È arrivato il momento di tradurre il nostro impegno politico per la Sicilia in un progetto concreto, che dia una svolta alla nostra economia, che dia una prospettiva di lavoro ai nostri giovani, nonché facilità di insediamento per le imprese e per chi vuole produrre ricchezza nella nostra Isola.
È ora di smetterla con le pratiche assistenziali, i piagnistei, i conti che non tornano mai. La Sicilia ha diritto di tornare a volare.
Il nostro progetto istituzionale, l’unico che possa dare una soluzione completa e definitiva alla Questione Siciliana, resta la piena indipendenza, e quindi la costruzione dello STATO DI SICILIA, che porteremo avanti in modo pacifico e secondo il principio di autodeterminazione dei popoli, cioè quando su questa soluzione istituzionale ci sarà il consenso della maggioranza dei Siciliani.
Ma abbiamo anche l’obbligo di darci un progetto intermedio, sia per dare una risposta più immediata alla devastazione causata dalla “dominazione” dei partiti italiani, che oggi ha trasformato il nostro apparato produttivo in un cumulo di macerie, sia perché abbiamo bisogno di un progetto ancora più inclusivo rispetto alla piena indipendenza, che deve essere ben preparata nelle coscienze dei Siciliani, prima di essere messa nell’agenda politica.
Questo progetto è la ZES: la Sicilia come Zona Economica Speciale all’interno del territorio dello stato italiano.
Che cos’è una ZES?
La “Zona Economica Speciale” o “Free Zone” è definita come area di uno stato in cui vigono norme fiscali, doganali e, in genere, inerenti la materia economica e commerciale, diverse che nel resto dello Stato. Esse sono in genere istituite in aree marginali, o periferiche perché hanno la capacità di attrarre investimenti, creare nuovi posti di lavoro, favorire l’insediamento di importanti infrastrutture, ambienti sanamente competitivi, alta tecnologia. In una parola perché inducono un vero e proprio shock economico nella regione che li ospita, i cui benefici poi vanno al di là degli stretti confini della regione stessa.
Essa comprende il vecchio concetto di “Zona Franca”, ma è anche molto, molto di più.
La Sicilia è zona economica speciale per vocazione, e già lo sarebbe, in gran parte, se il suo Statuto d’autonomia non fosse stato bruciato da sentenze abrogative della Corte Costituzionale, ma applicato nella lettera e nello spirito.
Essa è tecnicamente fattibile, giuridicamente legittima (anche nel vigente ordinamento europeo), economicamente conveniente, anzi indispensabile per una Sicilia oggi boccheggiante.
Per i punti fondamentali del progetto potete leggere qui:
https://www.sicilianiliberi.org/images/ZES/ZES2.pdf
Ma in sintesi estrema possiamo riassumere in:
1. Fiscalità di vantaggio con massimali sulle imposte dirette e indirette;
2. Moneta complementare;
3. Zona franca ed esenzioni doganali;
4. Totale devoluzione delle risorse fiscali alla Sicilia ma anche delle competenze amministrative;
5. Abolizione della burocrazia regionale e del regime vessatorio delle autorizzazioni;
6. Favore per le imprese ad alta tecnologia, le infrastrutture di trasporto, gli insediamenti produttivi e i redditi da pensioni dall’estero;
7. Tutela del prodotto agricolo ed agro-alimentare siciliano;
8. Blindatura istituzionale dei diritti della Sicilia nei confronti dello Stato italiano e dell’Unione europea.
La ZES non è solo un proclama o propaganda, abbiamo pensato un processo che, con l’aiuto dei Siciliani tutti, potrà portare alla sua attuazione in tempi brevi.
Il primo passo sarà quello di raccogliere le firme dei Siciliani, quante più firme possibili, per una petizione, il cui testo potete trovare qui:
https://www.sicilianiliberi.org/images/ZES/Petizione-ZES.pdf
Chi vuole, sin da ora, può darci una mano raccogliendo firme, autenticandole e trasmettendocele prima ancora che noi abbiamo cominciato la raccolta ufficiale.
Gli altri passi, saranno due leggi-voto dell’ARS, la loro ratifica a Roma, ciò che potrà avvenire solo se saremo in grado di esprimere una rappresentanza indipendentista nei Parlamenti della Regione e dello Stato, l’assenso della Commissione europea (fatto del tutto tecnico, avendo la Sicilia tutti i requisiti per poter essere riconosciuta come ZES), e infine, da parte dell’ARS, le norme attuative.
La ZES deve diventare il grande progetto politico ed economico di tutta la Sicilia dei prossimi anni. Per chi non è indipendentista, soluzione comunque conveniente, che assicurerà prospettive di occupazione, di reddito e condizioni diffuse di benessere; per chi, come noi, è indipendentista, tappa intermedia per ricostruire in un decennio l’ossatura del nostro sistema economico, in modo da poter poi definitivamente camminare sulle nostre gambe senza bisogno di nessuno e senza padroni.
Con i Siciliani Liberi, iniziamo a liberare la Sicilia.