Lo sappiamo che in tutto il mondo le autostrade sono in genere a pagamento. Sappiamo che i pedaggi servono per pagare manutenzioni ordinarie e straordinarie. Non facciamo populismo fine a se stesso. Però questa storia dei pedaggi sul sistema di “auto-trazzere” siciliane, chiamate impropriamente “autostrade”, proprio non lo possiamo digerire.
Ci stanno raccontando alcune favole: “prima le sistemiamo, poi i pedaggi”, “saranno basse”. Siciliani Liberi deve denunciare l’ennesimo attacco agli interessi del più servile e coloniale dei governi regionali che la Sicilia abbia mai avuto.
La Sicilia non ha un vero sistema autostradale. Quelle che chiamano tali non coprono i reali fabbisogni dell’Isola, tagliando fuori tutta la Costa Sud, non collegando Palermo con Agrigento, e – dove sono presenti – con strutture del tutto fatiscenti, continue restrizioni per lavori in corso, gallerie strettissime progettate negli anni ’60, stazioni di servizio buone sì e no per fare il pieno e andare in bagno. Pedaggi? Quelli che ci sono già sono troppo stretti.
In tutto il mondo i pedaggi si iniziano a pagare da fuori l’area metropolitana, dove le autostrade costituiscono una specie di circonvallazione. La “barriera” di Catania dovrebbe essere ben oltre Acireale e non alla periferia nord della grande metropoli siciliana. Nessuna persona sana di mente potrebbe mettere un casello tra Buonfornello e Terrasini, intorno a Palermo, perché quella è un’unica grande area metropolitana (nel senso tecnico non nelle “buffonate” inventate dalla finta “abolizione” delle province. Nei tratti metropolitani queste arterie svolgono soltanto le funzioni di una grande circonvallazione e non è lontanamente pensabile di poterle mettere a pagamento.
Sarebbe un’ulteriore tassa, un balzello, che graverebbe sulle spalle già esauste dei Siciliani, e che – sia pure in parte – andrebbe nelle casse dell’ANAS, che poi andrebbe a spenderseli per migliorare le strade italiane e non quelle siciliane.
Poi c’è un problema di strade alternative. Oltre alle “autostrade”, c’è un sistema viario minore: strade statali di primo e secondo livello, strade provinciali e così via. Questo sistema è ormai al collasso, e in ogni caso non offre alcuna alternativa al sistema autostradale. I Siciliani sono costretti a prendere le autostrade, per quanto malandate, perché spesso sono le uniche strade che esistono. Ora i servi coloniali pensano che “arripizzando” qualche autostrada qua e là si possano mettere da un giorno all’altro i caselli e spremerci un altro po’.
Al nord le strade ci sono per davvero, e di autostrade ce ne sono anche troppe. Famosissimo il caso della Bre-Be-Mi che è un doppione che non usa nessuno. Da noi strade di 50, 100, 200 anni fa che si sbriciolano come neve al sole. No, è un insulto. Non può essere una cosa seria.
Poi c’è anche l’aggravante che il trasporto stradale non ha alternative credibili su rotaie. Il sistema ferroviario siciliano è semplicemente ridicolo.
La Sicilia ha diritto, per le proprie infrastrutture, al Fondo di Solidarietà Nazionale, pari a circa 4/5 miliardi l’anno. Fondo che non vediamo più da 30 anni circa e che anche prima di allora lo Stato ci pagava con una percentuale delle nostre stesse accise petrolifere. Negli ultimi 25 anni abbiamo maturato, solo di FSN, un credito nei confronti dello Stato che ammonta teoricamente a più di 150 miliardi (teoricamente, perché l’Italia questi soldi non li ha). Con le infrastrutture della Siria in guerra o del Sud Sudan, solo all’arrogantissimo governo Renzi poteva venire in mente di “comandare” ai sudditi siciliani di pagare per le nostre autostrade.
Nulla, in linea di astratto principio, contro i pedaggi sui tratti extraurbani quando ne ricorrano i presupposti. Ma, in queste condizioni, l’Italia dovrebbe quanto meno ristorare alla Sicilia anche quei pochi pedaggi che siamo costretti a pagare per autostrade che non funzionano.
Ma poi siamo sicuri che ci sia bisogno di pagare i pedaggi per avere autostrade decenti?
Ricordiamo che i tributi derivanti dai prodotti petroliferi in Italia ammontano a circa 25 miliardi l’anno. Classificati come “di produzione” o “di consumo” (e quindi allocati per competenza regionale in modo “strano”) ricordiamo che tra estrazione e lavorazione dei derivati del petrolio la Sicilia contribuisce per il 55 % circa a questo gettito (fonte Unione Petrolifera Italiana).
Siamo sicuri che, con i circa 13 miliardi l’anno che spetterebbero alla Sicilia, quando tutto il bilancio della Regione non arriva più neanche a 15 miliardi l’anno, non saremmo in grado di fare una manutenzione decente a ferrovie, porti, aeroporti, strade e autostrade di ogni tipo?
Noi Siciliani Liberi ci opporremo come potremo, con ogni mezzo, a questo ulteriore scempio ai danni della Sicilia.