L’iniziativa di Riscossione Sicilia e del Movimento 5 Stelle va nella giusta direzione, non possiamo che essere d’accordo. Le critiche sono solo strumentali e paradossali se a muoverle sono sedicenti autonomisti/indipendentisti. Semmai, l’unico limite è un eccesso di timidezza…
Di fronte al dato fornito da Antonio Fiumefreddo (Riscossione Sicilia), sulla compensazione di ben 70 milioni di euro di debiti per cartelle esattoriali con altrettanti crediti verso la Regione o enti regionali, in sole due settimane, è difficile contestare la validità dell’iniziativa. Forse è un nostro limite non intravedere con precisione il cavillo amministrativistico che i trinariciuti nemici dello stesso invocano per fermarlo, richiamando l’attenzione di tutte le magistrature per fermare il presunto obbrobrio. Sarà un nostro limite, ma invocare la subalternità della Regione (che NON potrebbe farlo) rispetto allo Stato (che invece potrebbe) è una classica manifestazione di autolesionismo siciliano che non sta né in cielo né in terra, specie se in bocca a presunti autonomisti/federalisti/indipendentisti. Se il motivo di questa incursione è quella in sé di dare addosso al Movimento 5 Stelle, – promotore, insieme con Fiumefredo dell’iniziativa- che ancora non ha risposto al nostro appello, i motivi validi non mancherebbero.
Il Movimento 5 Stelle non ha ancora messo chiaramente in agenda la Questione Finanziaria siciliana, non ha ancora inchiodato pubblicamente lo Stato alle proprie responsabilità e muove la propria campagna sulla base di una generica “moralizzazione” della politica. Ha più volte, in verità molto sottovoce, affermato il principio di voler attuare lo Statuto, specie in materia finanziaria, ma non ha mai chiarito attraverso quali passaggi, e quali strategie mettendo in atto nel caso, scontato, di rifiuto da parte dello Stato. Noi esageriamo a chiedere in cambio l’indipendenza? E voi in cambio cosa farete invece? Come nel libro di De Crescenzo, “Così parlò Bellavista”, il controllore che salito sull’autobus grida a gran voce a un fumatore “Sigaretta! Sigaretta!”, ma alla risposta “Ma mo’ m’aggio preso ‘o cafè”, rispondendo “e allora scusate…”? Non vediamo ancora adeguate armi affilate per lottare la madre di tutte le battaglie per la sopravvivenza della Sicilia.
Ma, su una cosa giusta che hanno fatto, peraltro non del tutto sufficiente, perché dare addosso? Questa è giusta e basta, bisogna avere il coraggio politico di ammettere quando una forza, anche di un partito italiano, ogni tanto, per convenienza politica, o per qualunque altra ragione, va nella giusta direzione. L’alternativa sono le elemosine di Baccei e Renzi che fanno passare per “trasferimento dello Stato” la restituzione di una piccola parte del maltolto per tenerci in vita col bocchettone d’ossigeno manovrabile a piacimento da Roma.
Perché questo provvedimento va nella giusta direzione? Per tre motivi, due dei quali, in fondo, sono lo stesso: aumenta la liquidità. Le imprese, a credito con la P.A. spesso non pagano i debiti tributari per difetto di liquidità, non per mancanza di volontà. Per pagare dovrebbero indebitarsi con un sistema bancario nemico, che pretenderebbe un aggio (gli interessi passivi), che poi non si saprebbe neanche come pagare. La Regione, anch’essa in crisi di liquidità, non paga i propri debiti, ma vuole prima riscuotere i crediti dalle imprese. Il sistema va quindi in loop per la drammatica crisi di liquidità causata, in ultima analisi, da una moneta sbagliata, l’euro. La “compensazione”, ancorché molto parziale, è il modo di aggirare il ricatto usuraio che sta strangolando tutta l’economia attuale. In fondo tutte le cosiddette “monete complementari”, che riescono tanto proprio nell’Europa della moneta sbagliata, non sono altro che compensazioni multilaterali di debiti e crediti, bypassando l’intermediazione creditizia. La terza ragione è che le piccole commissioni pagate all’esattore, in questo caso Riscossione Sicilia, non spaventano le imprese e risanano la nostra esattoria pubblica, ridandole ossigeno e rinviando la fagocitazione della stessa da parte di Equitalia, da lungo tempo programmata per azzerare ciò che resta dell’attuazione dell’art. 37 dello Statuto. Ma, al di là, della ragione “aziendale”, in sé valida, che spinge Fiumefreddo in questa direzione, non c’è dubbio che questa sia la strada. E’ successo – per spiegarlo in maniera semplice semplice – “come se” una banca filantropica avesse prestato a interesse 0 alla Regione i soldi per pagare i debiti con i quali le imprese hanno potuto pagare le cartelle e quindi consentire alla Regione di restituire il denaro prestato. La banca virtuale dà 100 euro alla Regione, questa paga 100 euro di debiti, le imprese che ricevono questi 100 euro, ne pagano 105, 5 di tasca loro a Riscossione Sicilia, 100 a Riscossione Sicilia per estinguere il debito delle cartelle, Riscossione Sicilia restituisce questi 100 euro alla Regione, la quale le restituisce senza interessi alla banca virtuale e tutti sono a posto. Ora, i nemici del provvedimento, qualunque cavillo invochino, si ergono a paladini dell’usura, chiedendo che la Regione non possa, sia pure sotto banco, immettere liquidità nel sistema per sottrarsi al ricatto finanziario di Stato e sistema bancario. Siccome queste persone sono le stesse che hanno gridato allo scandalo per la licenza bancaria all’IRFIS, che pure dà respiro finanziario alla Regione, a questo punto cominciamo a pensare che non sia ignoranza, bensì malafede, e militanza aperta per il partito dell’usura.
Il limite del provvedimento è semmai la sua eccessiva timidezza. Solo chi è arrivato nella fase patologica della riscossione, con la cartella e l’esattore sotto casa, può compensare debiti e crediti con la P.A. Pensate a che iniezione di salute sarebbe estendere questo beneficio a tutti i crediti (anche verso le società pubbliche di diritto privato partecipate della Regione) e all’ordinario versamento delle imposte in autoliquidazione. Si risanerebbe di colpo tutta la finanza regionale e pararegionale, immediatamente sgravata di tutti i suoi debiti, senza versare un centesimo. Con l’aggio previsto per la compensazione, non solo Riscossione Sicilia, ma la stessa Regione vedrebbe migliorare i propri conti, e le imprese si ritroverebbero di colpo una liquidità a disposizione prima impensabile. La Regione può, con l’art. 41 del proprio Statuto, pagare di colpo tutti i propri debiti con un Certificato di Credito Fiscale, spendibile in dichiarazione dai soggetti passivi risiedenti in Sicilia. Questo Certificato sarebbe così appetibile che la gente se lo scambierebbe in tutto e per tutto come moneta, gabbando l’austerity imposta dalla Germania per strangolarci. Ma questo non è programma per i partiti italiani. Questo è programma che solo “Siciliani Liberi” può mettere in atto.