E’ durata meno di un giorno la notizia, sui giornali siciliani, del nuovo giro di tangenti che sarebbe stato scoperto alla Regione. Ieri era su tutte le testate, oggi a cercarlo non si trova più. Era una notizia falsa? Non fa notizia? Altra notizia, toccata e fuga, è che si pensa a nuove assunzioni nel settore della formazione.
Ma che succede, si ricomincia con i vecchi metodi? Non si sa, l’informazione regionale ci ammannisce noiosissime “prese di posizione” della casta, o dei due “duellanti” delle comunali di Palermo, l’uno più vecchio dell’altro (moralmente, anche se non anagraficamente), come se questo non fosse un problema.
E invece la dichiarazione dell’imprenditore estorto, che per fortuna abbiamo ricopiato dai giornali prima che diventasse difficile da reperire, merita una valutazione speciale.
La riportiamo come l’abbiamo letta:
«Le posso dire che in Sicilia ci sono i funzionari e i dirigenti più preparati d’Italia. Conoscono la procedura a memoria e sono molto competenti. Ma usano la loro conoscenza per non fare. Per fare stancare chi vuole fare. Non si capisce il perché di cinque decreti per lo stesso progetto. Quando siamo venuti a lavorare in Sicilia ci hanno detto che o finivamo falliti o arrestati. Io in galera non avevo alcuna intenzione di andare a finire. Ma ci hanno fatto fallire.»
E più avanti dice che “non chiedono ‘mazzette’, questo accade ai livelli bassi, da parte dei ‘ladri di galline’; chiedono soldi e voti, voti e soldi“.
Prima notizia: i burocrati siciliani sono preparati. Scusate, ma anche questo fa notizia, in un mondo in cui si pensa che siamo sempre gli ultimi della classe.
Seconda notizia, per noi più importante: non chiedono soldi. Chiederebbero “posti e voti“. Sarà vero? Ai magistrati la risposta, ma questa è una vera rivelazione.
Perché mai un burocrate dovrebbe chiedere VOTI se non è lui ad essere eletto? PER CHI li sta chiedendo? E anche i “POSTI”, non sono pure essi voti visti da un altro punto di vista, perché in quel caso il voto sarà poi chiesto non all’imprenditore ma direttamente al beneficiario?
E quindi che sta succedendo? Che succede in un pezzo di Sicilia oscurato dai riflettori dell’informazione? I burocrati non possono chiedere voti per sé, ma solo per conto di chi li ha messi in quel posto, magari con un incarico a tempo, così frequente in Sicilia.
E quindi siamo in presenza di un inquinamento (gigantesco?) della democrazia nella nostra Terra. I politici della casta, odiati, stanno tentando di usare la spesa pubblica per comprarsi la loro sopravvivenza politica.
E’ questa la notizia, e forse è per questo che meno se ne parla, meglio è.
Il “burocrate corrotto” fa comodo a tutti. Diventa l’emblema dello sperpero pubblico, ci consente di fare altri tagli. Ma, se si scopre che dietro di lui c’è lo stesso politico che quei tagli dovrebbe fare, il rischio è che il Popolo, debitamente informato, tagli le teste ai politici anziché ai burocrati (nel senso del ricambio ovviamente).
E quindi meno se ne parla meglio è.
Altre assunzioni clientelari nel pubblico impiego? Sottobanco? Quando non sappiamo come smaltire quelle storiche? Meno se ne parla meglio è. Meglio fare “i fatti”, in vista delle prossime elezioni regionali.
A questo punto noi chiediamo aiuto, alla Magistratura, come ai giornalisti indipendenti e coraggiosi, se ancora esistono. Scoperchiate questo verminaio. Non è un banale episodio di corruzione. Noi non siamo moralisti. La corruzione va combattuta con leggi giuste e controlli di routine. Va combattuta delegificando e sburocratizzando, informatizzando e pubblicizzando l’attività amministrativa. Proprio perché abbiamo le idee chiare al riguardo, non ci interessa il moralismo spicciolo.
Qui è in gioco, però, la stessa democraticità delle consultazioni elettorali, “truccate” – secondo noi dal 1947 – dal bisogno elettorale e dal clientelismo. Chissà come voterebbero i Siciliani se tutto ciò non ci fosse. Chissà, forse molti non voterebbero, molti di più di oggi. Ma quelli che voterebbero, sicuramente, non darebbero il potere a quei loschi figuri che l’hanno gestito sino ad oggi.
Noi diciamo basta alle assunzioni clientelari. Ci siamo dati una data. Stabilizzare tutti quelli storici, pre-Lombardo (2008), per intenderci, tutti, facendoci dare le risorse che lo Stato ci deve. Ma avviare, da subito, un percorso di risanamento della pubblica amministrazione, con ridimensionamento dell’organico alle quantità realmente necessarie per il fabbisogno di una P.A. moderna ed efficiente, rallentamento del turn-over (non blocco!) per rientrare nell’organico di riferimento, valorizzazione, non criminalizzazione, del pubblico impiego che lavora.
Ma anche stop alle assunzioni clientelari. Nei posti pubblici si deve entrare per concorso. A chi oggi fa anticamera dai politici una promessa. Quando saliremo noi non riconosceremo alcun diritto alle assunzioni clientelari di oggi, vero schiaffo ai disoccupati, a tutti quelli che non curvano la schiena, che hanno una propria dignità.
La Questione Siciliana è anche una questione democratica e morale. “Siciliani Liberi” si oppone a questi metodi.
Non saremo mai “liberi” se non sarà libero il nostro voto. Ed oggi ancora non lo è.
E non saremo mai “liberi” dal bisogno se il diritto al lavoro non sarà garantito da un mercato efficiente e da regole trasparenti. Oggi non è così.
Solo l’indipendentismo può spezzare questo circuito vizioso. “Siciliani Liberi” può guidare oggi questo riscatto.