Droni armati da Sigonella: smilitarizziamo la Sicilia

Ci risiamo! Come nella sciagurata guerra-lampo che ha rovesciato Gheddafi (uno scellerato dittatore, beninteso, ma non ci convince mai l’esportazione “pelosa” della democrazia, anche perché dovremmo farlo dappertutto, a cominciare dai nostri “amici”), la Sicilia diventa base logistica per le guerre imperiali della decadente NATO, questa volta con il pretesto della lotta all’ISIS.

di Massimo Costa
 
Ricordiamo che quella guerra ha determinato la più grande catastrofe umanitaria alle porte della nostra Sicilia e che da allora quella catastrofe non è più finita.
Ricordiamo che quella guerra non ha portato né la pace, né la democrazia in Libia, che anzi da allora resta dilaniata da un’endemica anarchia.
Adesso, senza neanche consultarci (ci mancherebbe), ma forse anche senza consultare nemmeno lo Stato italiano, che in teoria esercita la sovranità sulla povera Sicilia, Sigonella diventa la base da cui partono i droni americani e francesi, non per voli di ricognizione, ma per vere e proprie azioni militari. 
Entriamo così in guerra, anzi in prima linea, senza che nessuno si sogni di cheiederci cosa ne pensiamo.
Beninteso, se il sedicente stato islamico attaccasse direttamente il nostro territorio, non avendo uno Stato di Sicilia, spetterebbe all’Italia la difesa dei nostri confini. Questo lo comprendiamo bene. Ma, allo stato, non ci risulta che una flotta islamista abbia preso la via del mare, a meno di non considerare tale qualche barcone di disperati che NOI (cioè NOI occidentali, non Noi Siciliani, e quindi forse più propriamente LORO) abbiamo quasi cacciato dalle loro terre, con la nostra speculazione dissennata, con il bombardamento economico del FMI e quello fisico qua e là dove decidiamo di portare la nostra presunta libertà.
No, non siamo stati attaccati. Siamo noi ad attaccare. Senza considerare le conseguenze di questo attacco. La Sicilia, che questo attacco subisce, diventa essa stessa bersaglio potenziale di operazioni di guerra.
Non diciamo che dobbiamo ignorare l’ISIS. Esiste una fragilissima legalità rappresentata dai Governi di Tripoli e Tobruk che può e deve essere aiutata. Non ci sta simpatica? Pazienza, questa c’è. Aiutiamoli, diamo loro intelligence e armi, se necessario. Aiutiamoli in questa guerra di liberazione della loro terra. I Libici devono liberare la Libia, non i francesi o gli americani o gli italiani. E se proprio vogliamo bombardare qualcuno ricordiamoci che i rifornimenti di truppe ed armi all’ISIS vengono (ormai la cosa è quasi certa) da un nostro “alleato”: la Turchia! Non dimentichiamo che tempo fa il Governo di Tobruk ha affondato una nave turca carica di armi e rifornimenti (e forse anche di guerriglieri) diretta proprio a dare sostegno ai pazzi di Sirte. Ma a che gioco giochiamo? Facciamo finta di non vedere che stiamo sostenendo indirettamente l’ISIS e mandiamo mezzi e uomini a combatterlo?
Lo stesso doppio gioco della Siria, con la differenza che qui il nemico è alle porte, e qui non ci sono i Russi, che almeno stanno da una sola parte.
No, la Sicilia non può essere messa in mezzo in questo modo. Se noi indipendentisti fossimo almeno al potere della Regione approveremmo immediatamente una legge-voto per rendere operativa la smilitarizzazione della Sicilia prevista dal Trattato di Pace di Parigi. A noi interessa un Mediterraneo di pace, e forze armate puramente difensive.
Chi vuole usare la Sicilia come base per guerre d’attacco se ne deve andare! Anche se ha una bandiera a stelle e strisce. Sono qua dal 1943 e per noi non hanno mai fatto nulla. Non vogliamo essere né il loro né il possedimento di chiunque altro. Tutti via! La Sicilia sia libera, pacifica e smilitarizzata. E se l’Italia non è in grado di difendere la nostra neutralità, che se ne vadano pure loro.

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