Il via libera all’accordo Stato-Regione è l’ennesima vergogna di un Parlamento venduto agli interessi romani. 43 ascari hanno detto sì, ma dove erano gli altri 47? Perché non si sono coordinati per fermare lo scempio?
Il movimento “Siciliani Liberi” definisce l’assenso dato dall’Assemblea Regionale all’accordo scellerato Stato-Regione (inserito nella legge sulle variazioni di bilancio) che azzera le prerogative finanziarie della Sicilia e ne compromette ogni possibilità di sviluppo un vero e proprio “alto tradimento” da parte dei deputati del PD, dell’UDC/CDU e “cespuglietti” allegati, che hanno letteralmente venduto la Sicilia all’Italia per un piatto di lenticchie (cioè per la loro carriera politica personale).
Ricordiamo ai deputati che essi non sono solo ascari e traditori, ma anche “spergiuri” di fronte al Popolo Siciliano. Proprio noi, che siamo indipendentisti, e quindi oltre lo stesso Statuto, dobbiamo ricordare loro che hanno preso un impegno per il bene della Sicilia, per il quale hanno solennemente giurato ai sensi dell’art. 5 dello Statuto. Quell’articolo parla del “bene inseparabile dell’Italia e della Regione”. Non siamo noi indipendentisti a dover dire che quel bene ormai, di fatto, è stato completamente separato: l’Italia da una parte, alla quale si sono prostrati, la Sicilia dall’altra, che è stata del tutto calpestata. L’accordo è fuori dalla Costituzione, dallo Statuto, dalle norme attuative, nonché dalle procedure per emanare norme attuative. Esso non è soltanto sbilanciato spaventosamente a favore dello Stato, di cui si mallevano tutti i furti, ma anche vistosamente illegittimo e incostituzionale.
Eppure questo ai “rottamatori” del nulla non ha fatto impressione. Non hanno battuto ciglio quando c’era da sacrificare un’intera regione, anzi, un’intera Nazione, agli ordini che avevano ricevuto da Roma. Non parliamo più solo di Crocetta, del suo assessore toscano, della sua Giunta. Per loro sarebbe da dissotterrare l’art. 26 dello Statuto che costituisce l’Alta Corte in “tribunale dei ministri” per i “reati compiuti nell’esercizio delle funzioni”. E qui siamo chiaramente all’abuso d’ufficio.
Se anche (non è questo il nostro parere) si dovesse accettare la giurisprudenza centralista che vuole le competenze dell’Alta Corte assorbite dalla Corte Costituzionale, questo sposterebbe altrove il foro giudicante, ma non salverebbe i “traditori” dal giudizio penale che in un paese di legalità dovrebbe essere esercitato sopra di loro. Ora, oltre a loro, la responsabilità si allarga anche alla inutilissima deputazione siciliana. 43 ascari oggi hanno venduto la Sicilia, ma non erano ancora la maggioranza assoluta dell’Assemblea! Resta da comprendere perché gli altri 47, tra contrari e assenti, non hanno avuto il coraggio di coordinarsi, di presenziare e di votare contro.
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