SICILIANI? PERCHE’ NO? GRAZIE, REGNO UNITO

In questi giorni i nostri politici e i nostri giornali si stanno stracciando le vesti per un attacco britannico agli italiani meridionali e ai siciliani, accusati niente meno che di appartenere ad un’etnia diversa dagli italiani propriamente detti (altri italiani). Ma cosa è successo realmente? E perché questo improvviso amore italico per la Sicilia?

 

Il Regno Unito, pur essendo costituito da 4 antiche e fiere Nazioni, è anche terra di immigrazione, centro ancora di quello che è stato il più grande impero coloniale della storia, il “British Empire”. Sono abituati a trattare con nazioni ed etnie in tutto il mondo. Stato coloniale, capitalista e sfruttatore naturalmente, ma come sempre accade al centro dei grandi imperi, anche portatore di una sua indubbia civiltà di grande spessore, come fu in passato per l’Antica Roma ad esempio, sanguinaria, certo, ma indubbiamente essenziale per capire la civiltà mondiale.

La “cifra” dei britannici è la libertà, la libertà di parola che li pone spesso all’avanguardia ancora oggi. Da loro “si può dire” che sono le banche che creano la moneta che circola, da noi no. Da loro “si può dire” che l’Europa è – parafrasando Fantozzi – “una cagata pazzesca” e si può tranquillamente andar via (per inciso uno studio riportato dal Sole 24 Ore “gufa” una perdita del 9 % di PIL nei prossimi anni, ma nessuno si accorge che la Sicilia, dentro l’Euro e l’UE ha perso in pochi anni il 13 % di PIL, inezie, vuoi mettere a confronto quello che perderemmo “fuori”, vedi la Gran Bretagna che “starà” certamente male…); da noi non si può dire ancora perché sennò si è presi per “populisti”.

E così in Gran Bretagna non è tabù dire che più nazionalità possono far parte di uno stesso stato. Loro ci sono abituati, avendo Galles, Scozia e Irlanda del Nord, che dopo secoli di integrazione politica con l’Inghilterra mantengono inalterato il loro status di Nazione. Loro, appunto, non i bigotti nostrani, scandalizzati dall’oltraggio a un paese “unito dal 1861”!

Che è successo? Ma niente, soltanto che alcune scuole gallesi, con certosina pazienza antropologica, hanno voluto distinguere i principali gruppi etnici che vivono in Italia. Sono abituati a questo, lì è normale. I Belgi sono distinti tra Fiamminghi e Valloni. I Brettoni e Corsi sono distinti dai Francesi. Catalani, Baschi e Galiziani lo sono dai Castigliani. Hanno ben pensato di fare una cosa giusta distinguendo i “Napoletani”, cioè gli Italiani del Sud, dall’Abruzzo alla Calabria, e i Siciliani dagli italiani propriamente detti. Forse hanno anzi dimenticato i Sardi, troppo piccoli per essere presi in considerazione.

Apriti cielo!

La stessa Italia che ogni giorno crocifigge il Sud e la Sicilia a telecamere riunite con giornalisti specializzati (tipo Giletti), la stessa Italia che addita il Mezzogiorno come eterna piaga purulenta ai piedi dello Stivale, terra di mafia, corruzione, falsi invalidi, etc. etc. etc. ora si leva all’unisono in “difesa” dell’onore dei propri concittadini, tacciati di “non essere abbastanza italiani”.

Queste reazioni, psicologicamente parlando, sono rivelatrici del fatto che si è toccato un nervo scoperto, un nervo davvero dolorante. Se fosse stata una semplice sciocchezza, ne avremmo riso tutti. Glielo avremmo fatto notare con garbo, senza una nota risentita ADDIRITTURA dell’ambasciatore.

Diciamo la verità. L’Italia ha reagito esattamente come reagiscono i paesi nazionalisti sottosviluppati. Abbiamo reagito come la Turchia quando le parlano dello sterminio degli Armeni (gli Armeni? A un certo punto hanno deciso di andar via, che potevamo fare per trattenerli?) o dell’esistenza dei Curdi (i Curdi? Non esistono, si chiamano “Turchi delle montagne”).

Perché questa reazione così scomposta? Reazione alla quale il Regno Unito, accorgendosi di avere a che fare con un paese in via di sviluppo, ha reagito diplomaticamente, accontentando la fobia italica. La reazione è violenta proprio perché di colpo i britannici hanno svelato la verità alla maggior parte degli “italiani” in fuga in Galles o in Inghilterra per cercare lavoro: non sono italiani! L’Italia li ha cacciato dalle loro terre che sta distruggendo. E’ questo il nervo scoperto che questa innocente classificazione statistica ha smosso.

Ridicola lamentela: siamo uniti dal 1861!

Ah sì, siamo uniti? E ve lo ricordate ora che siamo uniti? Quando facevate con la Regione Siciliana gli accordi che gli yankee facevano con i Pellerossa, sistematicamente violati, non vi ricordavate di avere a che fare con “altri italiani”? Quando di fronte alla sciagura di Giampilieri qualche giornalista disse “di non avere pietà perché la colpa era nostra”, non pensavate che altri italiani stavano perdendo la casa in cui avevano puntato tutti i risparmi di una vita? Quando, di fronte a un fattaccio di cronaca nera nelle tifoserie, avete disposto “un minuto di silenzio solo nei campi di calcio siciliani” non pensavate che era morto qualcuno in Italia? Quando le ferrovie dello Stato abbandonano la Sicilia non pensate che si siano dimenticate di un pezzo di Italia? Quando fate soldi con film immondizia che appiccicano ai Siciliani la sola identità possibile di mafiosi non pensate che state gratuitamente infamando altri italiani? Quando negate ai Siciliani di avere strade decenti, scuole decenti, opportunità di lavoro, vita normale, diritti di cittadini, non vi sembra che state violando i diritti di vostri concittadini? Quando Berlusconi diceva che voleva il ponte per farci “diventare italiani al 100 %” non pensava che questo significava ammettere la “non italianità” della Sicilia? Quando fate fallire tutti i Comuni siciliani per le rapine statali, impedendo la raccolta dei rifiuti o altri servizi essenziali non pensate che sia in ballo una questione nazionale? Quando fate uccidere l’agricoltura e la pesca siciliana nelle norme UE mentre difendete solo il Centro-Nord non pensate che state facendo andare in malora un pezzo d’Italia? Quando dite nei vostri giornali “abbiamo arrestato un mafioso siciliano” mentre Falcone o Nibali sono “eroi o campioni italiani” non vi vergognate un po’? Quando in 5 anni avete tagliato i fondi alle università dell’8 % ma in Sicilia del 20 % non pensavate che stavate distruggendo gli ultimi luoghi in cui ancora in Sicilia, cioè in Italia secondo voi, esiste il pensiero? 

Potremmo continuare, ma il vero fatto è che non solo i Governi, ma anche l’italiano medio, considera la Sicilia non Italia, bensì possedimento italiano, luogo dove stoccare rifiuti tossici, da prestare agli USA per mettere bombe atomiche o pericolose stazioni radio, da cui succhiare energia e petrolio, i cui servizi pubblici devono essere ghiotta occasione d’affari per i gruppi industriali nazionali e basta. Per l’Italia la Sicilia (e in gran parte lo stesso Sud, ma un po’ meno che noi)  è italiana solo in questo senso, e guai a chi ce la tocca.

E che vergogna gli ascari locali, i servi che votano Si al referendum e a tutte le castrazioni economiche e politiche della loro terra, vederli ora stracciarsi le vesti per l’onore ferito. Dal sindaco di Catania a quello di Napoli. L’oltraggio, cari sindaci, ce lo fate VOI ogni giorno, a farci vivere nel caos, nella povertà e nella disperazione. Indignatevi per altre cose, per favore.

Italiani? A questo punto, no, grazie!

Siciliani? Perché no? Perché, cosa siamo, cosa siamo stati e cosa saremo sempre, se non Siciliani?

Siciliani? Non è “mala parola”, per noi è un vanto. E una volta tanto, grazie UK. Ci avete dato una lezione di civiltà.

Vi chiediamo scusa per la reazione retrograda dei nostri governanti. Fra poco, quando torneremo liberi, non dovrete scrivere più l’ancora umiliante “Italian (Sicilian)”, ma solo e semplicemente “Sicilian”, cioè SICILIANI!

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