70 anni di attesa per vedere attuare un trattato di pace tra due Nazioni in armi sono davvero troppi. Perché questo è stato in realtà lo Statuto siciliano: un patto confederale di compromesso tra Sicilia e Italia, conquistato al termine di una guerra civile. L’Autonomia oggi sta morendo; tradita dai partiti e dello Stato italiano che, poco a poco, l’hanno svuotata di ogni contenuto e senso, l’hanno ridotta ad una devoluzione di sole spese ai Siciliani, a una condizione di minorità politica e di continuo ricatto.
Avvilita da un’Italia a sua volta serva di un’Unione (bancaria) Europea fondata sul capitalismo speculativo e non sui diritti dei popoli. No, questo 15 maggio non c’è proprio nulla da festeggiare. In una Sicilia in agonia, oltraggiata ogni giorno, devastata e saccheggiata, non vogliamo vedere politici in giro a cercare facili applausi. Il 15 maggio, data del riscatto del Popolo Siciliano, doveva essere celebrato nelle Scuole e nelle Piazze, preceduto e seguito da una settimana di approfondimenti, incontri, iniziative culturali. Il 15 maggio doveva essere la Festa dell’Autonomia, anzi la Festa della Sicilia, un modo di promuovere il senso di appartenenza a un Popolo e a un’identità di comunità, quel cemento sociale che infine fa i buoni cittadini.
La classe politica coloniale che, da subito, ha preso il potere in Sicilia non ha voluto così; hanno celebrato la “loro” autonomia, nel chiuso di teatri o di polverosi consessi accademici, hanno tenuto il Popolo fuori dalla porta, tenuto nell’inconsapevolezza di avere diritti, perché di quei diritti, loro, i servi di Roma, hanno sempre avuto paura. E nel tempo questo servilismo si è aggravato sempre più, fino a consentire oggi il vero collasso delle istituzioni e dell’economia dell’intera Sicilia.
Ci pensiamo allora noi, gli indipendentisti, a organizzare la giornata del 15 maggio, che quest’anno cade fortunatamente di domenica. Giorno 15 saremmo nelle piazze delle principali città siciliane, almeno a Palermo, Catania, Messina, Siracusa, Marsala, Ragusa, Caltanissetta, oltre che a Roma, a unirci simbolicamente con i tanti Siciliani della diaspora, per una “giornata di informazione e sensibilizzazione”. Chiederemo, con un questionario, alla cittadinanza, cosa sanno dell’Autonomia siciliana, della Questione siciliana e di quali debbano essere le soluzioni migliori. Divulgheremo materiale informativo, affinché i Siciliani sappiano quello che la casta ha sempre voluto nascondere loro: quali sono le potenzialità che lo Statuto confederale, ancora teoricamente vigente, garantisce alla Sicilia, e quanto viene rubato ogni giorno dallo Stato italiano ai figli di questa Terra. Ma soprattutto spiegheremo, con il nostro materiale informativo, perché l’ora delle recriminazioni e degli appelli pietosi all’attuazione dello Statuto per noi è terminata. Il “Patto” era un contratto, e quando in un contratto uno dei due contraenti è inadempiente, si ha la risoluzione dello stesso.
E la risoluzione significa l’indipendenza, la dichiarazione di nullità del Plebiscito del 21 ottobre 1860, e il conseguente riacquisto di dignità di Stato sovrano per la Sicilia. Naturalmente per ottenere questo traguardo ci vuole da parte dei Siciliani consapevolezza e volontà. Ci vuole un’ampia attività culturale e di sensibilizzazione che coinvolga l’intera nazione siciliana. Perché se a questa volontà arriverà una minoranza, ma comunque sensibile, lo Stato allenterà da subito la sua morsa assassina, se ci arriverà una maggioranza relativa, l’Autonomia tradita, sia pure tardivamente, potrà diventare finalmente realtà; ma se ci arriverà la maggioranza dei Siciliani – ed è per questo che noi stiamo lavorando – il diritto diventerà realtà e allora, solo allora, potremo davvero festeggiare, festeggiare la ritrovata Libertà dei Siciliani.
Ci vediamo il 15 nelle principali piazze siciliane con tutti i Siciliani che non vogliono più essere servi e che vorranno seguire il nostro sogno di Benessere e Libertà.