Riportiamo in maniera integrale l’intervista di Siciliani Liberi al Forum Italpress (Fonte Italpress), integralmente riprodotta dal quotidiano Sicilia Informazioni.
In essa si lancia la candidatura a Sindaco di Palermo di Ciro Lomonte, la partecipazione di Siciliani Liberi alle prossime consultazioni elettorali, il progetto politico dei prossimi anni.
Abbiamo appena rimaneggiato l’articolo pubblicato su Sicilia Informazioni per eliminare alcune duplicazioni e refusi.
Tra gli obiettivi primari, “vogliamo che l’Italia riconosca alla Sicilia lo status di Zona Economica Speciale come e’ previsto per tutte le zone insulari dell’Unione Europea, come le Canarie, la Corsica, le Azzorre, le isole dell’Egeo. La Zes consentirebbe di determinare autonomamente i nostri tributi in maniera sostitutiva e non aggiuntiva rispetto a quelli erariali. Il nostro obiettivo è portare in Sicilia l’Irpef al 20 per cento e l’Iva al 10 per cento. A livello regionale però questo non basta. Il nostro e’ un modello sovranista. Siamo fermamente contrari alle degenerazioni della globalizzazione”, che si chiamano, ad esempio, “Ttip e la moneta unica”.
Per Costa, infatti, “un settore che deve rimanere pubblico, e che oggi non lo è, è l’emissione della moneta. Pochi sanno che la moneta di fatto non e’ piu’ gestita dagli Stati ma è endogena, gestita dal sistema bancario privato. Vogliamo restituire al pubblico questa funzione, che ceduta ai privati ha creato solo bolle speculative. Ovviamente dopo anni di moneta unica mi rendo conto che dall’oggi al domani non possiamo battere una moneta nostra. C’è bisogno di una lunga fase intermedia di transizione con una moneta complementare regionale. Lo abbiamo già brevettato: un certificato di credito fiscale valido solo in Sicilia da usare al fianco dell’euro, che dovremmo comunque tenere per molti anni. Non si può continuare ad andare in una direzione – ha concluso – che ha portato alla desertificazione produttiva e industriale nei Paesi del Sud Europa e all’invasione di prodotti di scarsa qualità in concorrenza con i prodotti siciliani. I partiti italiani a Bruxelles non ci rappresentano e ci fanno invadere dall’olio tunisino e dal mandarino marocchino”.
“Il rinnovamento della Sicilia non può venire da un partito italiano. Siamo convinti che tra la Sicilia e l’Italia esista un conflitto di interessi insanabile. La Sicilia e’ realmente una colonia italiana e qualunque politico siciliano dentro i partiti italiani, anche se animato da buona volontà, non appena varca lo Stretto deve per forza anteporre le ragioni della propria carriera e del partito di cui fa parte alle ragioni della Sicilia. L’unico modo per spezzare questo circuito vizioso e per ridare all’isola uno sviluppo autonomo è avere una forza politica nazionale propria dei siciliani, che sia credibile. Per questo e’ nato ‘Siciliani Liberi’ e per questo saremo presenti ai prossimi appuntamenti elettorali”. Il presidente di “Siciliani Liberi”, Massimo Costa, , fissa gli obiettivi politici del movimento indipendentista, che il 3 gennaio ha festeggiato il suo primo anno di vita, in vista delle elezioni amministrative al Comune di Palermo, delle Regionali in Sicilia e delle eventuali politiche nazionali. Il Movimento si presentera’ con una lista alle amministrative comunali e ha gia’ un candidato sindaco per Palermo, l’architetto Ciro Lomonte, mentre sono in corso le trattative per puntare alle regionali e, dialogando con gli altri movimenti indipendentisti italiani, al Parlamento.
“Noi siamo alternativi agli altri partiti – ha spiegato Costa -. Oggi vediamo soltanto due schieramenti nazionali in conflitto tra loro. Da un lato i tradizionali centrodestra e centrosinistra, in particolare Forza Italia e Pd, che, in un perenne Nazareno, sono, dal nostro punto di vista, un unico partito. Dall’altro le cosiddette forze anti-sistema – Lega e Movimento 5 Stelle – che non si coagulano fra di loro e che però alla prova dei fatti hanno dimostrato di non essere all’altezza. E in ogni caso anche loro sono partiti italiani: anche il M5S non ha quel grado di autonomia dal loro leader che servirebbe alla Sicilia. Quanto alla presenza della Lega in Sicilia, la considero poco più che un insulto all’intelligenza dei siciliani. Noi non vogliamo allearci con queste forze politiche ma sostituirle”.
“Le critiche alla nostra autonomia – ha aggiunto Costa – sono basate in gran parte su dati falsi. Non e’ vero che la Sicilia vive sulle spalle dell’Italia, piuttosto il contrario. Il fallimento dell’autonomia si deve alla sua mancata attuazione e ad una classe dirigente inqualificabile. L’unica soluzione è l’emancipazione definitiva. L’indipendenza non va intesa in termini folcloristici: non vogliamo andare fuori domani mattina dall’Italia, dall’Europa o dalla Nato. Puntiamo prima a una fase intermedia per un decennio o un quindicennio con un autonomismo confederale temporaneo per poi arrivare ad un ampio confederalismo. Siamo un popolo nato libero e dobbiamo pensare in grande, ricostruendoci come un paese europeo normale, come l’Irlanda, la Lituania o la Croazia”.
Passando al programma politico, per Palermo ci sono gia’ un nome e un cognome e alcuni punti saldi. “Avremo una lista e il nostro candidato sindaco sarà Ciro Lomonte. Stiamo dialogando con altre associazioni e liste civiche”. “Siciliani Liberi” punterà innanzitutto sull’urbanistica: “Palermo – ha sottolineato Costa – è stata costruita male, un male che viene da lontano perché dopo l’Unita’ d’Italia, anziché sviluppare la mappa a raggiera nella Conca d’Oro, è stata sovrapposta una mappa ortogonale che nel tempo ha solo favorito il traffico. Il colpo di grazia è stato dato dagli interventi urbanistici degli anni ’50 e ’60. C’è bisogno di un ripensamento globale della città, per cinquant’anni abbiamo puntato sul cemento armato. Ad esempio l’architetto Lomonte anni fa fu autore insieme ad altri di un progetto di demolizione e ricostruzione ex novo dello Zen. Basta con la logica degli ambienti ghetto: bisogna rivalutare i quartieri. I fondi? I Comuni stanno male intanto perché, tra le altre cose, Crocetta ha rinunciato senza contropartita al 29 per cento dell’Irpef dei siciliani, 2,2 miliardi l’anno, scaricando poi questi tagli su precari e Comuni. E poi si possono chiamare i privati da tutto il mondo”, ad esempio tramite il project financing, “attraverso una leva fiscale favorevole”. Per questo “occorre lavorare anche alla Regione” per introdurre una fiscalità di vantaggio per la Sicilia: “Quella del Comune – ha detto Costa – è la prima battaglia: se non vinciamo alla Regione non possiamo fare le cose che vogliamo realizzare”.
Per le regionali “pensiamo di fare una lista aperta a tutti gli indipendentisti e i confederalisti seri con un nostro candidato, che non dovrei essere io per evitare che Siciliani Liberi sia una forza autoreferenziale. Non facciamo alleanze preventive con i partiti italiani. Dopo le elezioni, a determinate condizioni, cioè se almeno una parte significativa del nostro programma sarà accolta, siamo disposti a sostenere alcuni progetti. Il Pd? Difficile, è un partito centralista. Il M5S? Al suo interno c’è una componente indipendentista. Ci sono molti militanti che col cuore sono con noi però restano nel M5S perche’ siamo nuovi”.
[A proposito delle politiche, e delle possibili convergenze con altre forze politiche italiane, dopo aver parlato delle condizioni delle altre regioni a statuto speciale]
“Il Friuli si trova pure nella contraddizione di avere uno statuto speciale con i partiti italiani, sebbene la Serracchiani lo difenda molto meglio di Crocetta, non c’è paragone. Accordi con la Serracchiani in Friuli se ci sono convergenze di programma? Perché no, non abbiamo preclusioni.Ciò che conta è portare a casa il risultato per la Sicilia”.
“Tra noi e la Lega c’e’ un abisso. La Lega di Salvini è un partito neofascista, mentre la prima Lega era un partito separatista che non era unito da un’identità etnica perche’ la Sicilia esiste, la Padania invece no. E poi è un partito fondato sull’egoismo e sulla xenofobia. Noi invece vogliamo liberare la Sicilia dal colonialismo senza odiare nessuno. Non siamo separatisti ma indipendentisti”.
“Con i valdostani e i bolzanini non abbiamo alcun rapporto perché loro hanno già raggiunto i loro obiettivi. I nostri alleati naturali sono i sardi, i veneti e potenzialmente i friulani – ha spiegato -. Non i veneti della Lega ma gli indipendentisti, con i quali, anche per ragioni di cartello elettorale alla Camera per superare lo sbarramento, potrebbero formarsi delle alleanze. Ci sono già arrivati segnali di supporto politico, superando anche determinati pregiudizi razzisti che ci sono nel Veneto. In Sardegna abbiamo un problema di interlocutore perché l’indipendentismo sardo è estremamente frammentato: ci sono quattro o cinque forze che dovrebbero trovare una coesione, abbiamo buoni rapporti ma difficoltà a capire quale sia l’interlocutore principale. Altri rapporti con movimenti indipendentisti non ne abbiamo: purtroppo non riusciamo ad avere interlocuzioni con il meridionalismo indipendentista – ha sottolineato Costa -. Riescono a pensarlo soltanto annettendo l’Isola al Regno delle Due Sicilie. Un discorso francamente folcloristico: siamo nel ventunesimo secolo, è ora di guardare avanti”.