dato ai partiti italiani, a tutti i partiti italiani, è solo un voto perso, a prescindere dalla bontà o serietà del candidato sindaco di turno, che nulla potrà, in ultimo, per difendere la propria terra dalla sua condizione di colonia.

Poi, se avete un po’ di tempo, e volete saperne di più sulla nostra proposta per Palermo e su quella più generale sulla Sicilia, potete mettere come sottofondo questa intervista in radio di Ciro Lomonte e di alcuni nostri candidati al Consiglio Comunale: uno spazio di approfondimento difficilmente reperibile altrove.

https://www.youtube.com/watch?v=fkIcp5orN3w&sns=fb

 

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