Signor Mieli, se non sa di cosa sta parlando, è meglio che taccia

 

Apprendiamo da “Linkiesta.it” che Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera, alla presentazione di un libro a Cortina D’Ampezzo si sia lasciato andare a considerazioni sul rapporto tra Italia e Europa, in cui tira in ballo la Sicilia come i cavoli a merenda.

Che bello fare il “giornalista” che pontifica sul nulla. Parla, portando esempi che non stanno in piedi, e per portare un esempio di “malaffare”, di cattiva condotta “italiana”, cosa poteva citare se non il capro espiatorio nazionale, cioè la Sicilia?

 

 

Non sappiamo se sia in malafede o in ignoranza. Ci piacerebbe saperlo.

Intanto il contesto. Qual è il suo ragionamento? Il suo ragionamento è quello stantio, fallito, del vecchio europeismo alla Monti e alla Letta (vorremmo aggiungere alla Renzi, ma qui è dissimulato dalla pigliata per il…. mentre i suoi predecessori almeno erano sinceri).

Sarebbe ora di finirla di dare addosso alla Germania! Italiani, arrendetevi, avete torto. Voi non fate nulla dalla mattina alla sera, mentre i laboriosi tedeschi dovrebbero lavorare per voi. Vi volete indebitare mentre altri pagano. Chinate il capo, obbedite alla Merkel, e vedrete che tutto andrà al suo posto. Che queste proposizioni siano economicamente un delirio magari lo diremo un’altra volta. Cercheremo di spiegare, magari con una lavagnetta e un discorso facile facile, al povero sventurato che l’euro non sta in piedi nemmeno se i popoli mediterranei spediscono il sangue umano dei propri figli direttamente in Germania. Ci sono tante teorie sull’insostenibilità di aree valutarie non ottimali in assenza di compensazioni fiscali, che proprio non ci va di iniziare dalla I primaria. Vada a studiare un po’ di economia, di quella seria, e poi ne riparliamo.

Una citazione per tutte, una perla di saggezza ( tra [ ] qualche nostra nota a “caldo”):

«Europa [ma chi è questa “Europa”, questo soggetto astratto? non dovremmo essere noi, i cittadini?] e Germania si sono stufati delle nostre chiacchiere e della nostra versione stracciona [chapeau! che finezza, che considerazione razzista dei popoli mediterranei!] e mistificatoria del pensiero di Keynes [ti imbarazza che un grande economista dica cose diverse dalle tue?], secondo la quale bisogna continuare a riempire di soldi le tasche di giocatori compulsivi, debitori che non pagheranno mai, per permettergli di continuare a perderli al tavolo verde.»

Quanto disprezzo, quanta bava rabbiosa trasuda da queste parole odiose. Secondo il giornalista sedicente economista qualcuno avrebbe in passato “riempito le nostre tasche” e non bisognerebbe “continuare a farlo”. Se qualcuno ci ha messo le mani in tasca, lo ha fatto per svaligiarci, di questi “doni” si è accorto solo lui. Secondo questo signore, che dovrebbe chiedere scusa per la gravità delle volgarità contenute in queste affermazioni, i cittadini, i lavoratori, gli imprenditori, coloro che, a differenza di lui che forse non l’ha mai fatto davvero, si alzano la mattina e tornano la sera per guadagnarsi un pezzo di pane sono nient’altro che “giocatori compulsivi”, prodighi irresponsabili. “Debitori”, che è come dire “schiavi”, di un debito creato dalla moneta sbagliata; sbagliata in quanto privata e non pubblica come Dio comanda! Questi sporchi schiavi che vogliono ancora? Di che si lamentano? Se gli diamo soldi “li perdono al tavolo verde”. Il “tavolo verde”, Sig. Mieli, si chiama “ospedali”, “scuole”, “strade”, ma anche “spesa per mangiare”; le dà fastidio che gli schiavi dell’usura ambiscano a questi lussi smodati? No comment.

Quello che oggi ci offende, in particolare, è la sua scontata citazione della Sicilia, l’ennesima. Naturalmente a sproposito.

Per difendere la sua “teoria” delirante arriva ad arringare che «Per capire il conflitto tra Italia e Germania, bisognerebbe andare in Canada. Un Paese pieno di boschi. 400mila chilometri quadrati di meraviglia, tutelati da circa 4.200 ranger. Non così fortunata come il Canada è la Sicilia. Che ha meno boschi, quasi niente, ma in compenso ha 24mila guardie forestali.…. La questione tedesca, all’osso, è tutta qua: noi chiediamo a un operaio di Dusseldorf di lavorare per pagare un po’ dello stipendio dei forestali siciliani».

Mieli, Mieli, ma che m…. dice?

Signor Mieli, ci consenta di dire che lei di Sicilia, di finanze siciliane, e di forestali, o non sa nulla o fa finta di non sapere nulla.

Ci consentirà mai un pubblico contraddittorio per dire che le sue sono solo bestialità? Ne dubitiamo. E’ facile, da Cortina D’Ampezzo, dire fesserie di un popolo lontano quasi 2.000 km, e nascondersi nel luogo comune.

E allora glielo diciamo da qui, certi che l’eco delle sciocchezze dette arrivi al suo fine orecchio.

Tre cose, soltanto.

Primo: Le guardie forestali non sono 24milla. Sono part-time. E quindi equivalgono a meno di 7.000 persone impiegate a tempo pieno.

Secondo: Non sono guardie forestali, si informi! Sono chiamati “operai della forestale” ma sono essenzialmente operai antiincendio, in una regione in via di desertificazione come la Sicilia. Non sono guardiacaccia. Il paragone con il Canada non c’entra una benemerita mazza! Fanno cose diverse.

Terzo, e più importante di tutti: Né l’operaio di Dusseldorf, né quello di Gallarate, ha mai speso un centesimo per i nostri forestali. Il loro lavoro è pagato dal bilancio della Regione Siciliana con l’IRPEF dei Siciliani. Ci spiega che c’entra la Germania, per favore?

Saranno pochi o tanti, non so. La Sicilia, con le proprie finanze, come ho detto più volte, dovrebbe decidere un organico di riferimento obiettivo, che siano 3.500, 4.000 o 5.000, e – con le proprie risorse – assorbire progressivamente gli attuali part-time con stabilizzazioni e progressivi passaggi a tempo pieno, rallentamento (non interruzione) del turn-over, e uscita dal precariato assistenziale. Ma, qualunque sia la decisione che una Sicilia Libera, libera soprattutto dallo schiavismo e dal ricatto dei partiti italiani, vorrà decidere, saranno solo fatti nostri. Si sta parlando dei nostri soldi, non di quelli italiani, e men che meno di quelli tedeschi.

La Sicilia subisce tanti danni dalla dominazione italiana, pure la beffa delle calunnie no. Questo non è consentito. 

Ma ci dovrà essere un’occasione in cui si troverà a parlare in Sicilia. In quell’occasione le chiederemo conto di queste falsità calunniose contro la Sicilia. Per il resto, la sua Europa a trazione germanica, se la tenga stretta.

Rispondi