Il 9 Maggio del 1943 Palermo sperimenta sulla sua pelle il primo bombardamento a tappeto avvenuto in Italia. Ricordiamo quel giorno tragico, interrogandoci anche sul presente: siamo alleati USA o ci vogliono distruggere? Il trattato di liberalizzazione commerciale tanto caro agli americani sembra un vero e proprio attacco letale alla nostra economia e alla nostra salute
Oggi, 9 Maggio, Palermo ricorda uno degli episodi più drammatici della sua storia: la capitale siciliana sperimenta sulla sua pelle il primo bombardamento a tappeto avvenuto in Italia. Nessuno dei suoi quartieri viene risparmiato dalle bombe del 9 Maggio del 1943. Scene apocalittiche con edifici in macerie avvolti da fiamme indomabili per effetto di ordigni incendiari come le bombe al fosforo. Ma, nel 1943 Palermo è già così martoriata dalle bombe di quegli anni, che il regime decide di assegnarle il simbolico riconoscimento di “Città Mutilata”.
Quel giorno del 9 maggio 1943, in coincidenza con la ricorrenza della “Giornata dell’Impero”, è fissata in Piazza Bologni la cerimonia per la consegna della medaglia d’oro al Podestà. Ma fin dal mattino, Radio Londra, comunica che la città sarà presto oggetto di una grande incursione aerea degli alleati e invita la popolazione a disertare la cerimonia ed evacuare la città. L’attacco anglo-americano arriva da est alle 11,00 del mattino quando una formazione di caccia bimotori bombarda l’aeroporto Boccadifalco. Dopo poche ore arrivano 211 bombardieri armati con bombe da 227 chili, provenienti dalle basi in Algeria, scortati da circa 150 caccia. Seguono altri 90 bombardieri armati con bombe da 136 Kg, scortati da 60 caccia bimotore. Il diluvio di bombe continua fino a tarda sera. Palermo sperimenta il primo bombardamento a tappeto avvenuto in Italia. La città ed ogni obiettivo militare sono colpiti da circa 1.110 bombe da 227 Kg e altre 460 circa da 136 Kg. E’ un inferno di macerie e fiamme provocate – come detto- da bombe al fosforo.
Alcuni complessi monumentali subirono gravi danni: la Basilica della Real Magione (piazza Magione); Palazzo Bonagia (in via Alloro), la Chiesa di S. Antonio Abate (in via Roma), la Chiesa di S. Nicolò da Tolentino (in via Maqueda), Casa Professa, l’Università (in via Maqueda), la Chiesa di S. Giuseppe dei Teatini (ai Quattro Canti), la Basilica di S. Francesco d’Assisi; la Chiesa della Catena. Inoltre fu colpita per la terza volta, dopo i danneggiamenti subiti nelle incursioni del 5 e del 17 aprile, la Biblioteca Nazionale. Il bilancio ufficiale delle vittime del 9 maggio accerta “solo” 373 nomi: un numero relativamente basso, perché gran parte della popolazione è “sfollata” fra paesi e campagne.
Le bombe di Palermo fanno da preludio allo sbarco degli alleati e alla ‘famosa’ operazione Husky che da lì a poco avrebbe portato alla resa dell’Italia intera. Per la Sicilia, come sappiamo, fu un periodo ‘particolarissimo’: l’isola insegue il sogno indipendentista che, in un primo tempo, sembrò supportato dagli alleati. Il sogno svanì presto e le battaglie indipendentiste furono sacrificate sull’altare di accordi internazionali che non vollero concedere libertà alla Sicilia- centro nevralgico del Mediterraneo- per evitare che questa sfuggisse al controllo degli USA e finisse sotto altra influenza, o che, come terre più fortunate e come si auguravano i padri del separatismo siciliano, si mantenesse equidistante dalle grandi potenze.
Fin qui la memoria. Oggi, però, vogliamo anche porci qualche domanda. Quanti sono i danni provocati alla Sicilia dalla scelta altrui di mantenerla sotto la sferra di influenza USA? Innumerevoli perché noi non abbiamo mai avuto voce in capitolo. Non si decide nulla con i Siciliani, ai Siciliani si impone. La Sicilia- nonostante la sua profonda vocazione pacifista- viene trasformata in una piattaforma militare nel Mediterraneo. E, ancora oggi, con la complicità di alcuni apparati dello Stato- leggasi CGA- ci è stato imposto pure il MUOS, altro strumento bellico targato USA (su cui però rimane aperto il procedimento della Procura della Republica di Caltagirone che lo ha ritenuto illegittimo e posto sotto sequestro, giudizio confermato dalla Cassazione).
Già questo potrebbe portarci a trarre un bilancio del tutto negativo del potere USA nell’Isola. Alcune scelte sarebbero inevitabili? Non lo sappiamo perché non siamo mai stati invitati a dire la nostra, a proporre alternative, a trattare. Non ci viene riconosciuta alcuna dignità.
Alcune scelte salvaguardano anche i nostri interessi? Mancano le prove e tutto sembra indicare il contrario, ovvero che gli USA fanno solo i loro interessi. Il Governo italiano è loro complice? Sappiamo bene che quando si tratta di scegliere tra i diritti dei Siciliani e quelli degli americani, Roma sceglie i secondi. Il che rende più impellente la necessità di una nostra indipendenza.
Ma anche in questa prospettiva dobbiamo chiederci cosa siamo per gli USA. Forte è la sensazione che stiano per sferrare contro di noi l’attacco finale. Con le bombe? Con armi ancora più pericolose che sono quelle economiche. Prendiamo ad esempio il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che ha l’intento dichiarato di modificare regolamentazioni e standard per rendere il commercio tra le due sponde dell’Oceano più “fluido”. Ma che significa più fluido? Significa abbattere tutti gli ostacoli per i prodotti USA. Un esempio? Nel 1988 l’UE ha vietato l’importazione di carni bovine trattate con certi ormoni della crescita cancerogeni. Con l’approvazione del Ttip questo divieto cadrebbe.
In Europa – questo ancora ce lo concedono- vige il principio di precauzione (l’immissione sul mercato di un prodotto avviene dopo una valutazione dei rischi) mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario: la valutazione viene fatta in un secondo momento. Oltre alla questione degli OGM, quindi, si parla anche di uso di pesticidi, di etichettatura del cibo, di tutte quelle norme che garantiscono la qualità dei prodotti europei e che gli americani vogliono fare sparire.
“Qualora il Ttip venga ratificato, i pregiati alimenti a denominazione d’origine protetta dell’area europea rischiano di essere confusi con prodotti analoghi, prodotti anche negli Usa e non nei luoghi d’origine, realizzati con norme igieniche più blande di quelle vigenti oggi in Ue in materia di cibo. La lista proposta dal Ttip di prodotti Dop e Doc europei da tutelare supera di poco il numero di 200 marchi, mentre in Ue se ne preservano oltre 1500. Il numero è insufficiente- dice il Rapporto della Campagna europea StopTtip – la Denominazione d’origine protetta perderà la propria specificità. Gli Stati Uniti producono già, nei loro confini, alimenti assai vagamente simili a quelli europei, ma con l’approvazione del Ttip essi potranno circolare liberamente anche in Ue e confondersi con gli originali. A scapito non soltanto della questione etica del cibo protetto, ma soprattutto del rispetto e della tutela della salute dei consumatori”.
“Se passa questo Trattato, le aziende Usa che ci hanno imitato fino a oggi, potranno continuare a farlo e il diritto alla reciprocità, garantito dal Ttip, permetterà loro di far circolare, con piccole correzioni, quei prodotti contraffatti in Italia, insieme a tonnellate di formaggi, carni, salumi, cereali e latte in polvere di bassa qualità. I medi e i piccoli produttori”.
La liberalizzazione selvaggio riguarderebbe anche servizi e appalti. In Europa verrebbe introdotto il modello USA, con un potere illimitato alle multinazionali per i quali sarebbe previsto un regime giuridico speciale per sfuggire a quello dei singoli Paesi. Per questo anche i sindacati, dopo le associazioni dei consumatori dei produttori e degli ambientalisti, protestano: “Una minaccia per la democrazia, la salute, l’ambiente, i lavoratori, la qualità dei prodotti e il made in Italy”.
I negoziati sul Ttip, altra ‘perla’ sono condotti nella massima segretezza accessibili solo ai gruppi di tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissione europea che già danni ne fa anche da sola. Insomma, come sempre, quello che è interesse comune, viene deciso da pochi e senza alcuna trasparenza.
Torniamo dunque alla questione: siamo alleati degli USA o sottomessi agli USA? Gli USA fanno anche i nostri interessi? Il Ttip a noi sembra un attacco mortale all’economia europea a quella italiana e ancora di più a quella siciliana che di agricoltura di qualità si dovrebbe nutrire. Se i cittadini non li fermeranno, la bomba Ttip farà più vittime di quelle del 1943.
Noi di Siciliani Liberi ci impegniamo ad informare tutti i cittadini di questa regione del pericolo che corrono, convinti come siamo che niente e nessuno potrà fermare un popolo consapevole.