Anche se la verità ha fatto la sua comparsa su La7, ancora la maggior parte dei media ‘ignora’ la questione. Ebbene, ci pensiamo noi a ricordarlo a tutti quelli che parlano a vanvera e che ancora si ostinano a non riconoscere i sacrifici imposti al Sud per salvare il Nord…
Dobbiamo dire grazie a Paolo Pagliaro e al suo ‘Il Punto’ che va in onda nel corso della trasmissione ‘Otto e mezzo’ su La 7 se tante verità scomode vengono fuori. E’ a lui che dobbiamo, ad esempio, un servizio verità sugli sgravi contributivi e le assunzioni al Nord. Chi le ha finanziate? Il servizio è dello scorso Gennaio ma ve lo riproponiamo perché ancora la ‘grande stampa’ fa finta di ignorare (trovate il link in calce all’articolo) verità scomode per uno dei Governi più razzisti che abbiamo mai avuto.
Intanto, ricordiamo che tutti sanno che, dopo anni di recessione, l’occupazione ha segnato nel 2015 (in Italia, ancora non nettamente in Sicilia) un rimbalzo positivo. 1.158.000 “nuovi posti di lavoro” (sembra la promessa berlusconiana del 1994). In realtà una gran parte di questi non sono veri nuovi posti di lavoro ma trasformazione di vecchi posti da tempo determinato a tempo indeterminato. Ma, anche al netto di questo, effettivamente un ampliamento reale della base lavorativa nel 2015 c’è stato.
In effetti lo Stato ha concesso dei sostanziosi “sgravi contributivi” per chi convertiva questi posti e, si sa, la contribuzione previdenziale è una vera e propria tassa, come sanno bene i professionisti, il cui reddito è letteralmente confiscato da questo balzello. Chi ha finanziato questi sgravi? Cioè chi dà materialmente all’INPS questi soldi che le imprese non versano più? Nell’Europa dell’austerità non è pensabile lavorare “a debito”, né lo Stato ha funzioni monetarie che possano finanziare alcunché. Quindi ogni centesimo messo da una parte si deve prendere da un’altra parte. Tutte le manovre renziane sono quindi un “gioco delle tre carte”.
E quindi? Quindi il costo dell’operazione, che supera i 3 miliardi in un triennio, in parte è stato finanziato con i soliti tagli alla pubblica amministrazione, ma il grosso sapete da dove lo hanno preso? Da fondi per la coesione non ancora spesi dalle Regioni. Ora il punto è che, per i meccanismi di spesa europea, per il patto di stabilità e altre ragioni che non è facile compendiare in poche righe, questi fondi sono stati quasi tutti tolti alle regioni meridionali. Si tratta di ben 2 miliardi o pochissimo meno, che dal Sud vengono trasferiti al Nord, contro a cifre irrisorie tolte alle regioni centro-settentrionali per finanziare il suddetto bonus occupazionale.
Indovinate chi fa la parte del leone in questo grande “sacrificio per la patria”? Ebbene sì, proprio la nostra Sicilia, che contribuisce con 800 milioni di euro alla manovra renziana. 580 la Campania, meno ancora la Calabria (373) e la Puglia (230). Le quattro regioni “privilegiate” da Renzi, nel complesso appunto 2 miliardi. Con questo “bottino” si sono potuti creare 538 mila nuovi posti di lavoro nelle regioni del Nord che – c’è da giurarci – avrà parole di gratitudine eterna per i meridionali, e verso i siciliani in particolare. Seguono 255 milia in quelle del Centro. Nel complesso il 69 %. Il restante 31 % – è vero – sono stati creati nel Mezzogiorno, e di questi solo una piccola parte in Sicilia.
Insomma chi più dà meno riceve, in una pazzesca perequazione al contrario, in cui si ruba ai poveri per dare ai ricchi. Ancora una volta, in maniera silenziosa (cioè senza la dovuta attenzione dei media) lo Stato italiano si rivela una “macchina mangiasoldi” che drena ricchezze al Sud e le porta al Nord. Così è nata la Questione Meridionale. Così si è finanziato storicamente lo sviluppo del Nord. Dopo 155 anni sarebbe ora di dire basta. Pensate che se la Sicilia fosse uno stato indipendente tutto ciò sarebbe possibile?