L’Italia “risparmia 600 milioni con l’energia rinnovabile siciliana grazie al nuovo cavo sottomarino tra Sicilia e Calabria”. Non lo dico io, eversivo sicilianista, ma La Repubblica. Energia rinnovabile che oggi, secondo l’articolo, viene “buttata” perché la nostra rete elettrica non sarebbe in grado di “gestirla”. Che vuol dire? Ve lo traduco.
Siccome l’ENEL ha le sue centrali, e non può certo spegnerle, perdendoci, lasciando che i Siciliani a costo zero ottengano l’elettricità dal solare o dal fotovoltaico, allora si spengono le energie rinnovabili e si fa pagare ai Siciliani, in surplus energetico, la vecchia energia termoelettrica, la più cara d’Italia, e di proprietà dello Stato, con un’altra imposta occulta che dalla Sicilia va verso l’Italia. Ora con il nuovo cavo pensate che in Sicilia diminuirà il costo della bolletta? Illusi! A noi venderanno sempre la più costosa energia dell’ENEL, quella rinnovabile, anziché buttarla però la rivenderemo al Continente. Qualche piccolo imprenditore siciliano ci guadagnerà qualcosa. L’Italia (continentale) avrà un risparmio energetico annuo di 600 milioni, il consumatore siciliano … picche! Lo vedete quanto è bella l’Italia? Ormai – come ha detto qualcuno – dopo 70 anni di autonomia fallita è inutile insistere, è un lasso di tempo abbastanza lungo. E’ ora di guardare avanti e di pensare all’indipendenza. Con l’indipendenza spegniamo le centrali termoelettriche, portiamo la bolletta a costo zero incrementando le rinnovabili, e se ce ne avanza la rivendiamo all’Italia a prezzi di mercato. Ma ora non si può. Non siamo uno stato, siamo una “rreggione”.
Massimo Costa