Dove va la Sicilia di domani? Stiamo assistendo a un lento e silenzioso genocidio?
Si parla spesso del futuro della Sicilia. Ci sono dei dati come quelli ISTAT sopra riportati che sono più forti di qualunque argomentazione. La popolazione siciliana, quella dei residenti “storici”, invecchia e poi fatalmente esce di scena a poco a poco. I nati, invece, vanno lentamente a diminuire. Il grafico mostra inequivocabilmente come il saldo naturale si sia invertito fra il 2009 e il 2010, gli anni in cui la grande crisi ha cominciato a manifestare i suoi effetti in Sicilia e da allora in poi ha preso una brutta piega, sempre più accelerata. Si dirà che il fenomeno è comune a tutti i paesi “evoluti” (ammesso che la Sicilia sia definibile tale). Però qui in Sicilia l’accelerazione della denatalità sta prendendo un trend davvero pericoloso. Dopo il declino, il crollo. Il saldo naturale negativo nell’ultimo anno di questa serie, come si vede è pari a 10.000 persone. Questo significa che, mantenendo per buono il valore assoluto (che invece purtroppo se non si inverte la tendenza andrà ad accentuarsi), perderemmo già oggi ogni anno il 2 per mille degli abitanti. Di qui a metà del secolo saremmo, presumendo una costante accelerazione del fenomeno, non più di 4.000.000 abitanti, di cui la maggioranza assoluta sopra i 50 anni. Insomma una terra abitata solo da persone anziane, e quindi destinata ad estinguersi del tutto o a diventare irrilevante entro la fine del secolo. Possono sembrare proiezioni molto lontane, ma vanno prese sul serio. C’erano una volta i Sumeri, gli Aztechi, i Siciliani… La Sicilia oggi non invecchia solo perché appartiene al mondo “evoluto”. Ci sono fattori di accelerazione specifica. C’è il fattore contingente della crisi, che colpisce in particolare modo le famiglie monoreddito e numerose. In queste condizioni fare figli diventa semplicemente un’impresa disperata. C’è il fattore strutturale dell’emigrazione giovanile. Se i giovani emigrano, chi metterà su famiglia? E se nessuno costituisce famiglie nuove, chi creerà nuova vita? Il 2014, l’ultimo anno disponibile, vede diminuire in un anno i matrimoni con rito religioso del 6,5 % e quelli di rito civile dell’1,4 %. I corrispondenti dati nazionali sono 3,1 e 1,0, a testimonianza del fatto che nella corsa verso la destrutturazione familiare e la denatalità la Sicilia, rispetto all’Italia, ha “una marcia in più”. A quanto pare la Sicilia non è nemmeno attrattiva per gli immigrati, che crescono sì, ma molto lentamente, giungendo ad una percentuale sulla popolazione residente ancora situata fra il 3 e il 4 %. In una terra divenuta inospitale, fatalmente riempiono il vuoto lasciato dai Siciliani in fuga o invecchiati. Fa eccezione Ragusa, dove superano il 7 %. Le province più “invecchiate” risultano Messina, Enna e Trapani, ma il dato è sufficientemente generale. Che lezione si trae da questi numeri? Che la Sicilia sta lentamente morendo. Le sue città, non più solo i paesi, si spopolano. I giovani cercano fortuna altrove e perdono fatalmente ogni legame con la loro terra d’origine. Gli altri, le persone mature, gli anziani, restano dove sono a vivacchiare, ma non possono creare alcun ricambio generazionale, quasi rassegnati ad essere “gli ultimi siciliani”. Dove non sono riusciti i Vandali, la Peste Nera o qualunque altro flagello che si sia abbattuto sulla nostra lunga storia, sta riuscendo l’austerity. L’abbraccio con l’Europa e con l’Italia sta letteralmente uccidendo un Popolo che, con tanti innesti, stava qui da circa 20.000 anni. Se non si invertirà rapidamente la tendenza, creando condizioni favorevoli per l’insediamento produttivo, e politiche di favore le famiglie a basso reddito e con bambini, il nostro destino sarà segnato. E’ bene saperlo, per capire cosa è importante davvero e cosa non lo è.