Se la Sicilia fosse indipendente, o se solo riuscisse autorevolmente a non fare violare i propri diritti, oggi questi lavoratori sarebbero tranquilli. I partiti italiani tacciono, vergogna delle vergogne, di fronte all’ennesima violenza coloniale. Che succederebbe però se tutti i lavoratori delle province diventassero indipendentisti dalle prossime elezioni?
Adesso dobbiamo sentire pure la menzogna che i lavoratori delle ex province siciliane stanno restando senza stipendio perché non è stata approvata la legge Del Rio. La Sicilia, sulla carta almeno, ha competenza esclusiva in materia di legislazione sugli enti locali, e non ha alcun obbligo di attenersi in materia alle norme dello Stato italiano. In ogni caso il caos finanziario causato dal governicchio Crocetta è il risultato della politica avvelenata dell’austerity.
Il legislatore statutario prevedeva la soppressione delle province non per risparmiare o per togliere ai cittadini il diritto di voto, ma perché pensava ad un ente locale intermedio più vicino ai cittadini, un po’ come i piccoli Cantoni svizzeri. Ma oggi vogliamo parlare della drammatica crisi finanziaria che rischia di trasformarsi nell’ennesima macelleria sociale. Di chi la colpa del collasso finanziario delle province? Lo Stato italiano, ormai nella più totale slealtà e illegalità costituzionale, cancella sulla carta le province ma ne lascia intatte le funzioni. Nel fare questo trattiene per sé i tributi provinciali, togliendo all’ente la linfa vitale.
Non contento di questo, uno Stato nemico e ladro, toglie alle province siciliane a titolo di “contributo per il risanamento del debito pubblico statale”, cioè per un fiscal compact che lo Stato stesso non può applicare, non applicherà mai, un contributo spaventoso e crescente nel tempo: 65,8 milioni nel 2015, 131 milioni nel 2016, 197 milioni nel 2017! Con questi saccheggi non sopravviverebbe l’amministrazione più solida e virtuosa al mondo. Questi prelievi non sono previsti dallo Statuto e sono letteralmente illegittimi: una rapina a mano armata, fatta dallo Stato italiano alla Sicilia, a una Sicilia succube e silenziosa, che rischia di lasciare senza stipendio migliaia di famiglie.
Se la Sicilia fosse indipendente, o se solo riuscisse autorevolmente a non fare violare i propri diritti, oggi questi lavoratori sarebbero tranquilli. I partiti italiani tacciono, vergogna delle vergogne, di fronte all’ennesima violenza coloniale. Che succederebbe però se tutti i lavoratori delle province diventassero indipendentisti dalle prossime elezioni? Succederebbe che i loro stipendi arriverebbero subito, ve lo diciamo noi.
Da qui l’appello di “Siciliani Liberi”: unitevi a noi, ai sempre più lavoratori e imprenditori siciliani che si stanno svegliando e che hanno capito che l’Italia nemica e i suoi collaborazionisti locali sono i nostri veri nemici. La stessa Italia, detto per inciso, che regala l’industria del nostro olio alla Tunisia e i fondi europei per la nostra pesca, la prima d’Italia, all’acquacoltura delle “povere” regioni settentrionali senza mare. Di questa Italia non se ne può più. Unitevi a noi, a partire da giorno 30, per la Marcia del Vespro, alle 15 a piazza Verdi, contro il governo-fantoccio coloniale di Crocetta, e facciamo vedere che i Siciliani, quando sono uniti, fanno paura!