Finalmente, un giornalista di una testata nazionale italiana guarda i conti siciliani senza pregiudizi e con competenza. E scrive sul settimanale che “Palermo dà allo Stato più di quanto riceve”. Ha letto le carte, sentito Baccei, ma anche l’altra campana: il leader del nostro movimento, Massimo Costa che in materia economica la sa lunga…
La data di oggi la ricorderemo a lungo: è il giorno in cui l’Espresso è andato in edicola con un articolo che, nel panorama della stampa nazionale (e non solo) è una novità assoluta. Per la prima volta da tempo immemore, infatti, un giornalista si è preso la briga di guardare il Bilancio della Regione Siciliano dimostrando non solo competenza, ma anche una rarissima onestà intellettuale. Parliamo di Giuseppe Oddo, siciliano di origini, storica penna del Sole 24 ore, autore di libri importanti (l’ultimo è una inchiesta sull’Eni, Lo Stato parallelo) che, in questo numero del settimanale, ha dedicato due pagine ai conti siciliani. Già dal sommario dell’articolo, intitolato “Un bilancio di lacrime e sangue” si intuisce che Oddo non si è accontentato delle cronache superficiali (per non dire peggio) che circolano sulla materia: “Tagli ai servizi, ai dipendenti alle pensioni. Oggi si tenta di rimediare a decenni di spese senza freni”. Eppure Palermo dà allo Stato più di quanto riceve”. Leggere una frase del genere su un giornale è già una notizia.
L’articolo parte, come è logico che sia, parlando della grave crisi finanziaria che attanaglia la nostra Regione e di come il Presidente Crocetta sia di fatto “commissariato” dall’assessore all’Economia, Alessandro Baccei “il toscano gradito a Palazzo Chigi”. Che viene intervistato sul caso e che, ovviamente, si prende i meriti di una inversione di tendenza del deficit che nel bilancio consuntivo del 2015 sarebbe inferiore a quello degli anni precedenti. “I risparmi in parte attesi e in parte da conseguire- scrive Oddo con arguzia- riguardano diversi ambiti dell’amministrazione”. Quindi si parla dei tagli al personale che da qui al 2020 “sarà sfoltito con il prepensionamento di 4500 unità”, del sistema di calcolo pensionistico adeguato a quello statale, e così via. Un passaggio anche sull’antico vizio della Regione di inserire in bilancio crediti virtuali (è il caso della storia sulla vendita del patrimonio immobiliare), l’indebitamento, la crisi di liquidità. Una fotografia riflessa nei piani di risparmi del governo caratterizzata da un linguaggio chiaro e pulito tipico di chi maneggia da anni la materia.
Quindi si arriva alle parole di Baccei. Ma non solo. Come detto, Oddo non si limita ad ascoltare la voce del Governo Renzi, ma dà anche la parola al leader del nostro movimento, Massimo Costa che, come tutti sanno (anche se molti fingono di non saperlo) è un docente di Economia ed è un grande esperto di conti siciliani.
Dunque, il giornalista segnala che nonostante “i passi avanti”, la Corte dei Conti Siciliana annovera il pesante contributo che la Sicilia dà allo Stato per il risanamento della finanza pubblica, tra le cause della crisi di liquidità: “Questo contributo- scrive Oddo- nel 2015 ha sfiorato 1.3 miliardi di euro ed è stato il secondo dopo quello della Lombardia che però ha un pil notevolmente più grande”. Su quanti giornali siciliani avete letto questo ‘particolare’?
Ancora: “Sul fronte fiscale la Sicilia sconta problemi non risolti che ne deprimono le entrate- si legge nell’articolo de L’Espresso. Quindi il riferimento all’Iva che spetterebbe nella sua interezza alla Sicilia ma alla quale viene riconosciuta solo quella riscossa dalle imprese che hanno sede nell’Isola. Quelle che hanno sede legale fuori, ma qui vendono i loro prodotti (e che, aggiungiamo noi, sono la maggior parte) versano l’imposta altrove.
“La Regione ci rimette circa 3 miliardi su 5” scrive Oddo. Quindi passa all’Irpef che spetterebbe alla Sicilia ma trattenuta dallo Stato. Ed ecco il colpo di scena: “Queste due violazioni statutarie, ovvero i minori incassi di Iva e Irpef valgono per la Sicilia circa 7 miliardi di imposte in meno”. Chi lo dice? Lo dice Baccei. Dandoci quindi pienamente ragione, aggiungiamo noi, anche se è la prima volta che lo fa e anche se, in quanto inviato da Roma non farà nulla per rimediare.
Oddo quindi passa la parola al Prof Costa: “L’Autonomia siciliana applicata in maniera distorta è un handicap più che un vantaggio, perché la Regione Siciliana può contare su un livello di entrate inferiore a quello cui avrebbe diritto ed è massacrata dal contributo alla finanza pubblica sproporzionato rispetto alle sue condizioni economiche”.
“Con una mano- riprende Oddo- lo Stato concorre alla spesa sanitaria con 2,4 miliardi di euro l’anno, e con l’altra se ne riprende il triplo”.
L’articolo- che contiene numerosi dettagli e anche riflessioni sul referendum costituzionale ed effetti sulla Sicilia va letto e vi consigliamo vivamente di procuravi un copia de l’Espresso. Saranno soldi spesi bene.
Noi non possiamo che ringraziare Oddo per la sua grande professionalità e per la sua rarissima onestà intellettuale, ma anche l’Espresso per avere dato spazio ad un barlume di verità sulla nostra Sicilia. Questo è giornalismo, con il numero in edicola avete dimostrato che questo mestiere non è ancora finito e che meritate ancora la stima dei Siciliani interessati alla verità. E sono tanti. Nessuno difende una classe politica indegna, né tantomeno noi, nessuno vuole negare i misfatti, ma la verità, in quanto tale, non può essere sottaciuta neanche quando si parla dei furti romani.
Grazie a nome della Sicilia pensante e ancora libera. Grazie da noi Siciliani Liberi.
Permetteteci una chiosa ironica: potreste assicurarvi che l’articolo venga letto da tanti vostri colleghi (magari così saranno invogliati a leggere le carte e a sentire più campane) e, in particolare, da un tal Giletti che parla sempre a sproposito della Sicilia? Purtroppo si ritrova a condurre una trasmissione vista da milioni di italiani, altrimenti resteremmo indifferenti ai suoi fiumi di retorica mendace che rendono il servizio pubblico megafono di pregiudizi e ignoranza.