Dalle piazze siciliane del 15 maggio emerge un venticello nuovo, un venticello di indipendenza, di grande consapevolezza dei tradimenti dello Stato e dell’identità siciliana. Siamo alla vigilia di un terremoto politico?
Come annunciato, nel corso della nostra manifestazione del 15 maggio, praticamente L’UNICA ad aver ricordato che 70 anni fa la Sicilia conquistò la propria Autonomia, prima ricorrenza in 70 anni in cui la Regione non ha fatto praticamente NULLA per ricordare questo anniversario, abbiamo distribuito questionari alla cittadinanza per sapere la loro opinione sulla Questione Siciliana. Non possiamo, per legge, pubblicare i risultati di questo sondaggio, perché non ricorrono i forti canoni metodologici richiesti per ogni tipo di sondaggio politico-elettorale. Possiamo solo dire “grosso modo”, cioè qualitativamente, cosa emerge dal sondaggio in questione, raccolto direttamente nelle piazze.
Alla domanda se, secondo gli intervistati, lo Statuto fosse stato realmente applicato o no, la quasi totalità degli intervistati è consapevole del fatto che lo Statuto non è attuato. Ci viene in mente una recente intervista radiofonica all’Assessore all’Economia, Alessandro Baccei, che sosteneva il contrario, cioè che lo Statuto fosse applicato: è l’unico, o quasi, a pensarlo.In Italia, abbiamo visto le posizioni dello Stato e della Corte Costituzionale (non sempre, a dire il vero), la pensano come Baccei.
In Sicilia no, i Siciliani più o meno “sanno” di essere truffati. Quindi lo scontro tra Sicilia e Italia è latente e prima o poi verrà a galla. Alla domanda su cosa si sentissero di più “Siciliani” o “Italiani” o “Altro”, come in altri sondaggi pregressi, la stragrande maggioranza degli intervistati sente come prima di tutte l’identità siciliana. Non crediamo che oltre alla Sardegna e qualche regione alloglotta alpina ci siano altri casi in Italia simili di alienazione dall’identità statale relegata, nella migliore delle ipotesi, alla serie B.
Il terzo quesito riguardava l’indipendenza della Sicilia. Non è il primo che conduciamo, e i risultati sono gravi, precisi e concordanti: l’ascesa degli indipendentisti rispetto agli unitari è costante. Difficile dire con esattezza chi vincerebbe oggi, ma la partita è senz’altro aperta e, a 200 anni dalla perdita dello Stato proprio, questa sensibilità ha qualcosa di eccezionale. I Siciliani vogliono l’indipendenza. Nei palazzi del potere lo sanno, e certamente staranno prendendo contromisure per bloccare l’ascesa di un soggetto politico che canalizzi questo sentimento.
Il quarto quesito, sulla conoscenza di Siciliani Liberi, ovviamente ha segnalato solo una minoranza, per quanto robusta, che ci conosceva già. Questo dimostra intanto l’utilità della presenza nel territorio. Internet non arriva dappertutto. E soprattutto dimostra quanto sia efficace la censura di regime contro un movimento che ormai arriva dappertutto in Sicilia. La sfida dei prossimi mesi è quindi, innanzi tutto, far conoscere ai tanti siciliani che sognano la libertà, che lo strumento c’è e si chiama “Siciliani Liberi”.
L’ultimo quesito era un vero sondaggio elettorale. Sondaggio distorto dal fatto che rappresentava soltanto il “voto d’opinione” e non quello “strutturato”, cioè “clientelare”, il cui impatto è sempre difficile da prevedere. Per il nostro Movimento, anche facendo una tara per la distorsione del campione, i risultati sono eccezionali. Se si presentasse alle elezioni regionali supererebbe di gran lunga ogni sbarramento elettorale. E questo dato dovrebbe farci riflettere, forse a questo punto un sondaggio vero, in cui anche noi siamo censiti, sarebbe del tutto opportuno. Il vincitore indiscusso di questo sondaggio è un altro, non c’è bisogno di farne il nome, i lettori hanno capito che si tratta del Movimento al quale abbiamo rivolto pochi giorni or sono una lettera aperta e dal quale attendiamo fiduciosi una risposta. Se questi sondaggi sono veri, le responsabilità che gravano su di loro fanno diventare sempre più urgente quella risposta.
Per il resto è la débacle dei partiti italiani tradizionali, specie di quelli di centro-destra che sono l’ombra di quelli che furono anni fa. E’ presente una fascia di consenso “a sinistra” del PD che non si deve sottovalutare, e il PD, anch’esso in nettissima minoranza, presenta capacità di sopravvivenza migliori di Forza Italia. Singolare la presenza, in un sondaggio d’opinione, della lista “Sicilia Futura”, di estrazione notabiliare e clientelare. Si vede che si stanno organizzando benino sul territorio, anche se i risultati non danno nulla d’eccezionale.
Senza acredine, gli pseudo-autonomisti di sinistra o di destra (“Diventerà bellissima”, dando per “autonomo” il fatto di non appartenere a partiti italiani, e “Megafono”), sembrerebbero essere nella polvere. Insomma siamo alla vigilia di un terremoto politico? Non sappiamo. Sappiamo però che, muti muti, non festeggiano lo Statuto, ma hanno riacceso i motori per distruggerlo, riattivando quella Commissione Statuto incaricata di castrarlo. Senza aspettare neanche il risultato del referendum costituzionale (con quale Costituzione stanno coordinando il nuovo Statuto?), senza alcun dibattito pubblico.
Una curiosità: il Presidente Ardizzone, avvistato a Messina al nostro gazebo, e fermato dai nostri attivisti per consegnargli volantini sulla ricorrenza, per fargli qualche domanda, è fuggito via letteralmente, quasi “vergognandosi” dello Statuto. Che bella classe dirigente; ma quanto ci credono nel loro ruolo! Hanno pensato, prima di scomparire, di togliercelo per sempre, questo Statuto di semi-indipendenza. Ma noi, il Popolo Siciliano, che già guardiamo oltre, glielo impediremo. Il loro tempo è scaduto.