Dalla Sicilia “laboratorio” si passa alla Sicilia “teatrino”. È evidente che il brand dell’indipendentismo/federalismo va forte, è l’unico anelito di vita in una Sicilia politica che, per il resto, è un assoluto mortorio.
Ma degli indipendentisti non bisogna parlare. Se se ne parla, come fanno alcuni giornali a stampa, che non possono fare a meno di dire che esiste un candidato indipendentista alle Comunali di Palermo, allora si minimizza. Lo si chiama “autonomista”, per fare confusione tra autonomismo e indipendentismo, si mettono in risalto aspetti del tutto fuorvianti, come la sua fede o il suo impegno religioso, importanti sul piano personale, ma fuori luogo in un movimento che è e resta aconfessionale, o lo si definisce “outsider” per nasconderlo.
E però, mentre ci si guarda bene dal nominare gli “innominabili”, si cercano di cavalcare i loro temi, di rubare gli slogan, i progetti, di ricondurli all’ovile della vecchia politica, per fare cosa? Nulla, nulla di nulla come sempre.
Noi saremmo contenti se altri si appropriassero dei nostri temi e li mettessero in agenda politica. Siamo pronti a ricrederci se qualcuno fa sul serio, ma è lecito quanto meno dubitare.
Da dove cominciamo? La “Lega“, che sbarca in Sicilia, come in tutto il Sud, con il nome appena più rassicurante di “Noi con Salvini” (e perché mai “con Salvini”, cù’ ni rapprisenta?). Dicono che sono confederalisti – “pensa te” direbbero al Nord – ma poi ci presentano volti noti, arcinoti, e buoni per un onorevole pensione politica, come l’On. Alessandro Pagano, già assessore del Centro-Destra con Cuffaro, o Attaguile, o Salvino Caputo. Non c’è che dire… il nuovo che avanza. Non potevano pensarci prima, ai tempi del 61 a 0 se volevano una Sicilia confederata?
Ci sono quelli che, non potendo accettare l’indipendentismo, in un sussulto di dignità, cercano almeno di dirottarne i contenuti su “L’Autonomismo Unitario“, come fa Nello Musumeci: Statuto sì, ma “dentro l’Italia” (nzamaddio!!). A dirla tutta anche il Movimento 5 Stelle, almeno la volta scorsa, almeno sulla carta, aveva lo stesso programma. Ma, caro Nello, non ci avevi detto la stessa cosa nel 2006? Che hai fatto da allora ad oggi? Cari pentastellati, quali le vostre azioni concrete per l’attuazione dello Statuto in una legislatura di opposizione, quando non di appoggio esterno a Crocetta?
Ma di quale Statuto parlano tutti questi? Non lo sanno che lo Statuto, così com’è, è solo un cadavere insepolto? Che lo Stato italiano non accetterà mai di attuarlo nello spirito e nella lettera, almeno senza una concreta minaccia di secessione? Chi parla oggi di attuare lo Statuto sta ingannando i Siciliani. Sa benissimo che poi negozierà con i partiti italiani la resa, in cambio di qualche posizione personale o di partito.
Poi ci sono quelli che, sapendo bene che la parola Autonomismo, dopo l’esperienza disastrosa di Lombardo, è diventata una parolaccia, e allora vogliono logorare e infangare la parola più grossa e sacra: “Indipendentismo”. Ed eccoli là, gli pseudo-indipendentisti, tra i quali tristemente confluiti gli avanzi di quello che fu l’indipendentismo vero, alla corte di Forza Italia, pronti a correre nientemeno che nelle “primarie del Centro-Destra”. Alla faccia dell’indipendentismo… Ma per favore (ci riferiamo al MNS-SN-MIS-FNS di Armao, Piscitello & co., altri protagonisti di stagioni politiche per fortuna tramontate).
Poi c’è il Presidente della Regione, che riesuma il Megafono sotto nuovo “brand”, rilanciando nientemeno pure lui il “sicilianismo”, cioè – a giudicare dai fatti di questi ultimi 5 anni – inteso come la schiavitù e il colonialismo della Sicilia chiamati con il nome opposto. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
E persino gli “antistatutari”, i “renziani d’acciaio”, quelli che “se non ci fosse lo Statuto speciale…” (saremmo come la Calabria? aggiungiamo noi) alla Faraone si lasciano scappare frasi apertamente autonomiste e quasi indipendentiste. Sarebbe ora di “smettere di chiedere soldi” (ma quando mai li abbiamo chiesti? Avete visto mai un paese indipendente chiedere soldi?) e dimostrare “che ce la possiamo fare da soli”. Attento, Faraone, questi sono slogan indipendentisti, non unitari. Forse non te ne sei nemmeno accorto.
E, per finire, persino il sindaco di Gela, già in quota 5 Stelle e poi “scomunicato”, scopre la Zona Economica Speciale, da poco lanciata da Siciliani Liberi, ma non per l’intera Sicilia, ma solo per qualche metro quadro nei dintorni di Gela e chissà a quali condizioni riduttive, magari solo per fare arricchire qualche industria del Nord. Beninteso, il progetto ZES non è “di partito”. È un progetto istituzionale sul quale siamo ben lieti che convergano altre forze, ma a condizione che non sia depotenziato. La Sicilia tutta ha diritto ad un completo e separato status doganale, finanziario, monetario, commerciale, fiscale del tutto autonomo da quello dell’Italia. Non accettiamo palliativi. Se dobbiamo discutere discutiamo seriamente, ma attenti alle parole che si usano.
Insomma sono tutti autonomisti, cripto-indipendentisti, sicilianisti, ma perché mai?
Perché sanno, sanno quello che noi raccogliamo andando in giro per la Sicilia. I Siciliani, poco a poco, stanno comprendendo. Stanno comprendendo, anche con linguaggio semplice semplice, che “se ce ne andassimo per i fatti nostri ce la passeremmo meglio”.
E allora, visto che il vento è questo, vogliono arrivarci per primi, sfruttando la stampa amica, per metterci – secondo loro – il guinzaglio.
Ma non ci riusciranno. Ormai non ci sono solo i mezzi tradizionali. I “Siciliani Liberi”, con tutti i liberi Siciliani, di ogni associazione, movimento, o singoli cittadini, ci stanno arrivando prima e li metteranno di fronte al fatto compiuto di un soggetto politico completamente nuovo con il quale dovranno presto fare i conti.