Quest’anno Siciliani Liberi non vuole ricordare tragedie lontane nel tempo. Oggi vogliamo ricordare le centinaia di Siciliani morti di tumore per gli insediamenti industriali devastanti del Siracusano di Gela e di Milazzo, per limitarsi ai casi più gravi…
Quest’anno Siciliani Liberi non vuole ricordare tragedie lontane nel tempo, neanche tragedie e stermini che ci riguardano da vicino, come quelli perpetrati all’indomani dell’Unità d’Italia e di cui si parla giustamente da più parti anche oggi.
Oggi vogliamo ricordare i martiri di uno sterminio più prossimo e più silenzioso; uno sterminio ingiustamente relegato tra i “fatti economici”, come se il male non avesse volto e non avesse lacrime.
Si può uccidere un popolo in molti modi: per odio deliberato, attraverso continue repressioni, attraverso uno strangolamento economico che lo uccide a poco a poco.
Lo si può uccidere anche con un modello di sviluppo economico sbagliato, pensato per chi, da fuori, domina e orienta a proprio vantaggio ogni profitto, lasciando il dolore nella terra sfruttata e colonizzata.
Oggi vogliamo ricordare le centinaia di Siciliani morti di tumore per gli insediamenti industriali devastanti del Siracusano e di Gela, di Milazzo, per limitarsi ai casi più gravi. Le raffinerie non hanno donato quel progresso che promettevano, ma solo sopravvivenza, e in cambio hanno portato morte e disperazione. I profitti e i tributi sono volati via. Qui è rimasto solo qualche stipendio, la devastazione di un paradiso in terra, e i tassi di tumore, malformazione e morte più alti della Sicilia e forse dell’Italia intera.
Vogliamo perciò ricordare anche i bambini morti per le malformazioni congenite dovute a quegli insediamenti sbagliati, la loro vita mai vissuta, l’angoscia dei loro genitori.
Ora il mostro se ne va, forse, lasciando impreparata la quinta città dell’Isola, senza che nessuno, a Palermo, come a Roma, si ponga il problema di una rapida e valida riconversione pulita e/o di un paracadute sociale: assistiamo inermi a una Termini Imerese moltiplicato dieci, e nemmeno una parola dai “TG nazionali” pronti ad ogni passo a sputare veleno sulla Sicilia. Veleno mediatico questa volta, non fisico come quello che ha distrutto tante nostre vite.
Ci vorrà una riconversione, potrebbe anche essere un’occasione. Noi di Siciliani Liberi non veniamo ora con soluzioni bell’e fatte, facili. E’ un dramma nel dramma. Vorremmo prima ascoltare, ascoltare quello che ha da dire chi in quelle imprese ha lavorato per anni, chi in quelle zone ha vissuto una vita. Ma oggi è il giorno del ricordo.
Nessuno ci restituirà la vita e la felicità di chi, per quel modello coloniale di sviluppo, ha sofferto ed è morto. Ma, per quello che possiamo, con tutte le forze che avremo e che i Siciliani ci daranno, oggi possiamo e vogliamo dire “MAI PIU'”, mai più sviluppo in cambio di morte.