Abbiamo incontrato gli agricoltori a Pozzallo. Ci hanno raccontato della crisi che vivono per la totale assenza di politiche in loro favore mentre le multinazionali ingrassano e mentre noi mangiamo schifezze che ci arrivano da ogni dove. La Sicilia deve puntare a riappropriarsi del suo comparto più strategico come ha spiegato bene anche il professor Guarnaccia che era con noi…
Le cronache di questi mesi riportano le proteste degli agricoltori del ragusano, per la gravissima crisi in cui versa tutto il comparto dell’ agrumicoltura e dell’ ortocoltura in Sicilia. Tanti agricoltori si ritrovano con case e terreni ipotecati per debiti contratti con il fisco e con le banche. Equitalia che inesorabilmente li incalza con cartelle, che oltre, la sorte capitale prevedono somme aggiuntive per interessi, spese e balzelli vari e così uno che non può pagare una cifra, se ne trova addebitata un’altra ben più consistente e sopratutto da onesto lavoratore diventa un evasore.
Protesta che non ha nessuna controparte politica pronta a recepire, sostenere ed eventualmente a difendere le istanze che arrivano da questa realtà. Una voce importantissima della nostra economia, lasciata cadere nell’oblio. I nemici in campo in questa guerra sono da un lato l’Europa con il suo potere oligarchico, influenzato dalle multinazionali e dall’altro, l’azione inesistente dell’esecutivo regionale guidato dal governatore, Rosario Crocetta e dall’assessore all’agricoltura, Antonello Cracolici.
In Europa i rappresentanti delle grandi lobby internazionali, non certo dei Popoli, aprono le frontiere, all’olio Tunisino e alle arance del Marocco, ai formaggi prodotti senza latte,ai succhi di frutta senza frutta (quasi ) per le ragioni più disparate. Capite bene che non possiamo più assistere inermi a questa agonia, dove la vita di migliaia di nostri concittadini viene stravolta, un contesto sociale difficile per le lacerazioni di interi nuclei familiari, costretti a separarsi per cercare altre opportunità lontano da casa. Un vero dramma sociale. Oltre a distruggere la nostra economia, vogliono distruggere anche il nostro tessuto sociale. Bisogna opporsi così a quanti, parassiti, nel territorio, impongono inutili passaggi, con l’unico risultato di fare lievitare i prezzi. Pochi privilegiati, che per pura ingordigia, ignorano il malessere di tanti nostri fratelli e purtroppo debbo riconoscere supportati dall’indifferenza e dall’ignavia di molti altri nostri conterranei. Dobbiamo smarcarci dalla logica, che il mercato di riferimento deve essere quello che detta la grande distribuzione ( le grandi catene internazionali ) attente solo al prezzo.
Bisogna applicare il metodo della filiera corta, lavorare e trasformare le materie prime. Utilizzare sementi autoctone per affrancarsi dalla schiavitù delle multinazionali, ricercare mercati remunerativi, riconvertire e diversificare le colture, aiutare a superare la scarsa propensione a consorziarsi. Bisogna adeguare le infrastrutture, permettere in tutto il territorio siciliano l’utilizzo della banda larga, per meglio competere nei mercati internazionali. Prepararsi in tutti i modi a contrastare la ratifica del TTIP, trattato voluto dalle grandi multinazionali nordamericane ed europee, vero esempio di dittatura economica. Pensate, le eventuali controversie verranno discusse da tribunali privati, e alle relative sentenze, gli Stati aderenti dovranno adeguarsi . Sì, siamo alla dittatura economico – commerciale.
Per affrontare seriamente i problemi dell’agricoltura siciliana, credo un compito di guida e consulenza debba svolgerlo la buona politica. Noi ” Siciliani Liberi ” riteniamo il comparto agroalimentare strategico per lo sviluppo della nostra Isola, vero volano di svolta economica e trainante per occupazione e redditi, e quindi per tutta l’economia siciliana. Saremo a fianco degli agricoltori , con nostri rappresentanti, in tutte le loro battaglie. La terra, riteniamo vada coltivata con metodi biologici e sostenibili, al fine di preservare l’ambiente e la salute dei cittadini. Al bando le sementi e i diserbanti relativi, delle grandi multinazionali, (Monsanto, Dupont etc. ) veri colonizzatori dei tempi nostri. Un grande plauso ai coltivatori che hanno destinato 3500 ettari alla semina dei grani antichi siciliani, autentica risorsa della nostra agricoltura per le varietà e per la qualità del prodotto, eccezionale per produrre pasta e farine di alta qualità .
Noi, Siciliani Liberi, abbiamo voluto organizzare un incontro con gli agricoltori domenica scorsa (26 Giugno) a Pozzallo (RG) dal titolo esplicativo “Imprese e Famiglie Stritolate, Agricoltura al Disastro”, per affrontare problematiche e criticità del settore, evidenziando, come l’assenza della politica isolana abbia lasciato, sprofondare l’agricoltura in un stato di crisi, con ripercussioni notevolissime sulle aziende e sulle famiglie. Nel dibattito , è stata denunciata , l’assenza di misure atte a difendere i prodotti e il lavoro degli agricoltori Siciliani, oltre all’impossibilità di individuare interlocutori credibili all’ARS, con responsabilità riconducibili a tutti i partiti che in questi anni, si sono succeduti al governo PD, FI, UDC, NCD e SF . Per questo, ci siamo avvalsi di tecnici di altissimo valore come Paolo Guarnaccia, agronomo, professore presso la facoltà di Agraria all’università di Catania il quale è stato illuminante per le soluzioni indicate, per l’analisi rigorosa e attenta ai dati, significativi, per poter dare una risposta ai tanti perché degli agricoltori.
Importiamo il 70% circa del nostro fabbisogno alimentare, tradotto in soldoni significa, una cifra di 7 miliardi di euro circa, pensate, per contro i nostri agricoltori non raccolgono più neanche i loro prodotti dalle piante. Il prof. Guarnaccia ha anche parlato di sostenibilità, ambiente, solidarietà, di riconversione delle colture, in questo senso, ha esortato a sostituire le lavorazioni nelle serre, per gli innegabili danni ambientali che determinano, ha paventato il rischio desertificazione a cui ci stiamo esponendo. Mentre con nuove produzioni potremmo dare nuove opportunità di crescita all’intero comparto. Le piante officinali, gli oli essenziali frutto delle trasformazioni, il cotone, richiamando ad una antica tradizione manifatturiera siciliana, la coltivazione del lino e molto altro. La possibilità, attraverso la piena realizzazione di questo progetto, di creare, tra addetti ed indotto tra i 250/450 mila nuovi posti di lavoro. La vivace partecipazione al dibattito di semplici agricoltori e di professionisti del settore è stata la testimonianza del pieno successo dell’iniziativa.